Capitolo 14

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Myia

Dicono che la notte porta consiglio

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Dicono che la notte porta consiglio.

Ma può una sola notte distruggere quel minimo di orgoglio e lucidità che mi era rimasto?

La risposta è una: sì.

Tutto ciò che ricordavo erano i rimorsi per quello che avevo fatto, o meglio dire, che gli avevo lasciato fare. Seduta sulla scrivania, con il computer di fianco e una tazza di cioccolata calda in mano, fissai fuori dalla finestra con occhi stanchi e pesanti.

Questa mattina avevo dormito all'incirca cinque ore.

Per prendere sonno mi ci era voluto un bel po': continuavo a girarmi nel letto, assorta da mille pensieri, dalla sua presenza che, seppur invisibile, mi perseguitava.

Arrivati all'ora di pranzo, decisi di saltare il pasto.
Avevo lo stomaco chiuso e una profonda nausea che non smetteva di tartassarlo.

Nel pomeriggio non avevo lezioni di inglese e questo un po' mi rassicurò, perché invece di stare seduta dietro la mia postazione, passai gran parte del pomeriggio stesa sul letto, con il Pc sulle ginocchia, e il libro di inglese accanto.

Mi esercitai per ben due ore facendo test su test, compilando quegli inutili spazi vuoti con parole nascoste, a tratti sconosciute.

Nel tardo pomeriggio mi ero concessa una doccia calda, fino ad arrivare a cena.

«Myia, posso entrare?». La voce di Berenice mi fece sobbalzare per un attimo.

«Entra pure».

Nel mentre mi strinsi forte l'asciugamano intorno al corpo.

«La cena è pronta, tra quanto arrivi?». Chiese affacciandosi allo stipite della porta.

«Dammi cinque minuti e scendo. Sono appena uscita fuori dalla doccia». Risposi prendendo dalla cassettiera il primo intimo che avevo a disposizione.

«Fai con calma, ti lascio la cena al caldo». Mi rassicurò ed io la ringraziai.

Poi, a seguito, uscì fuori dalla stanza.

Prima di prepararmi scrissi un messaggio, o forse due, a Natalia per sapere come fosse andata la visita di sua madre. Oggi avrebbe avuto la risposta ufficiale. Mi sarebbe piaciuto starle accanto e andare con lei in ospedale, ma non avrei mai voluto rovinare quel momento tra madre e figlia.

Indossato l'intimo, mi precipitai verso il mio armadio per scegliere qualcosa di comodo.
In quel momento mi sarebbe bastata una tuta per scendere, ma che chiaramente feci fatica a trovare per colpa di mia madre che, pur di non lasciare fare tutto a Berenice, si ostinava a mettere in disordine i miei panni.

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