Capitolo 2, Patroclo

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Ho sempre creduto nell'impossibilità poiché, se ci credi, è già qualcosa di concreto. Io, per esempio, sono il figlio di una ninfa. Sono Patroclo, il figlio di Teti, ma da quando sono qui sulla terra mi chiamano Ethan, Ethan Thompson. Non è possibile ed è vero allo stesso tempo..Però questa è un'altra storia.
Sul display dell'auto compare un'informazione: trecento metri a destra si trova la nostra destinazione.
"Thompson, copriti, stiamo per arrivare"
"So leggere, grazie" rispondo ai miei soci che sorridono dai sedili posteriori.
Siamo cinque professionisti: io, Damen, Dennis, Karan e Melissa.
"Come al solito, di buon umore"
Dovrei esser felice? "Stiamo per commettere un furto, dovrei ridere?"
"No, Thompson, ma è quello che facciamo e che tu hai scelto per la tua vita" dicono "sei un ladro"
"Non l'ho scelto e lo sapete bene"
Infilo il passamontagna e mi sistemo I guanti. Prendo la pistola e la osservo.
"Smettila con la tua vita da ragazzina orfana e datti da fare" dice Kanan al mio fianco "la nostra non è meno deprimente"
Noi rubiamo per vivere, ognuno ha le sue ragioni per farlo. Non è giustificabile e non mi piace rubare le ricchezze degli altri direttamente dalle loro case: la cosa più struggente è immaginare quanto lavoro ci sia dietro gli oggetti che rubiamo. La casa che abbiamo davanti deve essere frutto di molto lavoro: marmo bianco, marmo nero, oro, pietre preziose, devo davvero continuare?
"Ricordate il piano?" richiamo tutti all'attenzione
"Certo, Fulmine" rispondono in coro.
"Allora andiamo"
Scendo dall'auto ed osservo me ed I miei quattro soci: ognuno di noi sa esattamente cosa deve fare. Kanan è salito al mio posto, si occuperà della fuga ed aiuterà Dennis ad infilare il bottino nel portabagagli. Damen si piazza già all'entrata, davanti al portone placcato oro, pronto ad aprirci la porta e sorvegliare che tutto proceda al meglio. Studia anche gli eventuali punti di fuga mentre Melissa cerca la cassaforte. Io verifico che non ci siano telecamere. Ieri sono passato qui ed ho disinnescato gli allarmi: ne erano oltre dieci. Questo ci indica la ricchezza che nascondono qui dentro.
"Ho trovato dell'oro" dice Melissa tramite la cuffietta nel mio orecchio
"Ottimo Fenice"
Studio l'ambiente: mi trovo in una camera da letto di una ragazza. Le tende sono bianche, il letto è a baldacchino e sopra vi giacciono diversi peluche. Questo indica che ha un'età tra i dieci ed i vent'anni. L'armadio è privo di oggetti di valore e gli abiti di marca non fanno al caso nostro. Sul nostro mercato valgono molto meno, è maggiormente richiesto l'oro o l'argento. Mentre afferro dal comodino una collana di diamanti ed un braccialetto di perle noto una foto. Due ragazzi, una ragazza, un bambino ed un uomo: il primo ragazzo ha i capelli bruni e lo sguardo serio mentre quello che sembra il più giovane gli fa un bel dito medio. Sorrido. Invidio il loro rapporto, chiunque essi siano, si vede che sono fratelli ma il loro rapporto non somiglia minimamente a quello che ho io con mio fratello da quando nostro padre se ne è andato...Torno a guardare la foto: l'uomo ha i capelli corvini e gli occhi castani, esattamente come il primo ragazzo sulla destra, ed abbraccia tutti i giovani vestiti eleganti. Il sole illumina tutti i loro sorrisi. Questo mi fa capire che è una foto risalente ad un'estate e - direi - di non molto tempo fa, vista la rifinizione dei dettagli nello scatto. Gli ultimi due soggetti sono i più interessanti: una ragazza dai capelli non molto lunghi che tiene tra le braccia un bambino biondo. Entrambi si sorridono a vicenda. Quanto vorrei avere una famiglia come questa...
"Fulmine, possiamo andare, abbiamo oro a sufficienza per oggi"
"Ottimo, Falco e Fenice dirigetevi da Fabbro, Falce puoi andare anche tu, io vi raggiungo subito"
Voglio fare un ultimo giro. Al termine del furto mi piace esplorare la casa e capire da chi possa essere abitata: di questa, ho capito che di certo non sono poveri. È una villa in stile classico-moderno vissuta da una famiglia felice e benestante. Non può esistere nulla di più noioso da saccheggiare: tengono tutti i loro soldi in banca e qui custodiscono i gioielli e gli oggetti di valore.
Decido di passare per il salotto ed osservo le altre cornici che i miei soci hanno staccato, mi colpisce un dato curioso: oltre alla ragazza, non c'è nessuna donna nelle foto...
"Fulmine, noi ci siamo"
"Arrivo"
Sto per scavalcare la finestra aperta quando avverto uno strano rumore da dietro il divano in pelle. Sembra un tremolio leggero...Tiro fuori la pistola.
Appena faccio il giro e tolgo la sicura, però, qualcosa in me si rompe.
"È il bambino" dico osservando la piccola chioma di capelli biondi tremante davanti a me.
"N-non mi f-fare del male" mi dice.
Effettivamente anche io al suo posto e con la sua età morirei di paura davanti alla figura di un ladro come me.
"Fulmine, sta arrivando la polizia, cosa sta succedendo?"
Osservo il bambino con la voglia di sfogare tutta la mia rabbia. Non avrà più di dieci anni, forse neanche ci arriva. Si ricorderà questo giorno per sempre.
Non posso togliere la pistola ma non posso neanche fuggire perché i suoi occhi umidi mi inchiodano sul posto: uno verde ed uno marrone.
Neanche io da piccolo ero così bello e facevo il modello...Per la prima volta sono invidioso di un bambino.
Improvvisamente qualcosa mi colpisce allo stomaco. Il colpo violento e inaspettato mi stordisce i sensi e mi catapulta sul pavimento.
"Niles, stai bene?"
Sento una voce dolce, simile a quella di un usignolo poi qualcuno mi punta un piede allo stomaco.
"Non gli ho fatto nulla" dico "davvero"
Quando apro gli occhi mi sorprendo di ciò che vedo: una ragazza. Anzi, la ragazza della foto con i suoi occhiali esagonali. Mi guarda e si allontana, improvvisamente spaventata.
"Vattene"
Non sta urlando, non ha timore. Il suo è un ordine. Quando la guardo mi accorgo che ha delle scarpette da calcio dorate ai piedi, quelle che io da piccolo sognavo di poter comprare, e ciò che mi ha colpito lo stomaco poco fa è un pallone del medesimo colore. Lo afferro.
"Dammelo subito"
Un altro ordine. È determinata e sorprendentemente sorprendente.
Testarda, bella e ricca.
Devo scoprire come si chiama.
Mi avvicino e restituisco il pallone al bambino. Poi gli accarezzo i capelli. "Scusa se ti ho spaventato"
Poi torno sui miei passi e guardo lei.
Quando studio il suo sguardo mi accorgo di aver già incontrato i suoi occhi verdi in passato. Potrebbe davvero trattarsi di Antheia? Della dea perduta di cui tutti gli immortali sanno?
Nessuno ne ha più sentito parlare ma Afrodite l'ha portata qui, a Micene, e potrebbe essere tranquillamente la ragazza che ho davanti.
"Vattene" mi dice ma non appena mi guarda dritto negli occhi si immobilizza. È questo l'effetto che fa a tutti il mio sguardo: è come guardare un mare in tempesta e non poterlo placare.
Prima che possa dire qualcosa scappo, salto dalla finestra e corro fino alla nostra auto. Karan ci porta lontano mentre i miei soci mi insultano, io li ignoro. Mi accendo una sigaretta e fumo. Chissene frega se stavamo per essere trovati.
Alla radio parlano di un oracolo di Zeus ed io non presto attenzione. Nella tasca della mia tuta nera il mio telefono squilla. Il nome di mio fratello pulsa sul display. Ignoro anche la chiamata.
Melissa mi dà una spallata ed i suoi capelli fucsia mi urtano il viso. "Guai in vista?" mi chiede con un ghigno in faccia.
"Quando non ci sono?"
Lei sorride e guardo tutti. Ognuno ruba per conto suo, per qualcosa di proprio, ognuno di noi ruba perché il mondo gli ha fatto capire che è il modo più rischiosamente furbo di guadagnare.
Loro quattro si conoscono tutti: Melissa e Karan stanno insieme mentre Dennis e Damen sono gemelli. I primi due prima avevano un bar, poi sono arrivati Dennis e Damen a derubarlo e "si sono innamorati del mestiere". Sì, sono matti.
Mentre i due fratelli fanno questo lavoro da sempre: sono ricercati in tutta Europa. Io sono l'unico che è ancora pulito a livello legale. Rubo perché non mi resta altro da quando mio padre è morto. Lo so che rubare alla mia età non è buon segno, ma cosa lo è in questo mondo?
Racconto quello che era successo con la ragazza misteriosa ai miei soci. Loro sanno tutto di me, tra noi non devono esserci segreti.
"Quindi la figlia di Nicolas Sparks potrebbe essere una semidea?" dice Keran sistemando i capelli ricci e scuri sulla fronte.
Quel nome non mi suona affatto familiare. "Chi sarebbe Sparks?"
"È l'uomo più ricco di Micene, controlla praticamente tutta l'economia della città ed è anche abbastanza avanti in politica" continua Melissa
"Ricca, bella, testarda, con un padre ricco, due fratelli maggiori fortissimi ed un fratellino che potrebbe far il modello" penso ad alta voce "mi sa che è proprio il mio tipo"
Scoppiano tutti a ridere.
Se le volanti della polizia ci avessero raggiunto non avremmo quest'espressione adesso...Peccato che siamo arrivati davanti casa mia. E mio fratello Axel è peggio della polizia.
"Dove ti sei cacciato, Ethan?" dice guardandomi serio quando scendo dall'auto
"Non farmi la predica"
"Non lo farò, infatti"
"Lo stavi per fare" continuo
È appoggiato al portone ed è illuminato dal sole. A volte mi chiedo come faccia ad apparire così perfetto. In realtà si chiama Achille, qui sulla terra è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti - e lode -, si è appena lasciato con la sua ragazza ed ha l'aria del ragazzo perfetto. Quello che tutti vorrebbero come fratello, fidanzato, figlio...
"Patroclo, entra, dobbiamo parlare seriamente"
Quando mi chiama con il mio vero nome non è mai buon segno. Ci accomodato in cucina. Mi siedo e mi prendo una bibita gassata. Lui resta in piedi ad osservarmi. Sistema più volte i capelli biondi per non farli andare contro gli occhi color cielo limpido.
"Cosa c'è?" chiedo "Vuoi dirmi che quel che faccio è sbagliato?"
"No, quella è una tua responsabilità"
"Allora cosa c'è? Non voglio perdere tempo"
Mi osserva attentamente e poi si appoggia con le mani al tavolo. "Voglio sapere solo fino a che punto vuoi arrivare"
Cosa intende?
"Patroclo, non fare lo stupido e non comportarti come tale che non lo sei affatto!"
Tira un pugno contro il tavolo. "Nostra madre non ti ha cresciuto così! Non ti ha educato per rubare le ricchezze degli altri, non ti ha curato dalle malattie perché tu fumassi e torna in te, per favore"
Lo guardo dritto negli occhi e la sua ira e la mia si fondono. "Nostra madre ci ha abbandonato, Achille" gli ricordo "ci ha portati sulla terra consapevole che nostro padre, Peleo, fosse malato, lei è una ninfa, sa tutto"
Stringe I pugni. "Non nominare Nostra madre così"
"Lei ci ha abbandonato sapendo che nostro padre sarebbe morto!" urlo "Ci fa soffrire di proposito, per far vedere al mondo come il suo perfetto Achille sappia sopportare le sofferenze della vita e come Patroclo sia un perfetto cretino, diciamoci le cose come stanno"
Mi guarda con le lacrime agli occhi. Ha ventisei anni ma è sensibile come un bambino su questi argomenti. Abbiamo sofferto entrambi quando nostra madre ci ha abbandonati a nostro padre e quest'ultimo era costretto a cure forti per sopravvivere alla malattia che gli stava mangiando il corpo. Gli umani non potevano fare nulla ma lei lo avrebbe potuto salvare. Non l'ha fatto. Non ci ha salvato.
"Patroclo, basta"
Due parole. Quattordici lettere. Mi bastano per esplodere.
"Non smetterò di fumare, se è questo il tuo obiettivo"
"Patroclo, torna a scuola, sei giovane, puoi studiare tanto"
Il fatto che mi fa infuriare è che lo stia dicendo con sincerità. Pensa che questo possa essere un consiglio costruttivo per me.
Rido. Ma non è una risata dolce. È una risata che è tutt'altro rispetto a quel che sembra. È puro terrore.
"Achille, lo sai anche tu che sono un caso perso"
"Non dire così, non è vero"
Si avvicina a me e mi posa una mano sulla spalla. "Lo so che non è semplice realizzare quello che sta succedendo ma dobbiamo farlo, fratellino" sorride "e dobbiamo andare avanti"
Quando guardo l'azzurro dei suoi occhi mi rendo conto di quanto sia diverso dal mio. Il suo è limpido e mi disgusta ogni giorno di più.
Stringo la mascella. "Tu mi stai chiedendo qualcosa di impossibile, mi stai chiedendo di superare la morte di mio padre quando l'ho visto morire davanti ai miei occhi e tu non c'eri, tu eri in quella stupida università ed il giorno dopo mi hanno espulso e tu non hai fatto nulla!"
Mi alzo in piedi. "Mi stai chiedendo di essere una persona che non sono, fratello"
Stacca la sua mano da me e mi osserva di nuovo. "Patroclo, nostro padre è morto tre mesi fa e tu hai iniziato a rubare, a fumare, a compiere atti di pura illegalità: cosa direbbe lui adesso di te? Di suo figlio?"
Lo scanso e faccio per andarmene. "Direbbe quello che dicono tutti"
"Cioè?"
Mi giro verso di lui e la realtà mi sbatte contro per l'ennesima volta. "Che tu sei migliore di me, ed hanno ragione"
Lui sorride. "Tu non fai nulla per farli cadere nel torto"
Sbatto la porta della cucina e mi dirigo di sopra a grandi falcate. La mia camera è un completo disastro di vestiti, cibo, libri e strumenti di vario tipo. Esco sul balcone ed oltrepasso le montagne di oggetti che la animano. Accendo una sigaretta.
"Patroclo, tu non sei così" dice mio fratello alle mie spalle
"Smettila di chiamarmi così, io mi chiamo Ethan Thomson e non ho dei genitori"
Si avvicina a me e si poggia con i gomiti sulla ringhiera dove io sono seduto. Sotto le mie gambe a penzoloni volteggiano più di dieci metri d'aria.
"Su questo sbagli: tu sei Patroclo, figlio di Teti e Peleo ed un giorno tornerai sull'Olimpo con tuo fratello Achille"
Guarda malinconico l'orizzonte mentre il vento gli scompiglia le ciocche bionde. Qualcuno gli può dire che non ha senso ciò che dice?
"Sbagli tu a crederci ancora, Axel"
Salto giù ed atterro sulle gambe, come un gatto. Un umano sarebbe morto ma io non lo sono.
Mio fratello mi fulmina con lo sguardo. Io gli faccio il dito medio. "Ci vediamo stasera"
"Dove stai andando?"
Non rispondo e metto le cuffie per sentire una stazione radio.
"Ecco qui il sacerdote che ha udito il messaggio del saggio Zeus, ci dica di più" dice l'inviato
"Tutti i giovani tra i sedici ed i ventisei anni di età dovranno essere rinchiusi nelle loro case e non potranno uscire, Zeus sceglierà alcuni di loro e li porterà con sé per le sue prove"
"I genitori sono preoccupati...Perché Zeus avrebbe chiesto di rinchiudere i propri figli?"
"In modo che nessuno sappia chi sono i prescelti in quanto i giovani non sarebbero comunque in circolazione, gli unici ad essere al corrente dei ragazzi scelti sarebbero i genitori ma questo non è un problema" risponde attento il sacerdote.
Seguo l'intervista, interessato, mentre sputo del fumo fuori dai polmoni.
"E perché non sarebbe un problema?"
Il sacerdote ride. "Non lo sapete?"
"No, che cosa?"
"L'obiettivo degli Dei non è solo quello di testare il valore dei giovani per verificare se siano come gli eroi della nostra Iliade ma è anche quello di ritrovare i cosiddetti 'dei perduti' "
Per poco non soffoco nel mio stesso fumo. Che cosa ho appena sentito?
"Sarebbero dei semidei giovani che vivono sulla terra, si dice che siano meno di venti e le ninfe, le loro madri, desiderano ritrovarli"
"Dunque Zeus li selezionerà sicuramente per questi giochi"
"Esattamente"
Cercano noi. Ci rivogliono indietro...
Sorrido amaramente quando passo davanti al tempio di Atena.
Finalmente incontrerò mia madre e le farò vedere che razza di mostro ha creato. Quel bambino che lei conosceva non esiste più e farebbe bene a scappare, perché ho almeno una decina di buoni motivi per far saltare in aria l'Olimpo e loro mi stanno dando l'occasione migliore...

Nameless, la Dea PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora