Una Jeddah caotica

60 6 0
                                    

Dopo esattamente una settimana dal mio arrivo a Monaco, io e Cristina avevamo preso un volo per andare a Jeddah, in Arabia Saudita per il secondo Gran Premio della stagione.

Il sabato precedente la Redbull aveva dominato l'intera gara, ma Sainz e Leclerc si erano guadagnati rispettivamente il terzo e il quarto posto.

Appena toccato il suolo arabo, Cristina si era subito messa in contatto con il fidanzato, per sapere l'hotel scelto per ospitare i piloti.

Dopo circa mezz'ora riuscimmo finalmente ad entrare nella hall dell'hotel e ad aspettarci trovammo proprio lo spagnolo. Cristina mi mollò tutte le valigie e lo zaino per corrergli incontro e abbracciarlo per la prima volta dopo qualche settimana.
«Scusa se non c'ero sabato, ma sei stato bravissimo» gli disse.
Vidi Carlos illuminarsi mentre un gran sorriso si apriva sul suo volto.
«Sono davvero contento che tu sia qui, cariña» le confessò lui, baciandole la testa.

Completamente rapita da quella scena dolcissima, persi il controllo della valigia della mia amica, creando un tonfo che risvegliò i due fidanzati.
Cristina prese la mano del pilota avvicinandolo a me.
«Carlos, lei è Marta» mi presentò.
«Piacere Carlos, Cristina mi ha parlato tantissimo di te» disse lui, porgendomi la mano che ricambiai subito.
«Spero abbia detto solo le cose positive» risposi ridendo.
Anche se cercavo di mantenere un contegno, dentro di me non potevo credere di star toccando quel Sainz che guardavo due volte al mese correre a 300 km/h in giro per il mondo e acclamavo così tanto.
«Vi ho preso una camera doppia, spero vada bene» spiegò lo spagnolo, porgendoci poi i due pass per il paddock per il giorno seguente.

Dopo aver fatto il check-in, salimmo subito in camera per riposarci, visto che l'indomani ci sarebbero state le prime due prove libere.
«Cri se vuoi andare da Carlos, non ci sono problemi, anzi così non metterai in disordine la camera» le dissi una volta seduta sul letto.
«Gli ho appena dato la buonanotte e poi è già mezzanotte, dobbiamo dormire tutti per essere pronti per domani» mi rispose.
«Ok, cariña» la presi in giro ridendo.
«Marta, ci metto un secondo a trovare la camera di Leclerc e dirgli di "chouchou". Smettila o lo faccio» mi avvertì.
«Non ci pensare neanche» la fulminai mentre rideva.

Quando eravamo ai primi anni dell'università, avevo dato un nome in codice al pilota monegasco per parlare di lui anche quando eravamo circondate da altre persone. Probabilmente ero io a parlare di lui un po' troppo. Effettivamente, la cosa non era mai cambiata, ma ormai non usavamo più il soprannome, anche perché sarebbe risultato imbarazzante in alcuni contesti.
Soprattutto nel contesto in cui eravamo proprio in quel momento.

«Dai su, che domani vediamo tutti» disse come ultima cosa Cristina, prima di chiudersi in bagno per struccarsi e mettersi il pigiama.
Io rimasi seduta sul letto, guardando fuori dalla finestra Jeddah illuminata dalle luci notturne.
Da qualche parte in quell'hotel c'era il pilota con cui ero cresciuta, passando da ragazza a donna, e  presto avrei avuto la possibilità di vederlo a pochi metri da me.

——

La mattina dopo io e Cristina gironzolavamo per il paddock. Io cercavo di imprimere qualsiasi dettaglio nella mente, perché, anche se la mia amica ormai aveva dei pass a tempo indeterminato, io non sapevo se avrei potuto assistere a ogni singolo Gran Premio e avevo intenzione di godermi tutto.
«Allora, siete emozionate?» ci chiese Carlos che era appena ritornato dall'incontro con i fan.
«Decisamente si» risposi senza pensarci. Il trucco leggero risaltava il mio sorriso smagliante, che avevo impresso sul viso ormai da qualche ora.
Avevo scelto accuratamente di indossare un lungo vestito azzurro, che mi abbracciava il collo e mi lasciava la schiena scoperta, abbinato a dei semplici tacchi bianchi. Avevo lasciato i capelli sciolti, che ricadevano in morbidi boccoli oltre le mie spalle.
Cristina aveva scelto un vestito corto bordeaux, con degli stivali neri che arrivavano alle ginocchia. I suoi bei lineamenti erano evidenziati dai capelli scuri tirati in una mezza coda.

Red race - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora