Eleanor
Quando sei piccolo ti dicono che nel buio si nasconde qualcosa, quando sei grande inizi a conviverci, ma nessuno si sofferma mai davvero su cosa vi si cela.
Forse mostri, forse paure, forse solo amore che vuole nascondersi per il timore di rivelarsi.
Quando io ero piccola passavo ore e ore nel buio della mia camera, pensavo che se fossi rimasta lì avrei visto qualcosa, qualcosa di diverso da quando c'era la luce, invece mi ricordo che papà veniva a prendermi in braccio e mi portava in camera di Alexander a dormire quando piangevo troppo, ho sempre avuto un bel rapporto con mio fratello, è sempre stato il mio migliore amico, la mia anima gemella, il mio posto sicuro, il mio angelo custode.
Quando papà se n'è andato, mamma era distrutta, non dormiva mai e piangeva solo, Alexander si è preso cura di noi anche se aveva solo otto anni, è lui quello che è dovuto crescere prima del tempo, contro la sua volontà, ma la vita a volte ti riserva proprio delle sfide, ed ecco quella di mio fratello.
Quel giorno avrei compiuto diciotto anni, il 6 Ottobre, che per me non è mai stato un giorno felice.
Mi alzai dal letto e presi l'occorrente per un bagno caldo, avevo bisogno di rilassarmi, ma la festa organizzata dal nuovo compagno di mia madre non aiutava, aveva prenotato in un famosissimo ristorante di Sydney, L'Art house Hotel, troppo snob per i miei gusti, ma mia madre faceva tanto per noi quindi controvoglia avevo accettato.
Guardai l'orario e mi accorsi che avevo ancora tempo prima di dover uscire così mi feci un bel bagno caldo, e mi vestii per andare a scuola, optai per dei pantaloncini corti con le calze a rete e una felpa della mia band preferita, I Neighborhood, me l'aveva fatta conoscere il migliore amico di mio fratello 3 anni prima, e dalla prima strofa del ritornello me ne ero innamorata "Are we too young for this? Feels like I can't move" softcore era la mia canzone preferita, ti faceva sentire viva, e ti faceva ragionare su quanto la vita sia bastarda e ti possa distruggere.Mi misi gli anfibi, presi lo zaino e posizionai le cuffie, mentre scendevo le scale, qualcuno mi tirò il cappuccio facendomi indietreggiare, «Alex ma sei cretino?» risi sistemando la felpa «Forse si, ma... Tu dove vai vestita così?» mi chiese squadrando il mio abbigliamento da capo a piede, «Alex di nuovo con questa storia? Ho diciotto anni, non abbiamo la divisa, lasciami vestire come mi pare» dissi scompigliandogli i capelli e ridendo, «Sei una ragazza? Si sorellina, ma non devi farlo vedere a tutti, adesso mettiti il cappotto e andiamo su» disse ridendo mentre stavo mettendo il chiodo di pelle e uscendo di casa per andare verso la sua macchina, con la quale mi avrebbe accompagnata a scuola.
Negli ultimi due anni aveva cominciato a portarmi Alex a lezione, la mamma stava sempre lavorando, come professoressa in una delle università più prestigiose di Sydney, per questo dovevo ringraziare Matt, l'uomo con cui nostra madre stava felicemente da quattro anni, perché era lui che l'aveva spinta a mandare la richiesta di professore associato, in quel corso.
Ero fiera di lei, se lo meritava, e così visto che il lavoro cominciava alle 7 del mattino, a scuola mi accompagnava il mio fratellone.
Sgusciai dentro la macchina poggiando le scarpe sul cruscotto.
Presi il filo per collegare la musica e partì in automatico la canzone "Meddle About" dei Chase Atlantic, una delle ultime uscite e una delle mie preferite, appena mio fratello partì mi allacciai la cintura e mi tenni al sedile, adoravo mio fratello e adoravo che mi portasse a scuola, ma guidava davvero male, non vedevo l'ora di scendere da quella macchina, la mamma gliela aveva regalata per il suo ventiduesimo compleanno, una Porsche 918 Spyder, era bella ma per i miei gusti era troppo veloce, tanto che ogni giorno speravo che non chiamassero dall'ospedale e dicessero che per colpa di quell'auto mio fratello era finito contro un albero.
Speravo vivamente che non succedesse mai, perché se si fosse svegliato lo avrei preso a calci, di tanto in tanto sapeva essere davvero irresponsabile e aveva rischiato più volte.
«A cosa pensi sorellina?» mi chiese Alex accarezzandomi la testa, capiva sempre quando mi isolavo nel mio mondo, era l'unico a sapere che avevo sofferto di depressione, e che soffrivo ancora adesso di attacchi d'ansia.
«A nulla Alex, pensavo solamente, posso farti una domanda?» chiesi guardando fuori dal finestrino, «Si Sorellina, cosa?» mi domandò continuando a guidare, fermandosi a un semaforo rosso, «Perchè... Perchè hai rotto l'amicizia con James? non mi sembrava che fosse un pessimo amico, vi volevate bene, vi proteggevate sempre l'un l'altro» dissi guardandolo confusa, non sapendo cosa fosse successo tra loro tre anni prima.
«Niente Eleanor, sono cose che non ti riguardano...» si fermò davanti al mio liceo frenando bruscamente, presi lo zaino e scesi dalla macchina senza neanche salutare, odiavo quando non mi diceva la verità, sapevo che James era un argomento delicato, però...
Cercai il telefono da qualche parte nelle tasche, ma non lo trovai, così andai verso l'entrata mettendomi il cappuccio della felpa, «Eleanor Williams!» mi girai sentendo il mio nome e guardai mio fratello che avanzava incazzato verso di me «Che c'è Alex adesso?» gli chiesi guardandolo a braccia conserte «Per quale cazzo di motivo quello stronzo di Parker ti ha mandato un messaggio? Che cazzo sta facendo?» oddio tutti ci guardavano...
«N-Niente Alex, non so il perché mi ha mandato un messaggio, per favore non alzare la voce...» dissi nascondendomi sotto il cappuccio spaventata dal tono alto.
Odiavo le urla da quando ero piccola, mi tremavano le gambe, gli occhi diventavano lucidi e pieni di lacrime e il mio cuore cominciava a battere troppo velocemente, penso che derivasse dal fatto che quando eravamo piccoli mamma e papà litigavano, le loro urla riecheggiavano per casa, si lanciavano gli oggetti e quando succedeva Alex mi metteva le mani sulle orecchie per proteggermi e non farmi sentire quante brutte cose si dicessero.
«Eleanor cazzo dimmi cosa sta succedendo tra voi due!» alzò di nuovo la voce e io rimasi in silenzio spaventata, così allungai la mano prendendo il telefono e corsi in classe senza degnarlo di una risposta.
Stavo tremando, avevo un attacco di panico in corso e non riuscivo a respirare, guardai il telefono cercando di capire il perché James mi avesse mandato un messaggio, aprii la sua chat e lessi il messaggio:
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Roar of my Heart
Storie d'amoreLei una ragazza con una vita semplice e ordinaria. Lui un ragazzo che vuole rinnegare quello che non vuole essere. Sesso, pericolo, passione e amore, questi sono i componenti di questa relazione altamente burrascosa. «Non conoscerò mai la verità a m...