J A X
Passato
8 anni prima
Rumore di vetri rotti, urla, parole su parole, la voce scorbutica di mio padre mentre bestemmia con nonchalance mentre io mi tappo le orecchie, ma niente è abbastanza, sento solo mio padre che urla a mia madre, Jace nell'angolo della stanza stringe Trix che piange, ha qualche mese e già vive nell'inferno. Sento un urlo, prego di morire, o almeno rendetemi sordo, cala il silenzio, quel silenzio che fa calare tensione.
<<Vado io.>> Sono il fratello maggiore, devo proteggere tutti, mia madre è un depressa incapace di reagire e mio fratello è piccolo, così come Trix che fortunatamente non capisce niente, almeno per ora.
<<no, per favore.>>
<<Si, tu chiudi.>>
Scendo le scale, non avrei pensato di trovare questo. Vetri rotti, bottiglie, piatti, il tavolo rovesciato, quadri frantumati, sedie cadute, mia madre non c'è.
<<Dov'è la mamma?>> Chiedo a quell'uomo che dovrebbe essere mio padre.
<<É andata, e quindi?>>
Più presto di quanto immaginassi mio padre è difronte a me, mi ha afferrato per il colletto della maglietta, mi avvicina a lui, mi da uno schiaffo che mi fa girare la testa, la guancia brucia ma ci dovrei essere abituato.
<<Sei solo uno stronzo incapace!>> L'odore di alcol mi porta un conato. Mi sbatte la testa contro il muro.
<<Figlio di puttana! Somigli a quella troia di tua madre, non capisci che fa schifo?!>> Mi sbatte di nuovo la testa contro il muro e sento le gambe tremare.
<<Dovrei somigliare a te magari?>> Sputo il sangue, poi mi ritrovo scaraventato a terra, ora il muro è un dolce ricordo perché quello che succederà sarà mille volte peggio.
Improvvisamente lo vedo su di me, mi riempie di botte sputandomi in faccia lo schifo che prova per me.
Vedo le sue scarpe arrivarmi in faccia, poi la porta viene sfondata e dei poliziotti tolgono mio padre da me, tossisco sputando sangue, mi alzo con fatica e mi trascino in camera mentre i poliziotti pensano a mio padre, Jace apre e appena mi vede sussulta.
<<Dio mio.>> Piagnucola.
<<É apposto.>> Mi infilo in bagno e mi pulisco dal sangue. Non era la prima volta che succedeva e sicuramente neanche l'ultima, quando uscirà dalla prigione, fra qualche mese considerando quanto interessa alla polizia, me la farà pagare.Presente
Ero la fotocopia di mio padre, quel ragazzo che vive grazie all'alcol, la droga e al sesso sfrenato, non avevo mai capito cosa fossero le emozioni, conosco solo la rabbia, e da anni cerco quel brivido che faccia breccia nella mia apatia, e quando dico di essere apatico è perché lo sono davvero, ho spento tutte le emozioni, un robot, e qualche volta vado in cortocircuito e vado in escandescenza, così mi incazzo. Nessuno mi ha mai visto incazzato a parte mio fratello, lui sa cosa significa avere un certo essere in casa, che tira pugni alle porte, e che per non fare male agli altri fa male a se stesso, sa cosa significa medicarmi le ferite, sa cosa significa vedere ogni giorno cicatrici sull'addome di suo fratello, come fosse un reduce di guerra, mentre l'unica guerra che sta affrontando è quella con se stesso, l'odio verso se stesso e verso suo padre che gli riempiva il corpo di lividi e ferite, l'unico che c'è sempre stato per me è Jace, lui è il ragazzo che mi ha portato all'ospedale perchè mio padre, nostro padre, mi aveva sbattuto così tante volte la testa contro quel muro, spaccandomela, facendomi capire che infondo un giorno quella rabbia causata da lui la riverserò su qualcuno o su me stesso, infondo non siamo così diversi, entrambi due merde.
Mi guardo allo specchio, senza maglietta, con un asciugamano legato in vita, guardo disgustato le cicatrici sul mio petto, sento ancora il dolore di ogni taglio, e mi ricordo che ogni taglio era un tentato suicidio, se non fosse entrato mio fratello, probabilmente sarei morto. Poi mi guardo la schiena, coperta di punti e lividi e tagli invisibili, e penso "grazie papà". Penso ogni bugia che inventavo per tenere la maglietta, ogni bugia inventata a uomo o donna che sia per farmi tenere quella maglietta, a ogni bugia detta a i miei vecchi compagni di scuola per non farmi la doccia a scuola, per cambiarmi quando gli spogliatoi erano vuoti, ogni scusa a quelle ragazze che volevano toccarmi il petto non sapendo che avrebbero trovato solo ferite, le scuse inventate per quelle pareti sfondate dai pugni, dalle sedie scaraventate con forza da mio padre, delle scuse per il sangue secco sulle pareti di ogni dannata stanza, una scusa se c'era per terra più di un coccio di vetro per terra o se trovavano le quattro pistole e i tre coltelli che tengo nascosti in camera, una scusa per farle andare via dopo il sesso, perchè se mio padre le avesse viste, non so cosa avrebbe fatto a loro, forse giudicate o trattate come giocattoli sessuali, non ne sarei rimasto stupito, spesso sentivo mia madre ribellarsi quando la chiudeva in camera. Grazie papà, perchè nel mio corpo ci sono segni causati da te, grazie per gli attacchi di rabbia, per il sangue sulle pareti, per il male che hai fatto me, tuo figlio, e a tua moglie, per 'infanzia mia, di Jace e Trix rovinata.
L I L I T H
Cosa significavano quei numeri? Dovevo spaventarmi? Certo.
Osservo il soffitto della camera di Damon, lui nudo, coperto solo da un lenzuolo bianco, il suo corpo rimane contratto anche nel sonno, i muscoli tesi, all'erta. Nell'aria si sente solo odore di sigarette e erba, e dei nostri profumi, aspri, dolci, che hanno un contrasto amaro che fa girare a testa. Mi alzo dal letto, e in punta di piedi frugo nei cassetti della sua stanza, trovo un piccolo quaderno, ha la copertina nera, le pagine sono ingiallite, lo apro, rabbrividisco, foto e parole, che portano i brividi.
"Non vuoi sapere cosa si prova quando viene strappata la tua libertà, quando ti lacerano la pelle, quando capisci perché una ragazza ha paura di uscire la sera, ti senti impotente mentre le tue carni vengono lacerate, quando accanto a te hai una bambina, capelli neri, corti, ogni giorno viviamo quest'inferno, ci fanno video e foto e le publicano del dark web, noi soffriamo in silenzio, non possiamo parlare e se piangi ti fanno ancora più male. Quella bambina, con quella cicatrice è riuscita a scappare, grazie a me mentre io sto perdendo emozioni, sono diventato un gioco sessuale, sto scrivendo questo a tredici anni, quando ho ucciso il mio molestatore dopo due anni, ora il mio unico rifugio sonno le droghe, ne ho provate di ogni tipo, ma la sensazione di sporcizia non passa, come la sensazione delle sue mani viscide sul mio corpo." Ingoio il groppo in gola, decine di foto di scene sessuali, del luogo in cui stava, di chi gli ha fatto questo e di una bambina tanto familiare, mia sorella...
Sfoglio le pagine di quel quaderno, le pagine stropicciate e sporche di sangue, bustine di coca e di erba fra di esse, in ogni pagina c'è la forza di un ragazzo che è morto da tempo, le preghiere per morire, e nascoste le lamette sporche di sangue secco, in ogni parola ci sono i respiri affaticati e di chi è andato in overdose sentendosi vivo da morto e di chi si è svegliato e si è sentito morto, ci sono le urla di un ragazzo che ha perso la sua vita e cerca di riacquisirla prendendo quella degli altri, come un mangiatore di anime. Non ci sono parole che possano uscire dalla mia bocca, solo lacrime silenziose che mi rigano il viso, che mi fanno risentire la voce di mio padre che mi obbliga a farmi sverginare da un suo cliente, perché "hai 14anni, quando credi di dover diventare donna?"
Solo mia sorella che ha paura di stare con un uomo.Poso quel diario, mi rimetto accanto a lui, non vedendo più un assassino, ma un ragazzo.
Nota autrice ✍️
so che sono mesi che non pubblicavo un capitolo ma non ho affrontato un bel periodo e inoltre ho avuto gli esami, spero di ritornare attiva come un tempo🫶
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CORRUPT SOULS
ChickLitDue anime corrotte dal mondo malato, due anime malate in cerca della loro metà. New York. Due famiglie criminali. Due ragazzi. Lilith e Damon. Hanno il compito di uccidersi a vicenda dalla nascita; ma se qualcosa andasse storto e capissero che sono...