Capitolo 7

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James Potter boccheggiò per un tempo che gli parve infinito, prima di decidere di fare qualcosa. Lily Evans non si era mossa di una virgola: stava sempre lì, i capelli fiammanti che le ricadevano sul viso pallido, gli occhi verdi coperti dalle palpebre assonnate. Di certo, era la prima volta che James la vedeva così innocua.
Ebbe giusto il tempo di pensarlo, prima che Lily Evans, nel sonno, imprecasse sonoramente. Probabilmente intuiva la presenza del suo acerrimo nemico, decise James, con un sorriso malandrino.
Si sedette accanto a lei silenziosamente, cercando di non svegliarla e approfittò del momento per sbirciare i libri che aveva preso in prestito. Pareva che Lily si fosse addormentata leggendo "Organizzazioni Segrete di Maghi nel settecento", un tomo polveroso ed estremamente pesante, fitto di inchiostro.
Le rivolse un altro sguardo, esitante, sempre sul ciglio della sedia: cercava di alzarsi e fare qualcosa, ma la visione di Lily - quei capelli di fuoco, le labbra sottili e pallide e il volto coperto da lentiggini- lo ancorava sul posto.
E pensò che, proprio lì, proprio in quel momento, sarebbe stato semplicissimo rubarle un bacio. Probabilmente, Lily Evans ci avrebbe messo qualche secondo per riscuotersi da quel sonnolento torpore, così come lui avrebbe avuto qualche secondo prima di ricevere uno schiaffo in pieno viso.
E chissà, forse la sarebbe persino piaciuto.
Ma James non lo fece.
Non le rubò quel bacio, che tanto agognava, ma si accontentò di scostarle una ciocca di capelli dal viso pallido.
Dio, si sarebbe preso a sberle da solo. Ma a quello ci pensava già la Evans.
James Charlus Potter, sei veramente una checca.
Sperò che Lily dormisse come un sasso, perché probabilmente non l'avrebbe mai perdonato per ciò che stava per fare.
E poi, incurante del lieve gemito di protesta da parte di lei, se la caricò in spalla, cercando almeno di godersi la sensazione di averla a pochi centimetri dal viso.
Pochi centimetri alla porta del paradiso, senza la chiave per poterci entrare.

Tum, tum, tum.
Lily avvicinò l'orecchio alla fonte di quel rumore ritmico, accartocciandosi come un riccio. La superficie su cui era poggiata era calda e accogliente, perfetta per dormire.
Sembrava che il suo letto fosse divenuto più comodo, tutto d'un tratto.
Si crogiolò nell'illusione di sentirsi protetta, stringendosi ancora di più al suo cuscino, i capelli smossi da soffi d'aria calda.
Aprì gli occhi lentamente, stropicciando le palpebre con le dita sottili, come se avesse paura di tornare al mondo reale.
E poi urlò a pieni polmoni.
"Evans, calmati!"
"Come osi, tu, Potter, anche solo avvicinarti a me?"
"Stavi dormendo! Volevo solo portarti in dormitorio, okay?"
"E ciò includeva farmi dormire abbarbicata a te come una piovra?"
"Be', non sembrava che ti dispiacesse ..."
Lily Evans digrignò i denti fino a farsi male.
"Certo che non mi dispiaceva, razza di idiota, stavo dormendo! Sai, quando la gente dorme, non si rende conto di ciò che succede!"
Si guardò intorno. La sala comune Grifondoro, nel suo bagliore dorato, le pareva quasi opprimente.
"Andiamo, Evans, dovresti ringraziarmi! Se non fosse per il mio spiccato altruismo, avresti passato la notte in biblioteca! Solo per questo dovresti concedermi un'uscita!"
"Mai, Potter, mai! Tu non ti stancherai mai di chiedermelo, ed io non mi stancherò mai di ripetertelo!"
"Andiamo, ti prego, Evans! Dove vuoi tu, anche nel posto più brutto del mondo. Anche in biblioteca, oppure, che so, anche davanti a Gazza, nel suo stanzino!"
"Ho detto no, Potter: ficcatelo bene in quella testolina vuota. E ora, se non ti dispiace, vado a fare una doccia per disinfettarmi!"
"Posso venire anche io?" James sorrise malandrino.
Lily Evans non rispose: si limitò a fulminarlo con un'occhiataccia e, furiosa, salì le scale per il proprio dormitorio.
Potter era, senza alcun dubbio, un emerito deficiente. Com'era possibile che, ogni qual volta sembrava che se ne fosse liberata, lui tornasse alla carica più fastidioso di prima?
O forse era lei ad essere sull'orlo di una crisi isterica?
Sbatté la porta rabbiosamente, ma la sua ira fu placata da una visione piuttosto strana: Emmeline, seduta sul suo letto, aveva lo sguardo vacuo puntato sul nulla, gli occhi lucidi.
Lily si sentì improvvisamente in colpa. Emmeline, a cena, aveva dato di matto, e lei non se n'era nemmeno preoccupata. E, a quanto pare, nemmeno Mary se n'era resa conto, visto che il suo letto era vuoto.
"Emm, vuoi parlare?"
Emmeline scosse il capo.
"No, Lily, è una stupidaggine, davvero. Non importa."
"Se mi dici cos'è che non va, possiamo cercare di risolvere tutto."
"Veramente Lily è stupido. E' una cosa infantile."
Lily le lanciò un'occhiata inquisitrice, prima di sedersi accanto a lei.
"Emmeline Vance, ti conosco da sei anni: vuoi che non mi accorga che stai male? Ti conviene parlare ora, perché altrimenti dovrò scoprire tutto da sola."
"Eppure, per tutto questo tempo, non te ne sei accorta. E sono passate due settimane." Sbottò Emmeline, mettendosi composta, gli occhi carichi di rancore.
Lily fissò l'amica con aria interrogativa, chiedendosi cosa fosse successo.
"Tu e Mary" spiegò Emmeline, come se avesse a che fare con una bambinetta dell'asilo particolarmente demente "dall'inizio della scuola non fate altro che ignorarmi. Non riesco a capire cosa io abbia fatto di sbagliato, perché è evidente che siete arrabbiate con me!"
Lily si morse un labbro, nervosa. Possibile che fosse stata talmente presa dalle sue cose da non accorgersi di aver fatto star male Emmeline? Maledisse nuovamente Potter, i sui capelli da idiota e il suo comportamento da imbecille.
"Emmeline, non hai fatto niente!"
"E allora spiegami perché non fate altro che evitarmi come se fossi malata di Spruzzolosi! Tu stai quasi sempre dietro a quel demente di Potter - Potter, Lily, Potter!- e Mary non fa altro che parlare con Sirius! Inizialmente pensavo che, durante l'estate, fra i due fosse successo qualcosa, ma, più passa il tempo, mi rendo conto di quanto sia impossibile! Insomma, quei due potrebbero essere fratelli, per quanto ne sappiamo!"
Al nome di Mary, gli occhi limpidi della bionda furono smossi da un moto di rabbia. Lily decise di non indagare.
Emmeline concluse la sfuriata sferrando un calcio al comodino di legno, prima di venire travolta da un abbraccio.
"Emmeline, mi dispiace. Non volevo farti sentire male e sono stata davvero demente a non accorgermi di nulla ... Lo so che non è una scusa, ma Potter mi sta facendo impazzire e poi oggi sono dovuta filare subito via, a cena, perché ..."
Emmeline le rivolse un'occhiata interrogativa.
"Perché?"
Lily era esitante. Non poteva parlarle dell'Ordine della Fenice, visto che non sapeva quanto fosse saggio diffondere un tale segreto, ma non poteva nemmeno far sentire Emmeline esclusa nuovamente. Boccheggiò un paio di secondi, cercando di trovare una scusa credibile.
"Perché Ruf mi aveva chiesto di approfondire le rivolte dei Folletti. Sai, dice che è molto probabile che le inseriscano nei MAGO di quest'anno ..." di certo, Lily, sotto pressione, non rendeva un granché. Tuttavia, Emmeline, forse per lasciare privacy all'amica, finse di bersela.
"Hai trovato ciò che cercavi?" domandò, alzando le sopracciglia chiare.
"Ehm, in realtà, no. Non c'era nulla di interessante nei libri della biblioteca, o almeno, non c'era nulla che non potessi trovare nel libro di testo. Penso che, quando inizieranno le gite ad Hogsmeade, darò un'occhiata al Ghirigoro. Forse troverò qualcosa di più dettagliato."

Il dormitorio dei Malandrini, anche a quell'ora della notte, era un completo macello. Poco importava ai quattro che il giorno dopo ci fosse scuola: nonostante fosse già notte inoltrata, gli amici scorrazzavano ancora allegramente all'interno della stanza.
Mary MacDonald, seduta sul letto di Sirius, lanciò un'occhiata perplessa a Potter. James, infatti, si era tolto il maglione, e lo annusava come se avesse l'odore migliore del mondo.
Mary afferrò una cioccorana dal comodino disordinato di Sirius, la scartò quasi con furore e, con altrettanta rabbia, se la ficcò in bocca, non lasciandole nemmeno il tempo di gracchiare. Sirius, steso accanto a lei, la osservava impaurito.
Non era raro che Mary MacDonald venisse a fargli visita nel dormitorio, ma quella volta, nello sguardo della mora, c'era qualcosa di spaventoso.
Dopo che Mary ebbe mandato a quel paese Remus solo per aver avuto l'ardire di domandare se avesse visto il suo tema di pozioni, Sirius capì che ci doveva essere davvero qualcosa che non andava.
Sapeva che, in quelle occasioni, a poco serviva parlare. La furia di Mary MacDonald poteva essere placata con una sola cosa: cioccolato.
E proprio mentre questi pensieri attraversarono la mente di Black, Mary, meccanicamente si ficcò in bocca un altro dolcetto, per poi sputarlo con poca grazia.
"Ehi, Sirius, ma che schifo! Questa roba sa di plastica!"
Sirius le lanciò un'occhiata comprensiva, poi afferrò il cioccolatino sputacchiato e lo privò della carta.
"Così dovrebbe andare meglio ..." biascicò, con un sorrisino innocente.
Mary, senza emettere un fiato, infilò di nuovo in bocca il dolcetto, incurante del conato di vomito che aveva appena procurato a Remus.
Sirius costatò, con immane sollievo, che l'ombra omicida nello sguardo della sua migliore amica sembrata essere svanita. Gli occhi della mora risplendevano, finalmente, della solita determinazione e positività.
"Be', che ne dici di raccontare tutto prima che mi addormenti? Tastare le tette della Endertourne è un'attività piuttosto stancante, sai?" disse, mimando uno sbadiglio.
Mary gli mollò un pugno sulla spalla, il finto sdegno tradito da un sorriso malandrino.
Parve esitante sulle prime, incerta, come se non riuscisse a ricordare ciò che era successo.
"Quando Emmeline se n'è andata dal tavolo, sai, l'ho seguita per vedere cosa non andasse ... Abbiamo avuto una specie di discussione ... E' una lunga storia, Sirius. Mi sa che stanotte resto." Mary si passò una mano tra i capelli troppo ricci, poi si rivolse a Remus.
"Ehi, Lupin, me la presti una camicia pulita? Non ho intenzione di tornare in dormitorio!"
Si ficcò in bocca uno zuccotto, sperando di decifrare meglio ciò che era successo con la bionda. Tossicchiò due volte: si prospettava una notte di parole.

Grazie a tutti quelli che hanno votato o commentato il capitolo precedente! Scusate il ritardo!

L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora