Dark Side [ita] //Volume 2//

7

«Io... non so seriamente che dire», Kirishima si grattò nervosamente la nuca guardando il verde al suo fianco. Izuku stava arrossendo da quando aveva lasciato la stanza, da quando aveva lasciato Katsuki da solo con la promessa che sarebbe tornato a breve. Ma l'imbarazzo che cresceva in lui era tanto, così potente da costringerlo a tremare ad ogni sospiro di Kirishima.

Il demone Rosso lo squadrò cercando di tranquillizzarlo, «Hey, non devi mica imbarazzarti». L'angelo scosse la testa lasciando intravedere il suo volto da sotto il cappuccio. «Scusa, non avrei mai voluto che assistissi a-a... a quello». Le dita candide massaggiarono lentamente le labbra arrossate. Poteva ancora percepire il calore emesso da Katsuki, il calore che aveva bruciato lievemente le sue labbra lasciando sopra la superficie l'impronta evidente del passaggio del biondo.

Il demone mugugnò tentando di avvicinarsi il più possibile all'angelo. «Non devi chiedermi scusa. E poi...» Kiri si fermò per riflettere sospirando con un sorriso amichevole in volto. «E poi non vi ho visto fare niente di così... audace» di nuovo le gote dell'Angelo presero a surriscaldarsi.

«Non avrei dovuto. So quanto sia sbagliato, ma... non sono riuscito a resistere». Il passo di Kirishima aumentò e quest'ultimo si ritrovò faccia a faccia con Izuku che mantenne uno sguardo pacato guardando avanti a sé verso quei due occhioni rossi fuoco che lo squadravano. «Non è sbagliato», dopo le parole dette da Kirishima cadde il silenzio. I due si scambiarono un breve sguardo mentre i loro passi aumentavano di volume fino a impesantirsi. «Senti, non voglio e non posso farti la predica ora... ma voglio che tu ragioni su una cosa».

Izuku fu preso con irruenza dalle spalle e costretto ad avvicinarsi ancor di più al calore emanato dal Rosso demone. Calò un profondo silenzio tra di loro prima che tutto ciò venisse infranto dalla voce, resa un sibilo, del demone. «Lui ti ama». Le labbra si serrano. «Bakugo ti ama Midoriya. Vuole te perché tu riesci a capirlo, vuole te perché tu sei diverso, e cazzo se cerca di fartelo notare ogni giorno».

«Io...» le parole gli morirono sul nascere, non seppe cosa fare o dire. Il suo cuore ormai era un tamburo che suonava un ritmo costante e frenetico mentre il suo respiro cessava di esistere. Guardò in basso serrando i pugni. Lo sapeva, l'aveva intuito, sapeva cosa Katsuki provasse per lui e ciò che Kirishima gli ha confessato è stata solo l'ennesima conferma di ciò che la sua mente pensava dalla fine della guerra.

Ma cosa fare? Su questo non riusciva a trovare una soluzione. E soprattutto, provava le stesse cose? Sì... le provava, e non poteva farci niente. Ma più si convinceva di amarlo, più sentiva il peccato accrescersi nei suoi polmoni fino al cervello. Gli aveva chiesto di marchiarlo, Katsuki poteva marchiarlo seduta stante, nominarlo suo. Ma non l'ha fatto, non l'ha voluto fare perché non era il momento giusto. E se aspettasse solo che lui fosse seriamente pronto?

«Lo so...» sibilò mordicchiandosi il labbro infiammato. «Tutto questo». Lentamente afferrò il lembo destro del grande mantello che lo copriva, alzandolo con un netto movimento dell'arto. Il lato destro del suo corpo fu lasciato in balia dell'aria bollente che gli solleticò la pelle bruciando i peli, ma non gli importò. Poi continuò, «Io sono una creatura celeste caduta». Tirò in avanti l'avambraccio rimasto scoperto per poi indicare le linee nere e dorate che disegnavano il marchio dell'esilio dal paradiso.

Il demone grugnì aprendo le labbra per parlare. «Appunto, sei stato esiliato, ciò significa che non hai più legami con il paradiso, giusto?» Izuku annuì, «Se rimarrò qui, se dovrò stare al fianco di Kacchan allora voglio che il paradiso capisca... capisca che c'è un modo per togliere i muri che ci hanno sempre separato».

Il mantello fu lasciato e di nuovo il corpo sinuoso dell'Angelo fu coperto dal tessuto marrone. «Non dire "se dovrò", devi decidere tu se-» «Lo voglio». Un leggero sorriso spuntò sul volto del Rosso che ghignò gonfiando il petto. «Non fraintendermi, perché l'ho deciso io».