Il treno partì in orario, Rachel trovo posto facilmente, non c'erano molti pendolari e anche quelli che doveva percorre la tratta lunga come lei erano relativamente pochi, li si riconosceva dalle valige.
Il treno non era diretto, Rachel sapeva che ci sarebbero state molte fermate e che avrebbe dovuto viaggiare anche di notte, ma il prezzo del biglietto era così economico che non le importò di dover soffrire un po'. Almeno avrebbe passato la notte al caldo.
Rachel non aveva avuto modo di pranzare, tra una cosa e l'altra, ora che si era sistemata poté tirare fuori uno dei pasti e mangiare con calma.
Alla seconda fermata il treno fece scendere tutti i pendolari, mentre salirono altri passeggeri con valige. Un uomo si sedette proprio accanto alla ragazza.
Rachel lo guardò un attimo, ma sentendo che sarebbe stato maleducato da parte sua continuare a fissarlo, distolse lo sguardo.
Dopo venti minuti, però, l'uomo non riuscì più a trattenersi e chiese: «Ragazza, quel sangue sulla fronte...»
Fu solo allora che Rachel si ricordò, in casa non aveva specchio, ma quando andò al supermercato, al reparto abbigliamento, riuscì per la prima volta a vedere il suo aspetto, e non poté non notare il sangue rappreso tra i capelli e parte della fronte.
«Sono uscita dall'ospedale e a casa non ho acqua.» Provò a giustificarsi Rachel ma si senti patetica nel dirlo.
L'uomo strinse le labbra prima di dire: «Ragazza, c'è un bagno sul treno, puoi andare a darti una rinfrescata. Se non vuoi lasciare la tua valigia incustodita puoi chiedere al capotreno di riporla in uno scomparto apposito, oppure lasciarla qui, se ti fidi, posso tenerla d'occhio io.»
Rachel non aveva nulla di valore nella valigia, le cose importanti erano su di lei e ben custodite.
«Lascio la valigia qui, grazie per il consiglio!»
La ragazza prese il beauty case e un asciugamano dal trolley e si diresse in bagno.
Per la prima volta, Rachel si concesse di osservarsi bene allo specchio.
Il volto pallido e incorniciato da capelli neri a caschetto. Occhi grigi che esprimevano sia una certa dolcezza ma anche saggezza, era strano perché lei di certo non riusciva ad identificarsi in nessuno dei due.
La ragazza iniziò a lavarsi, cercò di pulire anche il suo corpo che rimandava ancora un certo odore di ospedale e sudore.
Dopo essersi rinfrescata, Rachel si sentì meglio, realizzando, solo ora, di quanto ne avesse avuto bisogno. Per ultimo pulì i denti, e dopo essersi spazzolata i capelli, tornò al suo posto.
L'uomo le fece spazio e Rachel poté sedersi al suo posto.
«Stai meglio, così!»
«Sì, grazie! Ne avevo davvero bisogno.»
«La tua famiglia ti sta aspettando a casa?»
«Non ho nessuno, mi sto trasferendo in una nuova scuola.»
«Orfana?» Azzardò l'uomo.
«No! Qualcosa del genere.»
Visto che l'uomo era interessato alle sue cose, anche Rachel si permise di chiedere: « Lei, sta tornando a casa?»
«No! Nuovo impiego, sono un insegnante.»
«Dove è stato trasferito?»
«Città di Radeil, Accademia Militare.»
«Sto andando anch'io lì, allora potrebbe diventare un mio insegnante.»
«Non sei troppo giovane? Hai finito le scuole superiori?»
«Sono al secondo superiore, il preside non ha fatto cenno ad altro quando mi ha consigliato di trasferirmi.»
«Hai con te la lettera di accettazione?»
«Sì! Mi è arrivata per email.»
«Posso vederla?»
«Va bene!»
Rachel aprì la posta elettronica e mostrò la lettera, l'uomo prese il cellulare che gli veniva porto e iniziò a scartabellare, alla fine disse: «C'è un allegato che non è stato aperto. A grandi linee sei stata ammessa alla Scuola Superiore Militare, non all'Accademia.»
«C'è differenza?»
«Sì! La scuola militare è un istituto superiore, vi si può accedere in due modi, o per merito o come figli di reduci di guerra o in servizio attivo.»
L'uomo restituì il telefono a Rachel e continuò a spiegare.
«La Scuola Superiore Militare può essere frequentata anche da chi non aspira a diventare un militare, ma chi lo desidera, una volta diplomato, ha la precedenza nelle liste per entrare nelle accademie militari di tutto il paese. L'accademia è una scuola a cui si può accedere dopo aver ottenuto il diploma di scuola superiore.»
«L'accademia e la scuola superiore sono lontane tra di loro?»
«È lo stesso complesso, anche se gli spazi non sono comuni... Rachel, giusto? L'ho visto nella lettera di accettazione alla scuola militare.»
«Sì! Mi chiamo Rachel Lorens.»
«Tenente Maggiore Goodman Matthew. Sono insegnante di matematica.»
«Piacere di fare la sua conoscenza.»
«Piacere mio, mia cara!»
«Quindi è un militare?»
«Riservista!»
I due parlarono di cose di poca importanza, fino a che il signor Goodman chiese: «Come sei finita in ospedale?»
«Sono caduta da un ponte, anche se la cosa non è del tutto certa, alcuni dicono che mi sono buttata.»
«Non lo sai?»
«No! Ho perso la memoria.»
«La tua famiglia... sa di te? Non ho capito se sei orfana o cosa!»
«Sanno di me, sono stata disconosciuta, così il preside della mia scuola mi ha consigliato di trasferirmi in un'altra scuola.»
«La cosa sembra un po' complessa.»
«Non saprei, non ho ricordi. Per me è abbastanza chiaro, non mi vogliono quindi me ne vado. Un equazione molto semplice.»
Questo fece ridere il signor Goodman, suo malgrado.
«Come ti senti fisicamente?»
«Un po' fragile a dire il vero. Non tanto per le ecchimosi sul mio corpo, ma ho un versamento nel cervello, sento di non essere molto in forma.»
«Emorragia intracranica?»
«Sì! Era il nome riportato sul foglio di uscita dall'ospedale.»
«Cosa ti hanno detto i medici?»
«Mi hanno somministrato farmaci antiedema cerebrale per una settimana, poi sono stata dimessa, mi hanno detto di non fare sforzi e di tenere la pressione del sangue sotto controllo, lo stress avrebbe potuto farla aumentare e in caso andare in ospedale per farmi prescrivere farmaci antipertensivi e diuretici.»
«Hai la documentazione rilasciata dall'ospedale?»
«Sì! Sul cellulare.»
«Devi portare la documentazione all'infermiere della scuola, non dimenticare di farlo.»
«Ho capito!»
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HO PERSO LA MEMORIA!
Historia CortaQuesta è la prima storia che scrivo che non abbia uno sfondo di carattere magico. Una storia breve sulla vita di una ragazza che perde la memoria e gli affetti, senza rendersi conto, che in realtà, ci sono molto persone che si preoccupano per lei e...