Dark Side [ita] //Volume 2//

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[BOOM! Ebbene sì sono tornata! Scusate l'attesa ma direi che mi sono impegnata parecchio per questo capitolo. Infatti che è abbastanza lungo e ricco di dettagli!
Verrà suddiviso in due parti per non creare un unico capitolo lungo! Perciò la seconda parte arriverà nei prossimi giorni!
Nel resto buona lettura!!!]

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[Izuku]

«Izuku... dove vai, tesoro?»
La mia mano abbassò la maniglia dorata; guardai mia madre, la cui faccia era accarezzata dalla luce lunare mentre con le mani indicava il tavolo in cucina apparecchiato per la cena. Sentii il nodo alla gola farsi più teso mentre ero costretto a sfoggiare un sorriso forzato verso di lei.

Cosa avrei potuto dirle? Ormai non c'era più alcun segreto tra di noi, perché crearne di nuovi? Il cuore mi batteva forte nel petto. Lasciai la maniglia, stringendo tra le braccia il tessuto logoro del mantello marrone. Lo accarezzai come se fosse il mio modo di scaricare lo stress, passando i pollici sul tessuto ruvido e strofinando una piccola parte tra le dita.
«Stavo uscendo...» annunciai, cercando di non stabilire un contatto visivo con i suoi due occhioni materni.
«Kacchan... voleva portarmi in un posto... questa sera.» la mia voce tremò. Sentii i suoi passi avvicinarsi, il pavimento sotto di noi segnalava il suo arrivo davanti a me.

Le mie guance pizzicavano da tempo, forse colorate di un rosso acceso. Mi aspettavo qualche domanda, dalle più banali alle più stravaganti, ma con stupore mia madre mi prese il polso, tirandomi verso di lei e schioccando un bacio sulla mia guancia.

«Divertiti...» sussurrò. La guardai con occhi sgranati, toccandomi con la mano la guancia. Il suo volto non mostrava la serenità abituale; nascondeva una spessa patina di terrore e preoccupazione. I suoi occhi, lucidi di lacrime, minacciavano di scendere. Sapevo che non stesse piangendo per la cena saltata, ma per il semplice pensiero di potermi perdere di vista con Kacchan.

Mi tirai su, non riuscendo più a reggere quella vista che mi riempiva di rimpianto per la mia scelta, e mi voltai, abbassando di nuovo la maniglia e spalancando la porta.
«Izuku...» sospirai, alzando la testa in alto, lasciandomi andare in un sospiro nervoso. «Dimmi...» la incoraggiai a continuare, dandole ancora le spalle.

«Per favore, non andare...» Il mio cuore batteva forte, un martello impazzito nel petto mentre mi immobilizzai per un momento, colto da un'idea inaspettata. Lasciare mia madre da sola con le sue paure era come subire un fulmine dritto al centro dell'anima. La fragilità del suo sguardo e la tensione nella sua voce mi confusero.

Non capì il suo cambio di umore, forse aveva deciso di aprirsi per l'ultima volta con me?

«Ma... Kacchan ha bisogno di me,» mormorai a me stesso, cercando di giustificare la mia decisione. Dovetti finalmente voltarmi e guardare mia madre negli occhi.

Inko fece un passo avanti, il suo labbro tremava mentre ricominciò a parlare «Izuku, io... so che quello che provi per lui è forte, ma ricorda, i demoni non sono come noi. Hanno i-istinti diversi. P-otresti essere in pericolo.» Tirò su il naso, singhiozzando mentre passava la mano sul mio braccio... Là dove il segno dell'esilio spiccava sulla mia pelle pallida.

Ero ancora un esiliato dal Paradiso? Sì, da quando il Re era stato ucciso nessuno avrebbe potuto cancellare quel segno dalla mia pelle. Neppure Mitsuki poteva farci qualcosa, né lei né il marito.

Ritornai alle sue parole, e qualcosa in me premeva un bottone nascosto nel cervello. Un bottone che attivava una parte di me nata per proteggere. «La gente parla,» risposi, cercando di mantenere la calma, ma il mio odore venne rilasciato dai pori in una fragranza pungente che mi resi conto dopo quanto fosse mescolata a quella di Kacchan. Serrai la mascella: «Ma Kacchan è diverso. È l'unico che mi capisce davvero.» Realizzai di non star solo cercando di persuadere mia madre, ma anche di convincere me stesso.