"Pazzo di lei"

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Caleb

"Sorridi e annuisci Cal, lei è felice adesso no?! E non è vero che quando si ama davvero si mette la felicità dell'altro davanti alla propria?! Beh Milla devo amarti proprio tanto perché mi sto sforzando un casino per non venire li e prendere a pugni quello stronzo di Daniel, ce la sto mettendo davvero tutta quindi dovresti essere fiera di me. Ma tu non lo sai,certo, non lo puoi sapere. Sei così ingenua a volte, non fai che pensare al futuro quando non ti rendi neanche conto di cosa hai davanti. Una vita a correrti dietro e tu non ti sei mai voltata. Tu sei la mia battaglia persa, lo so benissimo, ma ci devo provare lo stesso, niente più di te può valerne la pena."

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Sono le 4.35 del mattino.

Ho gli occhi gonfi e un gran mal di testa. Adesso capisco bene tutte quelle frasi sdolcinate sul passare tutta la notte a piangere per qualcuno. Finalmente lo capisco.
Sono semplicemente stanco, di me, della mia vita e di come la sto vivendo, e sono anche molto spaventato da ciò che sto diventando. Sto forse diventando bipolare?! Non ho più vie di mezzo: o indosso la mia solita maschera da stronzo oppure crollo sul letto, con le lacrime agli occhi pensando che, nello stesso istante, Daniel sta abbracciando Camille, la mia Camille.

Basta non posso più continuare in questo stato, devo superare questa cosa, a qualunque costo. Ho bisogno di un diversivo, una distrazione per scordarmi di lei, del tempo passato insieme e di tutto ciò che abbiamo condiviso. Se non le sono bastati diec'anni per capire cosa provo, vuol dire che non ci arriva, o semplicemente che non vuole arrivarci. In entrambi i casi io ci rimango fottuto quindi meglio togliere il problema alla radice.

Prendo il cellulare e, anche se sono quasi le cinque, mando un messaggio a una mia "amica", Isabel. So che lei sarà disponibile per distrarmi quanto basta a dimenticare Camille per qualche ora.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, soffrire è stancante.

Quando riapro gli occhi vedo la luce calda della mattina entrare dalle tapparelle. Prendo il cellulare, sono le 9.45, e vedo un messaggio di Isa. Il mio pomeriggio in "compagnia" è assicurato. Scendo dal letto e vado verso il frigo. I miei genitori non ci sono, hanno accompagnato mia sorella Ashley alla partita di tennis.

Un altro pranzo della domenica con hot dog e coca cola.

Sono quasi le quattro, inizio a prepararmi per uscire con Isa e, anche se sono leggermente in ritardo, metto la musica e faccio ogni cosa con calma. Dopo quasi un quarto d'ora (un tempo praticamente infinito per me) prendo il cellulare e le chiavi ed esco di casa.

Appena arrivo ai giardini dietro casa mia riconosco Isabel, anche se è lontana. Ha un vestito corto, blu, e i capelli biondi sciolti sulle spalle. È davvero bella e, parte migliore, mi asseconda senza fare troppe domande.

Mi avvicino a lei, con uno dei miei migliori sorrisi, e lei ricambia, palesemente felice di vedermi. La bacio sulla guancia, o meglio, al lato della bocca mentre lei continua a sorridermi, guardandomi le labbra. Mi prende per mano e ci sediamo su una panchina e iniziamo a parlare ma è evidente che a nessuno dei due interessa la conversazione. Dopo nemmeno dieci minuti, infatti, me la ritrovo seduta sulle ginocchia, e mi perdo per un attimo in quegli occhioni azzurri che sembrano innocenti ma che non lo sono affatto.
Si avvicina al mio viso e io le cigno la vita con le braccia, attirandola a me. Isabel inizia a baciarmi con foga e io non posso far altro che ricambiare, allontanandomi solo per respirare. Lei prende allora a mordicchiarmi l'orecchio e, da quella posizione, riesco a scorgere due figure poco lontane e il cuore mi si ferma all'istante.
Prendo Isabel per le spalle, scostandola. Lei sbuffa, contrariata e si alza, sistemandosi il vestito. Le stampo un leggero bacio sulla bocca, come contentino, e la liquido velocemente.

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