Capitolo 6: Qualcosa è cambiato

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Di corsa, io e Cabello arrivammo in palestra.

"Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la riunione!" Esclamò il coach, appena ci vide arrivare.

Ci sedemmo per terra, io vicino Camila, che non sembrava tanto felice di avermi intorno, anche perché non avevamo concluso la nostra discussione.

"Come sapete, ogni anno si sceglie il capitano "dell'anno" per decidere se rimarrà in carica anche il prossimo anno, o se è necessario cambiarlo" spiegò il coach.

"Ci sono sempre state due squadre e, anche se adesso ne abbiamo solo una, dovete scegliere chi tra Camila e Lauren è stata la migliore. Dopo potrete decidere se lasciare che Lauren sia ancora la vostra capitana, o se cambiarla" continuò il coach.

"Austin, quando possiamo scegliere ? " chiese una vocina, interessata. Era Camila.

"Quando il torneo sarà terminato" rispose il coach.

Il torneo sarebbe iniziato domani, e sarebbe durato una settimana.

Austin ci raccomandò di rillassarci e riposare e ci incoraggiò.





Arrivate in camera, Cabello non mi rivolse la parola, evidentemente era ancora arrabbiata per prima.

Decisi così di andarle a parlare.

Mi avvicinai a lei, ma prima che potessi dire una parola, lei iniziò a parlare.

"Ho deciso che divideremo la stanza" si gira verso di me.
Mi guarda negli occhi.

"Sai com'è, quando due persone si odiano. E noi ci odiamo da tanto, vero Jauregui?" Alzò il tono della voce, quando pronunciò quest'ultima frase.

Sospirai "Camila ascolta, penso che sia il caso di parlarne" dissi io.

Lei si avvicinò.

"Hai detto che non vuoi stare con me, che non mi ami" calmò il suo tono di voce.

"Non ho detto che non ti amo, solo che non ho chiare le idee" dissi io.

"Va bene eri confusa perché ci siamo sempre odiate, ma ora tutto è cambiato. Dici di essere confusa , perché non sai se mi ami o se mi odi. Ma Lauren io mi sono stancata della tua confusione" continuava ad avvicinarsi a me, con un tono serio e convinto.

"Quindi fin quando non mi darai una risposta, diamoci 'una pausa', dimentichiamoci, diamoci delle distanze,perché non voglio continuare a correrti dietro" concluse lei.

"Ma io non voglio dimenticarti, Cabello" mi stavo avvicinando a lei sempre di più, ho inclinato la testa per baciarla.

Camila mi fece una carezza
"Troppo tardi, Jauregui. Vuoi giocare? Bene, giochiamo".

Si staccò da me, separò le scrivanie, i comodini, gli armadi, creò una linea separatoria.

-Caspita, quella ragazza non scherza- pensai tra me e me.

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