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Chi fosse Park Jimin erano in tanti a saperlo, ma le persone che potevano dire di conoscerlo veramente si contavano sulle dita delle mani. Tutti lo conoscevano come la star della scuola, con la sua personalità carismatica grazie alla quale era facile guadagnarsi la fiducia e l'affetto delle persone. Circondato da amici ad ogni ora non era mai solo, era sempre al centro dell'attenzione. Se non era per popolarità generale o per il talento nel basket, lo era anche per i suoi buoni voti. Insomma, un alunno modello che tutti ammiravano e avrebbero voluto nella propria rete di conoscenze. Tuttavia, veramente pochi conoscevano Jimin come il ragazzo a cui piaceva passare pomeriggi interi a giocare ai videogiochi in qualche internet-cafè o bazzicando negli arcade di periferia dove era più semplice evitare gente che pretendeva di essere suo amico semplicemente perchè erano al corrente dei gossip del momento e di chissà che altra diceria sul suo conto. La madre era spesso impegnata con il lavoro fino a tarda sera ma nonostante ciò adorava suo figlio e in ogni momento libero video-chiamava Jimin per stare con lui, anche se a distanza, oppure organizzavano weekend madre-figlio fuori porta ogni qualvolta i loro impegni settimanali lo permettevano. Sua madre era tutto ciò che restava della sua famiglia e l'unica persona al mondo che avrebbe amato con ogni cellula presente nel suo corpo fino alla fine dei suoi giorni. La gentilezza e l'attitudine allo studio li aveva ereditati da lei. Un'altra cosa in comune con lei era la passione per i cani. Per rimediare alla mancanza di un cane di famiglia, Jimin decise di investire parte del suo tempo libero facendo il dog-sitter potendo così stare a contatto con amici a quattro zampe e guadagnare qualcosa al tempo stesso.

L'anno scolastico era ormai giunto al termine, gli ultimi esami erano stati dati e mancava solo il match di quella sera e la cerimonia di diploma nel weekend prima che potesse entrare definitivamente in modalità vacanze estive. Nonostante fosse positivo riguardo gli esiti degli esami e della buona riuscita della partita imminente, la sua mente era consumata da pensieri riguardanti le lettere anonime che da tempo riceveva nel suo armadietto. Ad essere più specifici, ciò su cui era fissato era l'identità del mittente e il fatto che la persona dietro quelle lettere e il ragazzo per cui iniziava segretamente a provare altro oltre che ammirazione fossero lo stesso individuo. Dopo aver letto le ultime lettere e aver panicato per qualche giorno cercando di fare ordine nella propria testa, aveva deciso di scrivere a sua volta una lettera in risposta a tutto ciò che gli era stato scritto. Aveva pensato di affrontare Yoongi di persona ma era più che sicuro che una lettera fosse la cosa migliore in quel momento. L'unica pecca era che non c'era modo di venire a conoscenza della reazione di Yoongi nel ricevere la sua dichiarazione e le scuse per averlo fatto soffrire inconsapevolmente. In quelle settimane trascorse dall'ultimo scambio di lettere il suo cuore non gli dava pace nemmeno di notte, battendo all'impazzata. Sperava con tutto sé stesso che Yoongi lo perdonasse. Aveva riletto le sue lettere più volte e cercato più volte di trovare un momento per parlargli ma il tempo che avevano insieme a scuola era sempre più agli sgoccioli a causa degli esami di fine anno, e infine non riuscì nel suo intento. Sospettava che in parte fosse anche colpa di Yoongi, notando che quando si incontravano per i corridoi cambiava percorso o gli passava accanto fingendo di ignorarlo chiacchierando con un'amica o fissando il telefono camminando spedito. Tutto questo lo tormentava. Faticava ancora a capacitarsi del fatto che "Nessuno" era Yoongi, il ragazzo con cui condivideva il banco in alcuni laboratori, e per cui aveva una cotta da tempo. Non avrebbe mai immaginato che una persona all'apparenza calma e gentile potesse nascondere emozioni così profonde e turbolente da farlo scuotere dentro semplicemente leggendo parole nero su bianco. Nelle loro solite conversazioni si intuiva sensibilità ma nulla di tutto ciò era sorto in superficie. Mentre si allenava per l'ultima partita del campionato e durante tutto il restante tempo speso a casa da solo continuava passare in rassegna le loro conversazioni e rileggere le lettere ancora e ancora e infine a immaginare come sarebbe stato quel bacio alla sua festa di compleanno se solo non fosse stato così stupido e avvesse capito prima la situazione.

Locker 013 || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora