Questa è la storia del ragazzo che non sapeva riconoscere i colori e della ragazza che ne vedeva troppi ♥️
🔴 𝐓𝐖🔴 La storia contiene scene esplicite e argomenti sensibili (abuso, uso di sostanze, violenza) pertanto ne consiglio la lettura a un pu...
Alcuni comportamenti presenti in questo capitolo sono tossici e sbagliati. Non intendo offrire una visione romantica di essi, ma semplicemente mostrarli in quanti tali. 🚩 Buona lettura
🔴🏰🔴
Someone told me There's no such thing as bad thoughts
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Tremai.
Perchè è di nuovo qui?
Non udii il saluto che lui si scambiò con Ace, sentii solo la nonna.
«Ti preparo un caffè?», chiese lei.
«Grazie Margaret.»
Aggiustai il vestito appena indossato, presi un lungo respiro e mi addentrai in cucina. Qui borbottai un saluto e riconobbi subito il rumore della vecchia caffettiera che la nonna aveva messo sul fuoco. Sollevando il capo, vidi lei e Ace intenti a sistemare le scorte di caffè.
Ace teneva una grossa confezione tra le braccia, mi rivolse una rapida occhiata prima di sparire oltre la porta e scendere in cantina, secondo le direttive della nonna.
Lei lo seguì giù per i gradini che portavano allo scantinato e ben presto mi accorsi di essere rimasta sola.
«Sei tornata ora?»
O forse non proprio da sola.
Mi girai in direzione della sagoma scura che sostava in salotto. Ivory mi squadrò senza aggiungere altro, ispezionando dapprima il vestito che indossavo, poi salendo con lo sguardo fino al mio viso.
«Dov'è la lettera?» chiesi, rivolgendo l'attenzione al tavolo da pranzo.
Sbirciai tra i foglietti e le ricevute che la nonna teneva sparpagliati sul tavolo, e allungai una mano per afferrare la mia borsa appesa alla sedia.
«Ahi», gemetti perché lui mi bloccò l'avambraccio con una presa ferrea.
I suoi zaffiri intensi mi trafissero le pupille.
«Dove stai andando?»
«Sto... per uscire», farfugliai a bassa voce.
«Ora?»
Annuii, sentendo il cuore pulsare nelle orecchie.
«Non è meglio se ti cambi, prima?»
Non riuscii a sollevare gli occhi dal pavimento, forse perché avvertivo il suo sguardo pesante, troppo pressante, su di me.
«Chi è quel ragazzo?»
«Ace. È un amico», risposi senza esitazione, aspettandomi già quella domanda.
