"Non sei mai stata importante"

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Camille

Tre mesi. Sono già passati tre mesi da quando stiamo insieme, io e Dan. Lo guardo negli occhi e gli bacio quel sorriso che si ritrova sul viso. Gli sistemo un ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte, e lui fa lo stesso, mettendomi una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.

Siamo in piscina, da soli. Ci siamo divertiti tantissimo ma adesso siamo veramente stanchi. Siamo sdraiati sullo stesso asciugamano, incuranti degli sguardi della gente.
Lo guardo negli occhi un'ultima volta, prima di sprofondare in un sonno leggero.

Mi sveglio perché sento una strana sensazione alla schiena: noto la mano di Daniel sopra di me, verso il mio costume. Mi sale un atroce dubbio e aspetto in silenzio cercando di capire dove vuole arrivare il mio ragazzo.
Dopo qualche istante di nuovo sento una strana sensazione. Ora non ho più il dubbio di essermi sbagliata.

Dan sta cercando di slacciarmi il costume.

Rimango paralizzata dal disgusto e dalla rabbia. Apro di scatto gli occhi, concentrandomi per mettere nel mio sguardo tutta l'odio possibile. Come può cercare di fare una cosa del genere mentre dormo? Davanti a tutti? È un pervertito. La sua mano sta pian piano scendendo pericolosamente vicino al pezzo di sotto del mio costume. A quel punto non ci vedo più e mi alzo di scatto, mollandogli un sonoro ceffone in pieno viso.
Daniel mi guarda allibito, fissando prima me poi la sua mano, ancora appoggiata sulla mia schiena.

"Che cazzo fai?" Lo apostrofo, riallacciandomi rapidamente il costume.
Lui balbetta una scusa ma io non intendo mollare la mia posizione.
"Che cazzo stavi facendo?" Ripeto, sempre più arrabbiata. Visto che la sua risposta non arriva e che lui continua a sbuffare, mi alzo in piedi prendendo le mie cose. "Sei maiale, Daniel, un vero maiale. E che cosa sbuffi, poi? Pensi che sia colpa mia?"
A quel punto lui alza gli occhi verso di me, con un'aria da strafottente che quasi mi spaventa.
"E dai, cami, non ho fatto niente!"
Respiro per contenermi e non dare di matto.
"Stai scherzando spero?! Non ti scusi neanche? Dove saresti arrivato se non ti avessi fermato scusa? Ti sembra il modo di trattarmi?" Lo guardo sperando che mi dica che ho ragione e che si farà perdonare, ma la sua aria da stronzo continua a stare li, sulla sua faccia, come a dire "non sei mai stata importante"

Respiro, stavolta per calmarmi. Ho represso la sensazione di distruzione che ho dentro mentre stavamo litigando, ma è più che chiaro che non gliene frega più un cazzo di me, è probabilmente non gli è mai interessato più di tanto. Una lacrima mi scende nonostante io faccia di tutto per nasconderla. Daniel la nota e fa per alzarsi ma io lo blocco con un gesto della mano.

"Rimani dove sei. Non provare a seguirmi. È meglio se mi stai lontano per un po'."
Affermo titubante. Se non è un emerito coglione si accorgerà che ho bisogno di stare con lui e che, passati un giorno o due, deve tornare da me e dobbiamo fare pace. Lo guardo un'ultima volta e lo lascio solo, sperando che possa capire il casino che ha fatto.

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Caleb

"Mm ancora cinque minuti mamma"

La sveglia continua a suonare insistente.

Il problema è che oggi è sabato. Ed è pomeriggio. Probabilmente non è la sveglia. Mi alzo, strascicando i piedi, verso la porta. Il chiunque sia la fuori deve essere li da non so quanto: ce ne vuole per svegliare me. Apro la porta e rimango impietrito per un istante, vedendo Camille. Ha ancora addosso il costume e il vestitino che usa per andare in piscina, ma ho paura che gli occhi gonfi e stanchi che ha non siamo per colpa del cloro. Inizio a preoccuparmi, non so se l'ho mai vista così giù, almeno non di recente.

"Posso entrare Cal?" Domanda ovvia, con voce un po' incrinata.
"Certo" scuoto la testa per riprendermi e la accompagno in camera mia, chiudendo la porta.
"Cosa diavolo è successo?" Vorrei sfiorarle la schiena o il viso per calmarla ma si è raggomitolata sul mio letto e non la riesco neanche a vedere in volto. Mi avvicino ancora un po', cercando di toglierle il cuscino dal viso. Lei mugugna un po' ma poi si arrende e me lo lascia prendere. Sembra un cucciolo selvaggio, di quelli a cui ti devi avvicinare piano altrimenti graffiano. Eppure è così indifesa.

Le ripongo la domanda un'altra volta, e poi ancora ma lei continua a rimanere un silenzio. Temo che il bel principino si sia tolto la maschera ma evidentemente Camille non riesce ancora a parlarne. Non pensavo fosse così importante per lei. Questa conferma mi butta giu, facendomi capire che ho sempre meno speranze di farla innamorare. Mi sento molto egoista in questo momento perché, mentre lei sta male, io penso al fatto che lei probabilmente si è lasciata con Daniel e, soprattutto, penso che lei è qui tra le mie braccia e non voglio più farla andare via.

Sospiro e decido che quando avrà voglia di parlarmene lo farà, in fondo è venuta da me quindi è ovvio che vuole il mio aiuto anche se non lo ammette. Mi avvicino ancora, sdraiandomi su un fianco accanto a Milla. Mi da le spalle, ma sento che si sposta un po' per raggomitolarsi contro il mio petto. Sorrido debolmente e le circondo il corpo con il braccio, stringendola a me.
"Dormi okay? Ne riparliamo più tardi" lei di rimando mi stringe il braccio sussurrando un "grazie" sincero.

Mi concedo il lusso di stamparle un bacio sui capelli per poi affondare la testa nell'incavo del suo collo ed addormentarmi dolcemente.

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Camille

Apro gli occhi, spaventata perché al momento non ricordo dove sono o come ci sono arrivata. Sento qualcosa dietro di me è riconosco il braccio di Cal che mi stringe e ricordo ogni cosa. Anche quello stronzo di Daniel. Le lacrime minacciano di tornare ma per fortuna anche Caleb si sveglia, rigirandosi nel letto.
"Ehi" fa lui, e io sorrido perché ha ancora la voce impastata di sonno.
"Cosa ti ridi, eh?" Sorrido ancora, alzandomi a sedere.
"Niente" mormoro, ma continuiamo a sorridere entrambi. Io torno seria per prima e lo guardo fisso negli occhi.
"Cal, ti volevo ringraziare, davvero non so come avrei fatto se tu non ci fossi stato. Mi dispiace tanto per tutte i litigi che abbiamo fatto in questo periodo e avevi ragione, su..." non riesco a terminare la frase perché Caleb mi zittisce e mi fa segno di mettersi accanto a lui.

"Non importa che ti scusi Milla, so quando ho ragione e quando no, stavolta ce l'avevo ma ti capisco. Capisco il fatto che tu avessi avuto bisogno di qualcuno solo che non condivido la tua scelta. Vuoi raccontarmi cosa è successo?"
Mi siedo accanto a lui, con la testa sulla sua spalla. È davvero dolce e protettivo, se fosse così anche con le altre ragazze forse sarebbe più in pace con se stesso. Chissà che cosa ho io di speciale per meritarmi quella meravigliosa parte di lui?

Mi metto comoda e inizio il mio stupido racconto.
"Allora, oggi in teoria io e Daniel avremo fatto tre mesi. Siamo andati in piscina, sai quella nuova e bella che hanno aperto vicino a scuola?" Cal annuisce e mi fa segno di continuare. "Insomma siamo andati là. Siamo stati benissimo per tutto il pomeriggio, lui era dolce e allegro come sempre. Dopo un po' ci siamo messi all'ombra perché era troppo caldo e io mi sono addormentata."

Lo guardo per un momento, titubante se rivelargli ogni particolare o meno. Temo che possa arrabbiarsi e mi vergogno di quello che mi è successo. Ma sono certa che lui capirà, deve capire o non so davvero a chi rivolgermi.
"In pratica...ecco, io" guardo di
nuovo Caleb.
"Dai Milla, a me puoi dirlo no?!" Dice lui piano, tenendomi più stretta. Chiudo gli occhi e sputo fuori tutta la mia rabbia.

"Mi sono svegliata e l'ho trovato che mi abbracciava. Per un attimo sono stata felice ma poi ho sentito qualcosa di strano e ho capito che mi stava slacciando il costume. Come se non bastasse stava spostando la mano più in basso ma non l'ho lasciato andare oltre e gli ho mollato un ceffone. Poi me ne sono andata. Ma la parte peggiore è che lui non ha cercato davvero di fermarmi, già ciò che ha fatto mi ha dato sui nervi, almeno avesse dimostrato di tenere a me, di non volermi lasciar andare... "

Chiudo gli occhi, rivivendo in silenzio quegli attimi orribili. Alzo lo sguardo verso Cal, che fissa il vuoto davanti a se, con le nocche bianche per lo sforzo di stringere la maglietta. Gli tocco delicatamente la mano, per risvegliarlo dai suoi pensieri, e nei suoi occhi vedo una rabbia che non credevo possibile. Lui sembra andare in preda al panico ma non ne capisco il motivo.
"Io, lui, ti giuro che..." fa una pausa e sospira. "Cami, io lo sapevo che Daniel era uno stronzo ma, ma non pensavo fosse capace di fare tutto questo. Davvero scusami, avrei dovuto insistere di più forse, non lo so, ma avrei potuto proteggerti e non l'ho fatto..." Scuoto la testa, guardandolo negli occhi. Lui ricambia ma il suo sguardo è ancora agitato. Lo prendo per le spalle e lo abbraccio forte sussurrandogli di stare zitto, che lui non ha nessuna colpa, che è solo Daniel ad essere uno stronzo, ma Caleb si calma solo quando gli prometto che avremmo la nostra rivincita.

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