Le lezioni erano riprese, un'improvvisa ondata di caldo aveva fatto sciogliere la neve. Per la prima volta da quando Rachel aveva iniziato a frequentare la Scuola Superiore Militare poté partecipare alle lezioni di ginnastica.
«Va bene ragazzi, tutti qui, veloci!»
L'insegnante di ginnastica ha una voce potente e può farsi sentire a distanza con facilità.
Rachel si posizionò davanti all'insegnante in fila come tutti gli altri suoi compagni di classe.
«Voglio tre giri di campo, passo lento. Non voglio vedervi correre come dei pazzi per poi rimanere spolmonati dopo solo cento metri. Trovate il vostro passo, quando sentite di non farcela, camminate e recuperate. Avete capito?»
«Sì!» risposero tutti gli studenti.
«Di corsa!»
Rachel iniziò a correre cercando un passo ottimale che le permettesse di poter fare tre giri senza stancarsi troppo, ma soprattutto di riuscire a finirli.
Concentrata sulla corsa, Rachel rimase indietro, nonostante gli ammonimenti del professore, gli altri studenti avevano scelto un passo più lungo del suo.
La temperatura dell'aria era tiepida, il sole non era coperto da nuvole, ma non era fastidioso, Rachel aveva trovato il suo passo e di tanto in tanto doveva rallentare perché la neve sciolta aveva formato fanghiglia e non voleva rischiare di scivolare.
Mentre Rachel teneva sotto controllo il terreno, alcuni studenti scivolarono a poca distanza da lei, quando li oltrepassò, questi erano ricoperti di fango, ma non sembravano turbati, ansi, scoppiarono a ridere prima di rimettersi in piedi e tornare a correre.
Rachel riuscì a portare a termine i tre giri così come gli altri compagni di classe, non era stata la più veloce, ma non importava, ciò che contava era riuscirci.
Dopo la corsa iniziarono a fare alcuni esercizi per poi passare al campo di pratica, con una pista ad ostacoli più bassi di quelli che Rachel aveva visto all'Accademia Militare, ma altrettanto tosta.
Rachel fu la terza a partire, il primo ostacolo era un muro di un metro e mezzo, seguito da una barra mobile su cui doveva camminare senza cadere, zona con filo spinato da strisciare sotto, vasca di fango da attraversare, corsa in salita, ostacoli da saltare, un altro muro da scavalcare ma tre metri con corda per la salita e una dall'altra parte per calarsi, e alla fine correre in discesa fino a tornare al punto di partenza.
Arrivata al traguardo, Rachel era così distrutta che si buttò a terra vicino agli altri studenti che erano davanti a lei e come lei non riuscivano a ricordarsi come fare a respirare nel modo giusto.
Sembrava che aver partecipato alla lezione di educazione fisica avesse reso Rachel più interessante ai suoi compagni di classe che per la prima volta le si avvicinarono non per mera curiosità ma per conoscerla.
Rachel lo fece presente alla dottoressa Smith, era curiosa di capire il perché di questo comportamento.
«Non è poi così strano, sei entrata in una scuola paramilitare ma non hai mai partecipato alle attività militari, così ti hanno snobbata pensando che non facessi parte del loro gruppo.»
«Non ha senso!»
«No! Ma come te, i tuoi compagni sono giovani e percepiscono le cose in base a quello che loro stessi fanno. Se tu non ti comporti come loro, loro pensano che non li riconosci o che li stai evitando.»
«Non sono sicura di aver capito.»
«Non ti preoccupare, se ti piacciono parla con loro, se li trovi fastidiosi ignorali e basta. Il fine settimana sei libera?»
«Sabato mattina lezione, per il resto libera.»
«Se vuoi venire ad aiutarmi, sei la benvenuta.»
«Allora ci sarò.»
Dopo aver lasciato l'infermeria, Rachel andò al lago, il sole stava iniziando a calare e si rifletteva sullo specchio d'acqua, la ragazza voleva fare qualche foto da condividere con la dottoressa Smith e con il professor Goodman.
Mentre, Rachel, scattava foto, sentì dei passi dietro di lei, così usò la telecamera del telefono cellulare per vedere chi fosse, non riconoscendo la persona, si mise in guardia.
Rachel finse di aver finito e iniziò ad allontanarsi quando l'uomo la chiamò: «Ho saputo che c'è una Anderson iscritta qui, ma non pensavo di imbattermi proprio in te.»
Rachel fece finta di non capire che l'uomo stesse parlando con lei, nel frattempo chiamò con il cellulare il professor Goodman.
«RAGAZZA!» urlò quello come se qualcuno avesse calpestato la sua autorità.
Rachel si girò con il volto confuso e chiese: «Signore, ce l'ha con me?»
«Sei forse sorda? Quanti Anderson ci sono qui?»
«Signore, sono sola! Sono arrivata al laghetto per scattare foto. Non c'è nessuna Anderson qui. Forse l'hanno informata male.»
Il riferimento al laghetto era ovviamente per il professor Goodman che in quel momento stava ascoltando.
«Non sei Rachel Anderson?»
«No! Signore.»
Rachel stava cercando di prendere distanza, perché l'uomo continuava ad avvicinarsi e sentiva un forte senso di pericolo venire da lui.
«Come ti chiami?»
«Non ho intenzione di rispondere alla sua domanda, visto che lei mi ha aggredito verbalmente e non si è presentato. Tolgo il disturbo.»
«FERMATI SUBITO!»
Rachel accelerò il passo mentre sentiva l'uomo correre verso di lei, la ragazza arrivò vicino al forno in muratura con il quale aveva cotto le castagne, afferrò un attizzatoio posato li vicino proprio mentre sentiva la presenza dell'uomo sovrastarla, Rachel si girò di scatto colpendo con tutta la sua forza, l'attizzatoio cadde con forza sulla testa dell'uomo che iniziò a sanguinare.
L'uomo tirò fuori la pistola e Rachel presa dal panico afferrò la mano dell'uomo nel tentativo di deviare l'arma, ma il braccio del soldato era fermo e troppo forte per lei e in quel momento si maledisse per aver lasciato cadere l'attizzatoio, così sferrò un calcio in mezzo alle gambe del soldato.
L'uomo premette il grilletto mentre si accasciava dal dolore, il colpo sfiorò la spalla di Rachel lasciando un segno sanguinate che le imbrattò la camicia bianca, mentre la pistola cadeva a terra.
Con il cuore in gola, Rachel calciò lontano la pistola, era l'unica cosa che poteva fare, dietro di sé c'era il forno in muratura e davanti il soldato che la minacciava.
Il soldato più furioso che mai, si riprese subito e, si avventò su Rachel afferrandola per il collo stringendo con forza.
Rachel cercò di liberarsi da quella morsa, ma era impotente, sentiva il fiato venire meno e la vista oscurarsi, quando pensò che sarebbe morta, fu liberata.
«Polizia Militare. Fermo!» Sentì urlare Rachel mentre accasciata a terra cercava disperatamente aria.
Ci fu il caos più totale, dieci militari, Rachel non sapeva bene il grado, ma si erano identificati come Polizia Militare, comunque, riuscirono a togliere Rachel dalle mani dell'uomo e ad arrestarlo.
Il professor Goodman, era lì anche lui, arrivato insieme alla Polizia Militare e ad altri ufficiali.
«Vieni Rachel, ti porto in infermeria.»
«Gra..z.ie!» Cercò di dire la ragazza, ma la voce non voleva uscire.
«Non sforzare la voce, andrà tutto bene. Tranquilla!»
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HO PERSO LA MEMORIA!
Historia CortaQuesta è la prima storia che scrivo che non abbia uno sfondo di carattere magico. Una storia breve sulla vita di una ragazza che perde la memoria e gli affetti, senza rendersi conto, che in realtà, ci sono molto persone che si preoccupano per lei e...