Capitolo 15

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Novembre 1947:

Sono fermo davanti a casa di Michel giocherellando con le mani intorpidite dal freddo.

Voglio risposte ai lividi sulla faccia di mia sorella ma ho paura.
Di cosa?
Forse non lo sapevo nemmeno io.

“Le parole di mi sorella mi avevano scosso “Non sono stata abbastanza brava” “Dovresti essere felice per me” mi continuavano a risuonare nella testa insieme al bambino che ora portava in grembo.

Mi sorella era la persona che amavo di più al mondo ma avevo scelto Michal a lei, avevo continuato a fottermi suo marito come una puttana.

Quello tra me Michael è amore? La verità è che non ne ho idea.

Non ho idea di che forma abbia l'amore.

Schiaffi e percosse da parte di mio padre era l'unico amore che avevo mai visto e mi ci ero abituato eppure faceva così male vederlo addosso a mia sorella.

Forse sono solo un masochista.”

Alzo io braccio per bussare alla porta della elegante villa quando comincio a sentire della voci.

Sembrano quelle di Michael e di suo padre.

Mi acquatto dietro la porta e cerco di sentire cosa stanno dicendo.

«Michael lo sai che ora non possiamo più commettere errori vero?»

«Si padre»

«Il bambino sarà nostro, e la famiglia Colombo cadrà e così tutto il suo impero»

Prende un respiro

«Ma sono fiero di te figliolo»

«Dillo quando tutto sarà nostro papà» risponde Michael.

È come se il mondo si stesse lentamente sgretolando intorno a me, prima Molly e ora questo?

Anche io sono stato solo un oggetto per Michael per ottenere informazioni?
In questo momento desidero solo urlare, sono un'illuso, uno stupido.

Perché avevo permesso a Michael di farmi innamorare per poi essere usato?

Mi si apre lentamente una piccola voragine nel petto grande abbastanza per risucchiare il mio cuore

Sento la leggera risata del padre di Michael che si sta pericolosamente avvicinando alla porta.

Cazzo, faccio per andarmene cercando  di trovare un posto dove nascondermi, faccio per andare verso la siepe che contorna la villa  ma la serratura della porta sta già scattando.

Mi volto lentamente cercando di fare in modo che non sembrasse che avessi appena origliato la loro conversazione

«Signore, Michael, che piacere vedervi entrambi» esclamo costringendo la mia faccia a stirarsi in un sorriso che non mi appartiene, le mi gambe mi implorano di scappare via e di trovare un posto in cui vomitare e iniettarmi nelle vene talmente tanta cocaina a perdere in sensi ma riesco a convincermi a rimanere lì e a dirigermi verso di loro.

Il padre di Michael mi dà una pacca sulla spalla bonariamente facendomi involontariamente barcollare e Michael mi sorride amichevole

«Bhe io devo scappare felice di averti visto Antony» disse sbrigativamente l'uomo con la sua voce nasale lasciando me Michael da soli all'entrata della porta.
Seguii con lo sguardo l'uomo grassoccio dirigersi verso la sua macchina cromata e nuova fiammante per poi vederlo partire verso il centro della città.

My hell, addicted to your poison // Angel DustDove le storie prendono vita. Scoprilo ora