Capitolo 17(FINALE)

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Immediatamente, le Pagine rimanenti si dissolsero, lasciando però intatto solo un rigo di una di esse. Danika intuì che avrebbe dovuto usarlo per scriverci un ultimo comando, che quindi sarebbe stato il definitivo e, potenzialmente, avrebbe potuto ribaltare le sorti di lei e di tutta la cittadina. Non avendo abbastanza tempo per pensare a come impiegarlo, nascose la riga nella tasca assieme alla penna, poi si girò accertandosi che nessuna agente l'avesse notata; erano rimaste solo due pattuglie, di cui una stava perlustrando i resti della villa mentre l'altra venne incaricata di portare la ragazza a casa, su ordine del capo che non riteneva più pericoloso lo stare in città. Salì quindi in macchina, venendo accompagnata alla sua di villa, che a differenza di quella di Flash era intatta fisicamente ma rappresentava la rottura di un'intera famiglia, i Wilson, di cui Danika era l'unica superstite del nucleo familiare più nobile. Durante il tragitto, osservava dal finestrino le vie della città, che sembravano un set di un film distopico; passarono anche dalla piazza del municipio, decisamente l'edificio più malridotto dalla guerra civile, divenuto l'emblema del decadimento della cittadina e la rottura dei rapporti fra amministrazione e popolo. Le piangeva il cuore vedere, ancora una volta, tutto ciò che era andato perso e distrutto in meno di due giorni, ma aveva ancora un barlume di speranza rappresentato da quella striscia di Pagina che il Dream Note aveva deciso di lasciarle, se si fosse trattato della volontà di esso. Notò che nessun agente le chiese nulla riguardo al Diario, pensando che forse, con la cancellazione delle Pagine restanti vennero annullati  anche i ricordi riguardo esso, ad eccezione di lei e forse Flash, che erano gli unici ad averlo utilizzato.

Ritrovatasi davanti all'ingresso della villa, fece fatica ad entrare, si sentiva un'estranea nella casa in cui aveva sempre vissuto, ma in un atto di coraggio vi accedette. Ignorò gli altri vani e corse subito in camera sua, l'unico posto della villa che sentiva le appartenesse ancora. Si mise immediatamente alla scrivania, auto-imponendosi di scrivere qualcosa sul momento, ma era troppo indecisa. Sarebbe stato l'utilizzo finale del Dream Note, non poteva tracciare un contenuto di cui c'era anche la sola minima possibilità che se ne pentisse in futuro, quindi doveva scrivere solo dopo un'adeguata riflessione. Quando però anche il sonno prese il sopravvento sul suo corpo e mente insieme all'indecisione, si arrese e si concesse di dormire, rimandando la stesura di quella fatidica frase a quando si sarebbe svegliata, probabilmente nel primo pomeriggio. Il sonno fu disturbato, tormentato dai pensieri che aveva tentato di sopprimere durante la veglia, ma che inevitabilmente l'inconscio le stava riproponendo attraverso i sogni. La sua psiche visualizzava Margareth, Joseph, Mary, Justyn e anche Peter, che veniva associato ai parenti deceduti, essendolo affettivamente per lei. Soffriva per la perdita dei cari, ma soprattutto per gli agi di cui aveva sempre beneficiato, che nonostante lei ripudiasse le aveva sempre fatto piacere usufruirne. Gran parte della sua sofferenza era quindi dovuta ad una motivazione egoista, e forse secondo lo stesso egoismo avrebbe accinto per l'ultimo volta ai poteri del Diario, anche inconsciamente.

Il suo risveglio avvenne in prima serata. Osservò il tramonto, analogamente a Flash che aveva assistito all'alba di quello stesso giorno, dalla finestra di quella camera che stava cominciando a sentire stretta come il resto dell'abitazione. Voleva uscire al più presto da quel luogo, scapparne e ricominciare da capo la sua vita, sul momento non le importava dove e come sarebbe ripartita. Prima del suo esodo, però, voleva un'ultima volta godersi la serenità e il comfort di quella villa lussuosa: si coccolò con un'abbondante colazione, usando le sempre abbondanti leccornie nella cucina, poi fece un giro per tutte le stanze, usufruendo di quelle attrezzate con palestra e piscina, e infine si immerse nell'ampio giardino posto sul retro dell'abitazione. In quell'area la famiglia era solita accogliere gli ospiti durante le feste, vi fu un anno in cui arrivarono ad ospitare circa mezza Lightville; in quel momento, invece, erano presenti solo lei e la solitudine più totale, non c'erano neanche i maggiordomi e gli addetti al mantenimento del giardino, fuggiti durante quella notte di fuoco; ma lei era contenta così, finalmente aveva compreso di preferire la quiete al chiasso ipocrita della gente, e per la prima e ultima volta in quella dimora si stava davvero sentendo nel suo mondo. Sapeva, però, che doveva andarsene al più presto, per il suo benessere psico-fisico, quindi rientrò e si diresse verso la sua camera, in modo da preparare i bagagli e andare alla ricerca di un altro alloggio. Passando dalla cucina, però, vide il televisore, che non accendeva da giorni, e le venne l'intuizione di guardare il notiziario per aggiornarsi sulle ultime notizie riguardo la cittadina, che era sicuramente diventata l'argomento di punta di quei giorni. Scoprii, quindi, che il sindaco si era dimesso, non volendo più farsi carico della città in ricostruzione, e che di conseguenza doveva ricomporsi anche tutta l'amministrazione comunale, dato che molti dei suoi membri avevano seguito le orme del primo cittadino, e i pochi ancora fedeli al loro incarico non avevano più le redini della situazione. Serviva quindi una persona che conducesse la città verso la resurrezione, un risorgimento per tutta la popolazione che fosse da esempio anche per le altre comunità.

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