Capitolo sedici

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Il tempo passò e febbraio arrivò portando con sé un nuovo coprifuoco e delle rigide regole da seguire. Ormai tutti nel castello temevano l'assassino che l'aveva quasi ammazzata. Ogni mattina, un insegnante accompagna gli studenti a lezione, anche se erano in pochi a credere che questo avrebbe fermato l'assassino. Se non aveva avuto problemi a tentare di uccidere Adeline davanti a tutta la scuola, era impossibile che avesse paura di un singolo professore. Ogni singolo studente che Adeline incrociava camminando tra i corridoi non faceva altro che fissarla con intensità, cosa che le dava molto fastidio. Inoltre, James era diventato peggio di una guardia del corpo. Adeline sapeva che aveva solo paura di perderla, ma a volte era davvero irritante. Non c'era un singolo secondo nell'arco di una singola giornata in cui lui non le fosse col fiato sul collo. L'unico che la trattava come una persona normale era Regulus. Vedere che almeno c'era qualcuno che la trattava come faceva sempre era stranamente rassicurante. In più, non era una persona qualunque. Era Regulus. Perché quel nome le sembrava così melodioso? Era solo un amico... era quello che continuava a ripetersi, almeno.

Adeline si era ritirata dalla squadra di Quidditch e a lezione di volo faticava a salire sulla sua Nimbus da quando era spaventata. Aveva subito un trauma. Adesso volare non era più la sua passione, era come un promemoria che le ricordava di essere quasi morta. Quel sabato mattina Adeline era particolarmente annoiata. Anche perché era 14 febbraio, la festa degli innamorati, e suo fratello e i suoi amici avevano deciso che era il momento di andare a cercare una ragazza. Un'impresa molto ardua, a suo parere.

"Bonjour, madame." Regulus si sedette di fronte a lei, rivolgendole un sorriso.

"Ciao." rispose lei, senza alzare lo sguardo dal suo piatto.

"Che ti prende? Ti sei svegliata di cattivo umore oggi?" chiese lui, afferrando una caraffa con del succo di zucca per versarsene un po' nel bicchiere.

"Mio fratello e i miei amici hanno deciso che è tempo di cercarsi una ragazza e mi hanno lasciata da sola, ovvio che sono di cattivo umore." affermò lei.

"Sei da sola? E io cosa sono? Un albero?" lui le rivolse un sorriso e Adeline non riuscì a trattenere una risatina.

"Sarebbe un po' imbarazzante. Oggi è San Valentino e sono pronta a scommettere che se James mi vede insieme a te inizierà a darmi fastidio fino alla fine dei miei giorni." ammise la ragazza.

"Oh, andiamo! Fallo come regalo di compleanno." a quelle parole Adeline alzò lo sguardo, un po' confusa.

"Oggi è il tuo compleanno?" lui annuì. "Perché non me l'hai detto?"

"Odio il mio compleanno." si limitò a dire Regulus, come se fosse una cosa del tutto normale disprezzare il giorno della propria nascita.

"Perché?" Adeline si pentì subito di quella domanda quando vide Regulus abbassare lo sguardo. "Scusa, non devi rispondere per forza se non vuoi farlo." si affrettò ad aggiungere.

Lui alzò lo sguardo e le rivolse un debole sorriso. "No, non preoccuparti. È solo che..." Regulus fece una pausa. "Sirius è scappato di casa il giorno del mio compleanno."

Adeline si sarebbe aspettata di tutto, ma non quella risposta. Era convinta che lui e Sirius si odiassero a morte, ma se era così perché Regulus odiava il suo compleanno solo perché era il giorno il cui Sirius era andato via? Quei due non si parlavano neanche quando Sirius viveva ancora a casa dei Black. Forse prima dello smistamento ad Hogwarts erano molto uniti, ma se fossero stati davvero molto uniti perché avevano smesso di parlarsi solo perché Sirius era stato smistato in Grifondoro?

"Credevo che tu odiassi Sirius." ammise lei, sentendosi un po' imbarazzata.

"Lo crede anche lui." rispose Regulus. "i miei genitori mi impediscono di parlargli o di scrivergli lettere. Ho dovuto fingere di odiarlo." concluse, una nota di ammarezza nella voce.

"Mi dispiace." si affrettò a dire Adeline. "non avrei dovuto chiedertelo."

Lui le rivolse uno di quei fantastici sorrisi che le facevano venire le farfalle nello stomaco, facendo evaporare in un sol colpo tutta la nostalgia e l'amarezza del suo sguardo. "Non importa."

Per un momento, il silenzio regnò sovrano tra di loro. "Sai... forse potremmo passare la giornata insieme, dopotutto." disse Adeline, rivolgendogli un sorriso timido e imbarazzato.

"Sicura? Non vorrei che tuo fratello poi ti tormentasse fino alla fine dei tuoi giorni." scherzò lui, facendola ridacchiare un po'.

"Oh, sei proprio un idiota." affermò Adeline, con ancora il sorriso sulle labbra.

*

Il giorno dopo, Adeline si fece coraggio e andò a vedere se ciò che Aspen Skyfall aveva nascosto nella foresta proibita era ancora lì. Dopo la fine delle lezione, trovò una scusa per allontanarsi dai suoi amici e si diresse verso la radura con il salice. Sorprendentemente, il sasso che Aspen aveva posato lì sette anni prima era ancora lì. Era coperto dal muschio e quando Adeline lo scostò, iniziò subito a scavare con le mani. La terra bagnata le finì sotto le unghie, ma non gli importava. In quel momento la sua priorità era trovare quello scrigno. Dopo poco, Adeline colpì qualcosa di duro e tirò fuori lo scrigno.

Era una scatola di legno scuro di medie dimensioni con le lettere A.S. intagliate sopra con una calligrafia a dir poco elegante e perfetta. Ai bordi dello scrigno, c'erano dei motivi dorati che formavano dei rampicanti e degli animali. Era tutta sporca di terra, ma era comunque molto bella. Non era chiusa a chiave, così Adeline la aprì senza esitare. Dentro c'erano delle lettere scritte da Aspen per i suoi genitori, una collana d'argento e... una chiave d'oro. Brillava talmente tanto che era come se qualcuno l'avesse appena lucidata. L'impugnatura era rotonda e c'era lo stesso stemma che c'era anche sulla copertina del libro di Blackwood. Interessante, pensò Adeline mettendosi la chiave in tasca, davvero molto interessante

I should hate you, Regulus Black, but I love you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora