Myia Parker, una brillante ragazza di 17 anni, è costretta a trasferirsi in Spagna insieme ai suoi genitori per motivi di lavoro. Ha due obiettivi nella vita: entrare ad Oxford e diventare criminologa. I suoi sogni sono appesi a un filo trasparente...
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Avevamo percorso strade chilometriche. Varcato confini, navigando oltre oceano, assaporando il retrogusto amaro del cambiamento.
E ogni volta che mi ritrovavo davanti casa, con in mano una valigia pronta, continuavo percepire le stesse emozioni.
Mancavano solo dieci minuti alla partenza ed eravamo già in ritardo per colpa di mia madre.
Altair e mio padre si erano gentilmente offerti di portare le valige in macchina e, come sempre, non mancarono le lamentele di quest'ultimo. Mia madre, come sempre, aveva esagerato con le cose da portarsi. Capitava spesso, perché ogni volta la sua valigia finiva per traboccare di oggetti, a parer mio superflui, ed era costretta a optare per un secondo bagaglio.
Dovevamo stare fuori solo tre giorni, eppure era riuscita a portarsi dietro la metà del suo armadio.
«Myia». Quando mi voltai vidi Berenice avanzare verso di me. Aveva in mano una sfilza di panni da stirare, ma quando si ritrovò a pochi passi mi porse una piccola scatolina blu.
«Ti ho preso un pensierino».
Rimasi sorpresa dal suo gesto, non capendone il motivo.
«Bery... non dovevi».
«È una sciocchezza tesoro. Quando l'ho vista ho pensato subito a te». Posò lo sguardo sulla scatola che avevo in mano, e solo allora mi sbrigai ad aprirla. Quando vidi il contenuto ne rimasi affascinata.
Era una collana: aveva un ciondolo fatto a simbolo di luna tempestato di piccoli diamanti bianchi. Due ciuffi pendenti pendevano dalla luna, come se fossero stelle cadenti.
Era bellissima.
«È... m-meravigliosa».
Lei sapeva quanto amassi l'astronomia e ogni volta che ne aveva l'occasione, non perdeva tempo a ricordarmi di quanto le facesse piacere vedermi felice nell'emozionarmi in questo modo.
«Vuoi indossarla?».
«Sì». Gli rivolsi un sorriso sincero, ampio e smagliante. Poi mi girai, dandole le spalle e raccogliendo i capelli da un lato. Lei, con delicatezza, mi allacciò la collana.
«Allora? Come mi sta?».
«Ti sta molto bene». Mi sorrise e con due occhi pieni di amore mi colmò il petto, come solo lei sapeva fare. Unica nel suo genere.
