Prologo

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Quando nacque la figlia di Artemide, la madre non seppe dove nasconderla. La bambina aveva candidi occhi verdi e dei lunghi capelli corvini. Era nata così: bella, pura, con la determinazione della madre negli occhi. Gli dei la paragonano alla luna e dicevano che, un giorno, avrebbe sostituito Zeus.
Quando il re degli dei la vide e le toccò la fronte, sapeva che sarebbe stata una dea di successo. La bambina sorrideva e gli dei la invidiavano per questo: lei era mezza mortale ed agli uomini non è concessa eterna felicità. La invidiavano perché lei poteva provare emozioni vere e farle provare, non come loro che erano stati costretti dal destino a comandare eternamente le sorti degli uomini.
Il divo Apollo si avvicinò alla nipote. "Antheia cara" disse "sei il fiore più brillante tra tutti, come potrai tu sopravvivere qui sull'Olimpo?"
E poi alla testarda Artemide: "Cara sorella, la tua preziosa figlia è in pericolo, le altre dee la invidiano per i suoi valori, la manderemo dalle ninfe"
Quando si fece buio, Apollo caricò con sé Antheia sul suo carro e la portò da Calliope e Teti, che stavano suonando. La prese tra le braccia la rassegnata musa della poesia e promise ad Apollo che l'avrebbe protetta come una figlia.
Antheia crebbe con Achille Pelide, lontano dalla loro terra e dai loro padri, insieme anche al magnanimo Patroclo, figlio minore di Teti.
Un giorno quest'ultima consegnò i due fanciulli al loro padre, sulla terra, e si dedicò interamente alla genuina figlia di Artemide.
Dal giorno in cui Patroclo e Achille lasciarono Antheia, i suoi Attimi di felicità diminuirono, diventò solitaria e testarda. Non si lasciava intimorire da nessuno e nessuna ninfa osava sfidare la luce che le brillava nello sguardo.
Il giorno del suo terzo compleanno si presentò Afrodite da Calliope: "Ti darò cari doni, se solo tu mi lascerai la dea perduta"
La ninfa, in un primo momento, rifiutò, ma poi vide chi Afrodite teneva tra le candide braccia: la figlia maggiore di Apollo, Agape, caratterizzata per gli occhi color tenebra di sua madre, Eris.
Tutti sapevano di quella bambina prodigio e le ninfe pregavano per poterla accudire.
Allora Teti cedette e diede, a malincuore, Antheia alla dea della bellezza.
Afrodite scese sulla terra e, non molto lontano da Micene, trovò una cerva e lì si fermò. Il verde della natura le circondava e la luna illuminava le lacrime della piccola Antheia.
"Piccola dea, tu sei invidiata e, per questo, crescerai sulla terra dimenticando le tue origini divine e vivendo come una mortale tra gli uomini"
La poggiò su un tronco mentre le piccola piangeva disperata per farsi sentire dalla madre che, però, dormiva lontana, sull'Olimpo. Cercava Patroclo e Achille ma loro erano distanti e non la potevano udire, lei era nella terra di suo padre: il cosiddetto Agamennone.
"Resterai qui fin quando il volere di Zeus non si compirà, tu non fiatare: da oggi sarai la dea senza nome"
E la bimba si disperò. Il mare le fuggiva via dagli occhi. Era notte fonda e solo una cerva le faceva compagnia.
Improvvisamente la voce di due bambini ruppe l'armonia della foresta ed Afrodite volò via.
Ettore e Paride correvano spensierati sul prato quando il più giovane la notò, la dea perduta dell'Olimpo.
"Adam, corri! C'è una bambina che piange!" urlò Paride ed Ettore lo raggiunse.
"Come ti chiami?"
"Non ho un nome" rispose la dea senza nome
I due fratelli castani si guardarono. I loro nomi non erano Ettore e Paride ma lo saranno stati, perché è ciò che erano destinati ad essere.
"Com'è possibile? Tutti hanno un nome! Vero, Eric?" chiese Ettore al suo minore.
Loro erano i figli del nuovo Agamennone, il sovrano di Micene. Avevano lo stesso padre della dea senza nome ma madri diverse...Ma questo non lo seppero mai, pensarono sempre di essere fratelli putativi, i due ragazzi con la dea perduta.
"Verissimo!" annuii il futuro Paride.
E fu allora che Afrodite intervenne nuovamente. Fece ricordare alla piccola quale sarebbe stato il suo nome sulla terra, quello che l'avrebbe caratterizzata.
"Ma certo che ce l'ho un nome!" urlò "Mi chiamo Nameless"
Da quel giorno, la luna non smise più di brillare.

Nameless, la Dea PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora