Capitolo 8

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Myia

Al mattino seguente il sole sorse timidamente tra i palazzi della città, tingendo il cielo di piccole sfumature rosate.

Dopo essermi alzata dal letto, un leggero brivido percorse la mia schiena, giungendo fino alle spalle. Raggiunsi la finestra, intenta ad aprire le tende per far entrare un po' di luce. Attraverso il vetro, scorsi una leggera brina che ricopriva i tetti delle auto e i rami degli alberi.

Presa dal freddo, mi infilai la vestaglia di raso, regalata da mia madre lo scorso Natale. Poi, con passi pesanti, scesi in cucina dove trovai i miei genitori a fare colazione.

«Tesoro buongiorno». Cinguettò mia madre vedendomi varcare la porta.

«Buongiorno mamma». Mi avvicinai a lei, dandole un dolce bacio sulla tempia.
La lasciai distrarsi, per poi rubarle un biscotto appena sfornato.

«Furba la ragazza».

Sorrisi istintivamente mentre mi sedevo accanto a mio padre, intenzionato a leggersi il giornale come ogni mattina.

«Buongiorno amore».

«Buongiorno papà».

«Altair dov'è?». Domandò mia madre sedendosi davanti a mio padre.

«Non lo so». Risposi, con un'alzata di spalle.

«Puoi andare a cercarlo? Non vorrei che stesse continuando a dormire. Oggi abbiamo di cose da fare, deve prepararsi anche lui per stasera». Aggiunse lui guardandomi.

«Scusami, ma perché non ci vai tu?».

«Mi sono già seduto».

«Anche io!». Esclamai facendoglielo notare.

«Beh, ma io lo ero ancor prima di te». Mi fece l'occhiolino e io non potei fare a meno di assecondarlo. Dopo un grande sospiro svogliato, mi diressi al piano superiore e, senza bussare, mi avventai nella sua stanza.

«Altair la colazione è già...». Mi interruppi da sola non vedendo nessuno in camera.

Mi guardai intorno, sbirciando tra quelle pareti scure, e al tempo stesso sperando che nessuno mi vedesse. A catturare la mia curiosità fu un libro aperto sul letto.

Fin da piccola, tutto ciò che era scritto su carta mi aveva sempre affascinato, urlava il mio nome, richiamando tutta la mia attenzione.

«Che stai facendo?». Quella voce mi mise i brividi.

Senza pensarci due volte, mi girai di scatto, rimanendo senza fiato non appena vidi quella figura alta e possente, appoggiata allo stipite della porta. Il suo sguardo era carico di sorpresa e irritazione.

Avvolto con un solo asciugamano intorno ai fianchi, Altair entrò dentro.

I capelli bagnati fecero ricadere qualche goccia sul suo viso e sul corpo.

«Ti s-stavo cercando».

«Che c'è? Ti manco quando non sono con te?». Avanzó di qualche passo, avvicinandosi nella mia direzione.

Quella rosa bianca Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora