singapore

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      «È impossibile», disse l'Orgoglio.
«E rischioso», disse l'Esperienza.
«È senza speranza», tagliò la Ragione.
      «Provaci», sussurrò il Cuore.
WILLIAM ARTHUR WARD
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Il gran premio di Singapore, noi piloti la descriviamo come la gara più dura del calendario.
Le temperature sono molte elevate, l'umidità è molta, quindi è un caldo afoso e insopportabile, si suda molto e per questo motivo perdiamo molti fluidi corporei, nel tracciato sono presenti 19 curva, molte sono a 90 gradi, le auto sono estremamente vicine alle pareti ed è difficile sorpassare.
Nonostante tutte queste difficoltà sono secondo, Seb è primo, abbiamo fatto doppietta.
Dalla parte opposta del podio c'è Max, i capelli bagnati per via del sudore gli ricoprono la fronte, la maglietta stretta faceva vedere l'addome scolpito lasciando poco all'immaginazione, sta fermo con la testa alta e la schiena dritta. Sembra una statua greca, una di quelle bellissime dove non ci sono imperfezioni, quelle che più le guardi e più ti innamori.

A distanza d'anni non so ancora spiegare cosa provo per Max, per me lui è sempre stato un esempio, qualcuno da imitare, per lui nutro un forte rispetto, infondo siamo rivali non nemici, quando lo guardo sento una strana sensazione, come del calore ma quello piacevole, come quando d'inverno ti metti finalmente sotto le coperte dopo una giornata orribile, quando mi tocca anche per sbaglio sento che vado a fuoco e la sua voce mi manda completamente in tilt.
Non capisco quello che provo per lui perché non sono mai stato attratto dal mio stesso sesso, non ho mai provato queste sensazioni con nessuno, nemmeno con una ragazza, non riuscire a capire i miei stessi sentimenti mi fa diventare pazzo, Max e quello che provo per lui sono e saranno i miei rompicapi. Quello che vorrei provare con lui è proibito ma così allettante, infondo si sa, il proibito attrarre, quello che penso quando lo vedo è peccato, ma per lui io voglio essere un peccatore.

Guardo la folla e vedo Jos, il padre di Max, ha la mascella tesa e gli occhi fermi sul figlio, lo guarda insoddisfatto, quasi mi sembra di vedere il suo sguardo bruciare su quel povero ragazzo biondo sul gradino più basso del podio. Guarda Max come nessun padre dovrebbe guardare suo figlio. Ho sempre disprezzato Jos per quello che ha fatto e fa passare a Max, è sempre stato severo con lui fin dai temi dei kart dove ci siamo conosciuti, se Max sbagliava era la fine, doveva sempre essere il migliore quindi non poteva permettersi di perdere, la cosa che mi fa male e che mi fa disprezzare così tanto Jos è che non è cambiato nulla, nemmeno ora che è uno dei piloti migliori può perdere senza preoccuparsi della reazione del padre.
Appena Max guarda il padre noto la paura nei suoi occhi, è brutto vedere una persona che sembra così forte e quasi senza sentimenti essere spaventato della persona che dovrebbe amarlo di più al mondo. Max è in un mondo tutto suo, probabilmente sta pensando a quello che succederà appena scenderà dal podio, appena Seb inizia a spruzzargli lo champagne si risveglia dai suoi pensieri e rimette su il suo "sorriso" se così si può chiamare, il mio sogno è di poterlo vedere sorridere veramente, magari per delle stupide battute o per me.

Tutti i piloti sono andati al after race party, in hotel siamo in due, io e Max. Due ore fa mi sono buttato sul letto completamente vestito, da quel momento non mi sono mosso di un millimetro, sono sfinito vorrei semplicemente addormentarmi ma lui mi fa passare il sonno, non riesco a non pensare a lui, Max è l'unica persona a cui penso costantemente, giorno e notte, ogni ora, ogni minuto lui si impossessa dei miei pensieri, mi alzo e l'unica cosa che mi viene in mente per togliermelo dalla testa è di affogarmi nell'alcol e così faccio. Metto un pantaloncino corto e una maglietta crema, scendo al bar e poco dopo qualcosa cattura la mia attenzione, in un angolo isolato vedo lui, il centro dei miei pensieri da svariato tempo, la persona che mi ha costretto a uscire dalla mia camera per non vederlo più ogni volta che chiudo gli occhi è a pochi metri da me.

Mi siedo al bancone e prendo un semplice mojito, spero che non si accorga di me, ma le mie preghiere sono completamente inutili, dopo nemmeno cinque minuti sento come qualcosa che brucia sulla mia schiena, mi giro e vedo che mi sta fissando da chissà quanto, non reggo l'alcol e probabilmente è questo che mi porta ad alzarmi e sedermi vicino a lui. <Come mai sei qui e non al after party?> mentre parlo analizzo ogni minimo dettaglio del suo viso in modo da ricordarmelo perfetto in futuro. <Prima dimmi perché tu non sei al after party> Incurva leggermente le labbra come se si stesse sforzando di non sorridere. <Sai che non si risponde a una domanda con un'altra altra domanda?> Annuisce leggermente. <È vero hai ragione> Mi guarda un attimo e rincomincia a parlare. <Non avevo voglia di andare a essere sincero, tu perché?> <Ero distrutto, volevo semplicemente dormire ma non ci sono riuscito quindi eccomi qua> Lui annuisce e parliamo per più o meno un'ora, l'argomento principale per ovvie ragioni era la formula 1, di solito con le persone odiavo parlare di questo argomento ma non con lui, anzi mi piace parlarne con Max.

Sono seduto sul suo letto, non so bene come siamo finiti in camera sua, l'unica cosa che so per certo è che siamo fottutamente ubriachi, io lo ero già dopo il terzo drink ma lui cazzo se regge, ho perso il conto di quanti drink si è scolato in solo due ore. Mi piace quando è ubriaco, scherza molto e parla senza problemi ma probabile domani mattina non si ricorderà nulla, ma a me va bene anche così, se posso avvicinarmi a lui senza essere allontanato con le peggio parole solo quando è ubriaco a me va bene, so che per lui questo non è niente e che se si ricorderà di stasera probabilmente si pianterebbe una pallottola in fronte ma non importa, io voglio stare con lui.
Vorrei che il tempo si fermasse e che domani  non arrivi mai ma non è possibile, mi godo ogni secondo come se fosse l'ultimo.
Sono stanco, sono le quattro del mattino, Max è uscito venti minuti fa, doveva compare le sigarette e ora sono completamente solo nella stanza del mio rivale nonché il mio sogno proibito.

Sento dei passi ovattati che si avvinano lentamente, non faccio in tempo a richiudere gli occhi che la parte sinistra del letto si abbassa leggermente per il peso, Max è sdraiato accanto a me, il suo corpo è caldo e confortevole, avvolge la mia vita con il suo braccio e mi avvicina al suo petto, mi beo di quel calore che mi avvolge, il mio corpo passa dall'essere completamente teso a gelatina.

Qualcosa di morbido e umido tocca leggermente il mio collo, poi la clavicola e infine la spalla, apro leggermente gli occhi e vedo che è lui, le sue bellissime labbra mi baciano le parti del corpo scoperte, sposto il collo di lato per dargli più spazio e lui continua, non so spiegare quello che sto provando, quando le sue labbra toccano il mio corpo sento dei brividi di piacere su tutta la schiena, è come una droga, ne vuoi sempre di più, non riesci a smettere, non vuoi e non puoi perché è l'unica cosa che ti fa stare bene, o almeno ti fa pensare che sia così. Chiudo gli occhi e scompare tutto, ci siamo solo io e lui, non penso più, questa è la sensazione migliore che io abbia mai provato in ventidue anni di vita.
Mi alza leggermente la maglietta e passa la mano delicato sul mio addome piatto, mi giro verso di lui e gli sorrido, i suoi occhi in questo momento sono ancora più belli del solito, chiari e luminosi con il ghiaccio, riesco a vedere le sfumature verdastre vicino alla pupilla.
Ci separano pochi centimetri, sento il battito del suo cuore e il suo respiro sulla mia pelle, nessuno dei due osa parlare per paura di rovinare questo momento ma il modo in cui ci guardiamo vale più di duemila parole.

Improvvisamente Max ritorna freddo e il calore che mi avvolgeva si trasforma in gelo, si alza e va in balcone, io faccio lo stesso. Si accende una sigaretta e aspira lentamente, appoggia le braccia sulla ringhiera e guarda dritto davanti a se. Prendo la sigaretta dalle sue mani e mi faccio qualche tiro, lui continua a fissare lo stesso punto, non si è mosso di un centimetro.
<Max?> Non risponde. <Max> Insisto e lo chiamo svariate volte, continua a ignorarmi. Dove ho sbagliato? Non dovevo girarmi? E se si è sbagliato e non era sua intenzione? I pensieri tornano ad assillarmi e vorrei semplicemente che tacessero, ho passato i minuti più belli della mia vita e per colpa mia sono finiti.

Continuo a chiamarlo, ho bisogno di sentire la sua voce, ho bisogno che mi risponda, ne ho bisogno. <Charles sta zitto, per favore non parlare. Esci> Provo a controbattere ma non faccio che peggiore, non voglio andarmene, voglio capire che è successo e dove ho sbagliato, devo saperlo ma lui si rifiuta categoricamente di dirmelo.
<Charles esci da questa cazzo di stanza è l'ultima volta che te lo dico con le buone maniere> Si nota da un miglio di distanza che sta cercando di non gridarmi contro, non so perché visto che di solito non si fa problemi.

See you through the helmet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora