Capitolo 3

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Norman mi guarda. È piuttosto stupito.
-Ti ha fatto qualcosa di molto grave?-
Domanda.
-Lo ha fatto a mia madre. Ma è come se avesse ferito anche me-
Replico colma di rabbia.
-Posso chiederti cosa le ha fatto?-
-L'ha tradita. Con parecchie donne. Sono stata io a scoprirlo-
-Dev'essere stato devastante per te-
-Oh! Si. Lo è stato eccome! Gli uomini sono tutti uguali. Anche Page è stata tradita dal suo uomo-
-Page?-
-La mia migliore amica-
-Capisco-
-Ieri io e lei siamo state in un locale. Voleva bere per dimenticare. Lì abbiamo incontrato anche Oliver e un suo amico-
Norman aggrotta la fronte stupito.
-Non ne sapevo nulla. Comunque sia. Non devi pensare che gli uomini siano tutti uguali. Quelli fedeli, esistono-
-Non saprei-
-Sei stata tradita anche tu?-
Mi domanda prontamente.
Rimango in silenzio un'istante.
Poi dico:
-Se intendi sessualmente... non saprei-
-Non capisco la tua risposta-
-Ho avuto dei fidanzati, ma non so' se mi abbiano tradita o meno. Ma credo di sì. Non gli ho mai dato ciò che volevano-
Norman sembra non capire ancora.
-Ciò che volevano... significa, che non ci hai mai fatto sesso?-
-Esatto. Sono vergine-
Norman rimane ammutolito.

Si mette a sedere dietro la scrivania e inizia a giocherellare con la penna.
-È colpa di tuo padre se hai deciso di rimanere vergine?-
-Io non voglio rimanere vergine-
Replico con tono divertito.
-Allora cosa vuoi. Non capisco-
-Solo divertirmi. Come fanno gli uomini-
-Pensi che le donne non si divertano come gli uomini?-
-Siamo tutti uguali in questo-
Norman resta nuovamente in silenzio.
-Mi dispiace. Non avrei dovuto farti tutte queste domande. Non credevo saremo giunti fino a questo punto del discorso-
-No. Mi ha fatto piacere sfogarmi con un estraneo. È stato meglio-
Mi alzo in piedi e vado verso la porta.
-Eva. Aspetta-
Mi raggiunge alla porta e lo guardo.
-Si?-
-Se hai ancora voglia di sfogarti con un estraneo, puoi tornare da me guardo vuoi-
-Quanto mi costa?-
-Niente. È gratis-
-Perché dovrebbe essere gratis. Voglio pagarti-
Lui sorride e infila le mani in tasca.
-Non c'è bisogno. Davvero-
Mi avvicino a lui, e poggio il palmo della mano sul suo petto muscoloso.
Lo accarezzo dolcemente.
-Posso pagarti anche in un'altro modo se vuoi-
Lui mi afferra la mano e la scosta via gentilmente.
-Eva. Ti prego-
-Sai.Mi piacerebbe se fossi tu il primo...-
-Non sai quello che dici-
Io sorrido e dico:
-Tornerò da te, domani. Pensaci-
Gli dico. Poi vado via.

Guido fino al mio appartamento e scoppio a ridere.
Devo essere davvero impazzita per aver detto a Norman una cosa del genere!
Ma non mi sono pentita.
Provo un incontrollabile attrazione verso di lui, e desidero davvero che sia il primo.

.

Non ho mai visto mia madre più felice.
Stringe in mano i documenti del divorzio firmati da mio padre con gl'occhi lucidi e mi abbraccia.
-Grazie tesoro-
-E di chè. Per fortuna non sono riuscita a vederlo nemmeno oggi-
-Non devi avercela con lui a causa mia. È pur sempre tuo padre-
-Ti ha ferita. Non posso comportarmi con lui come se nulla fosse-
-Hai detto bene. Ha ferito me. Potresti provare ad andarci d'accordo, almeno tu-
Mia madre deve essere impazzita.
Ma non ho voglia di discutere con lei di questo. Dunque preferisco cambiare discorso.
-Ora torno a casa. Controllo sul portatile se mi hanno assunta per quel lavoro di commessa-
-Fammi sapere allora, mi raccomando-

Torno al mio appartamento e consulto subito il portatile.
Come immaginavo, non sono stata assunta nemmeno per questo lavoro.
Mi butto sulla sedia e sbuffo.
Ho assolutamente bisogno di trovare un lavoro. Non posso permettere a mio padre di continuare a mantenermi.
Non voglio più i suoi soldi.
Voglio toglierlo completamente dalla mia vita. Per sempre.

Consulto altri annunci, e ne trovo uno che sembra interessante.
Cercano cameriere per lavorare in un locale notturno, e pagano piuttosto bene.
Mando il mio curriculum, e aspetto.

Nel frattempo, passa un'altro giorno e come deciso, vado di nuovo nello studio di Norman.
Spero sempre di non incrociare mio padre per caso. Fortuna lo hanno trasferito un piano più sotto.

Busso alla porta dell'ufficio di Norman e dice, avanti.
Entro e lo trovo seduto dietro alla scrivania. È davvero stupendo con indosso una camicia beige e la cravatta.
Si alza dalla sedia e mi indica il lettino.
-Vuoi provarlo?-
Io sorrido e dico:
-No. Mi mette a disagio. Sdraiati tu invece-
-Io?-
-Si. Se sei tu lì ed io nella poltrona, mi fa' sentire a mio agio-
Lui china il capo un istante per nascondere un sorriso, poi dice:
-Se può servire, allora va' bene-
Stento a credere che Norman si sia sdraiato davvero su quel lettino e mi metto a ridere.
Ride anche lui, poi dice:
-Allora, quando cominciamo?-

...

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