"Perche se qua finisce male, finisco male anch'io"

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Caleb

Sono le 7.30 del mattino. Annaspo tra le coperte per arrivare alla sveglia e spegnerla, quello stupido suono va avanti da un sacco di tempo. Finalmente raggiungo il comodino e di nuovo torna il silenzio nella mia piccola camera quando mi accorgo, con una punta di angoscia nel petto, di essere completamente solo. Camille non c'è, probabilmente ho sognato tutto oppure lei si è pentita di essere venuta e sta cercando dimenticare. In ogni caso non è niente di buono. Affondo la faccia nel cuscino, iniziando a maledirmi per aver anche solo pensato di poter essere felice con lei, quando sento qualcosa sfiorarmi la faccia. É carta. Apro gli occhi, trovandomi davanti un piccolo biglietto, ripiegato, con su qualche riga scritta con la penna blu. Riconoscerei quella calligrafia tra mille, è certamente stato scritto da Camille ma non so se essere felice o meno. Potrebbe voler dire sia che vuole stare con me, sia che non mi vuole più vedere. Prendo coraggio e mi metto a sedere, pronto a scoprire il motivo della sua assenza.

"Buongiorno. Se non mi trovi quando ti svegli vuol dire che sono tornata in camera mia, Jo potrebbe venire a cercarmi. Se faccio in tempo torno da te, altrimenti ci vediamo a colazione. A dopo♡"

Tiro un sospiro di sollievo, non è mai voluta andare via da me. Sono talmente felice che butto indietro la testa, con l'intenzione di ricadere sul cuscino, ma mi ritrovo ad andare a sbattere contro il comodino. Sbarro gli occhi dal dolore, pensando a quando devo sembrare stupido e mi annoto mentalmente di non raccontare a nessuno la ragione per cui tra due ore avrò un bernoccolo enorme in testa.

Mi alzo, con la testa dolorante, e mi dirigo verso il bagno. Voglio solo farmi una bella doccia e andare a fare colazione. Sono passate solo poche ore da quando ho visto Milla per l'ultima volta (da sveglio almeno) ma già mi manca da morire. Sogno di vederla correre verso di me, circondarmi la vita con le gambe e stamparmi un bacio dolce sulle labbra, incurante degli altri, del tempo e dei problemi. Lo sogno da sempre e non c'è stato giorno in cui io non sia stato deluso; ma forse oggi sarà diverso, forse oggi sarà davvero l'inizio di qualcosa. Non ho idea di cosa aspettarmi, non sono ancora sicuro di cosa io debba fare per farla innamorare ma so per certo che non mi arrenderò. Continuerò a provare ad essere alla sua altezza, finché non sarà mia, finché non potrò chiamarla nel mezzo della notte dicendole che mi manca il suo profumo. So che un giorno tutto questo sarà vero, siamo fatti per stare insieme, l'ho sempre saputo in fondo. Per anni mi sono ritrovato a reprimere i miei sentimenti verso di lei, convincendomi di volerle solo un gran bene e niente di più. Certo, ci sono stati molti momenti in cui ho dubitato della mia "amicizia" per Camille ma solo all'età di dodici anni ho capito veramente di essere cotto di lei, da sempre.

Per prima cosa, devo chiarire che io, ad dodici anni, ero davvero un gran figo, di quelli che lanciano le mode e che tutti rispettano. Ero il leader di un piccolo gruppo di ragazzini, non eravamo cattivi, ci limitavamo a fare un po i gradassi e al massimo a rubare ai più piccoli qualche caramella. Mi ricordo di un giorno, sarà stato più o meno maggio, ero con il mio gruppo quando vedo Camille, dall'altro lato della strada che si sbraccia per attirare la mia attenzione. Mi dirigo verso di lei, salutandola con un sorriso (i baci sulla guancia sono arrivati più tardi). Ricordo che lei mi chiese se avessi voglia di andare a casa sua a leggere un libro insieme. Era una cosa che facevamo quando eravamo piccoli ma alcune volte, quando uno di noi era un po' giù, lo facevamo ancora, in memoria dei vecchi tempi. Io rimasi un attimo in silenzio, mi vergognavo ad ammettere davanti ai miei amici che andavo a leggere un libro con una bambina più piccola ma non potevo fare a meno di voler passare il mio tempo con Camille. Andai dai ragazzi dicendogli che la mia amica aveva bisogno di me e me ne andai, lasciandoli la a maledirmi per averli abbandonati. Io e Camille passammo tutto il pomeriggio a leggere storie, chiacchierare e farci il solletico. Quando le misi la testa sulla pancia, ascoltandola leggere mentre tenevo gli occhi chiusi mi resi conto che stavo facendo follie. "Io sono il duro" pensai "perché mi trovo sulla pancia di una bambina ad ascoltare le sue storie?" Ci pensai un attimo e poi trovai la risposta dentro di me "semplice, non c'è niente al mondo che valga il mio tempo più di lei"
Da quel momento ebbi la netta sensazione (netta e spaventosa) di essermi follemente innamorato di Camille Mitchell.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19, 2015 ⏰

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