Capitolo 8

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Sono legato a una sedia in una stanza poco illuminata.

Nella penombra creata da una vecchia lampada appesa al soffitto mi dimeno ma ho tutte e quattro le braccia bloccate.

Un mastino emerge dal buio, «Finalmente ti sei svegliato, Angel Dust» marca il mio nome come se facesse fatica a pronunciarlo. «Dicci dove il tuo capo ha nascosto la cassaforte e tutto andrà bene...»

sputo a terra «puoi scordatelo..»

Quello mi prende per il colletto e mi solleva, fa un ghigno «Significa che dovrò scoparti a sangue finché non me lo dirai»
la mia faccia si addolcisce e tiro fuori un sorriso sensuale «Fai del tuo peggio, paparino»

In un momento mi trovo steso a terra con il tipo tra le gambe fa ciò che mi ha appena detto, mi scopa fino a che non sento la pelle lacerarsi, potrei piangere ma dalla mia bocca escono solo mugolii di piacere,

da quando i "fermati, non ce la faccio più" sono diventati "oh si, continua così" e i mugolii di dolore sono diventati gemiti sensuali.

E soprattutto quando tutto questo ha iniziato a piacermi?

Circa un ora dopo dopo essere stato fottuto da almeno cinque persone diverse mi ritrovo nella stessa stanza fredda in cui ero all'inizio, a terra come una pezza usata e la luce si spegne.

Sento lo "stop" di Val e tutto si riempie di nuovo di rumori.

Trovo la forza di alzarmi, e lentamente mi butto su una poltrona e chiudo gli occhi.

«Tra mezz'ora continuiamo» dice Valentino sbarro gli occhi, riesco a malapena ad alzarmi come posso passare anche solo altri cinque minuti a essere sbattuto come una troia dopo che mi hanno fottuto senza ritegno per almeno cinque ore?

Vedo Valentino con la sua camminata ondeggiante raggiungermi a grandi passi.

Penso sia arrabbiato ma poi vedo che sta sorridendo «sei stato bravo Angie, forse la tua migliore performance» cerco di mettermi seduto in una posizione più dignitosa ma non riesco a fare nulla. Ogni singola fibra del mio corpo urla di dolore.
Provo a sorridergli per ringraziarlo ma ho la bocca impastata e le labbra spaccate e doloranti.

Devo fargli pena.

Faccio pena perfino a me stesso.

Valentino mi fa cenno di alzarmi e io cerco di accontentarlo, lentamente mi stabilizzo sulle gambe e mi reggendomi al muro lo seguo fino al bagno dello studio, si siede su una sedia, non capisco cosa vuole. Ho un giramento di testa, perdo l'equilibrio e gli caso addosso. Lui mi prende, ora sono in ginocchio davanti a lui, a malapena appoggiato sulle sue gambe.

Appoggio una mano sulla sua coscia con l'intenzione e di andare più a fondo poi mi ricordo che mi ha visto scopare con circa venti altre persone.

Come posso cadere così in basso?

Le lacrime premono di uscire e riverso tutto ciò che ho trattenuto fino a quel momento.

Il mio volto è sepolto sulla giacca di Valentino, sento al sua mano passare tra i miei capelli e mi accarezza la schiena
«Sono solo una puttana per te?»gli chiedo.
Lo guardo negli occhi, ho bisogno solo di un cenno, qualsiasi cosa, ma lui si limiti a fissarmi attraverso le lenti rosate di suoi occhiali.

Mi prende il volto tra le mani e mi accarezza la guancia, «Angie ma cosa stai dicendo, tu sei molto di più»

Cattura una lacrima che mi sta scendendo sulla guancia con il pollice, fa un tiro dalla sigaretta, il fumo mi penetra nei polmoni e respiro profondamente.

«Ora preparati che tra poco ricominciamo» mi aiuta a rialzarmi dolcemente e poi esce dal bagno lasciandomi da solo sul pavimento freddo

“tu sei molto di più” mi aggrappo a quelle parole come se fosse l'ultima cosa rimasta nell'universo.

My hell, addicted to your poison // Angel DustDove le storie prendono vita. Scoprilo ora