Capitolo 3
Critiche costruttive
Cajilan
«Sei proprio scemo.»
Mi volto a guardare Oman, che sta guidando verso Madrid. Non può togliere gli occhi dalla strada, perciò lo vedo di profilo: ha gli occhi in tempesta e la mascella tesa.
Dirmi una cosa del genere gli costa, quindi deve essere veramente, ma veramente infuriato con me. E da una parte lo capisco anche. Ho notato come si è avvicinato alla ragazza nell'ultimo periodo.
Con un gomito appoggiato sotto il finestrino, e la testa appoggiata mollemente alla mano, torno a fissare la strada davanti a noi.
«Lo so.» Dopotutto, perché negarlo? Lo credo anche io.
E mi accorgo solo adesso di stare parlando ancora in italiano. Prima, io, Loire, Oman, e tutti gli inservienti della villa ci eravamo abituati a parlare francese, ma da quando è arrivata la ragazza, io, Oman e Loire abbiamo cominciato a parlare italiano. Anche perché tutte le volte che Richard sbaglia e le parla in francese, lei lo guarda stranita.
Però non mi dispiace. Ho vissuto tanti anni della mia vita in Italia, il fascino della lingua mi è rimasto. Anche Oman non ha difficoltà, adesso, gliel'ho insegnato bene. Chissà se anche Hassan si ricorderà delle mie lezioni al riguardo. Lo scoprirò presto.
«È già un passo avanti, ma sai anche perché sei scemo?» Sospiro, perché so che non si arrenderà.
«Non sei tu a dovermi dare lezioni di buona creanza. Ti comporti allo stesso modo di un gatto irascibile ogni volta che incontri uno sconosciuto» replico.
«E questo non dovrebbe farti riflettere?» Touché. Ha ragione, so che ha ragione. Tutte le volte che non penso faccio disastri. E l'ultimo che ho fatto ne è la prova.
«Cosa vuoi che ti dica? Che ho sbagliato? Lo so che ho sbagliato. Ma non posso farci niente, quel-lo che Loire mi ha fatto è intollerabile. Mi dispiace di aver parlato così male alla ragazza, tuttavia non posso ritirare ciò che ho già detto.»
«Chiedile scusa, genio. Merita almeno questo!»
«Non lo farò.» Sono categorico. Non le chiederò scusa, affatto. Ciò che ho detto lo penso sul serio. Non voglio avere questa responsabilità. Non voglio avere niente a che fare con quella ragazza.
«Tu e il tuo stramaledetto orgoglio! Cosa ti costa, per una volta, chiedere scusa? Quello che le hai fatto è imperdonabile. Anzi, no, è peggio. Lei non merita la tua rabbia, non l'ha mica scelto lei, di essere adottata, e non c'entra niente con la decisione di Loire di renderti suo tutore. Perché diavolo hai dovuto dirle quelle cose? Quando sono andato da lei per chiederle scusa a nome tuo, non sono nemmeno entrato, perché stava piangendo a dirotto. L'hai fatta piangere senza una valida ragione, e ora non vuoi nemmeno avere la decenza di farti perdonare? Sei meglio di così.»
Qualcosa di fastidioso mi si agita nel petto mentre mi dice che l'ho fatta piangere. Quando mi arrabbio, non sono più padrone delle mie azioni, e dopo quello che le ho lanciato addosso così duramente, era praticamente ovvio che sarebbe arrivata a quel punto. E il rimorso è l'ultima sensazione che voglio provare, per cui lo caccio via. Oman dice che l'ho fatta piangere senza una ragione, però, e questo non mi va giù. Una ragione valida ce l'ho.
«Taci, per favore» gli rispondo. Lui lo fa, ma credo di aver peggiorato ancora di più la sua rabbia nei miei confronti. Guardo fuori dal finestrino. Meno di un'ora e saremo a Madrid da suo fratello. E quando verrà a saperlo, perché so che Oman non starà zitto su una cosa del genere, non credo si infurierà meno di lui. Si prospetta una vacanza idilliaca.
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Nightshadow, Nei tuoi occhi
Fantasy"Non sono né un angelo né un demone, rondinella. Ma di certo non sono il buono della storia". Lilea, una ragazza dal passato turbolento con gli occhi del colore della più pura pietra di luna e un carattere che fa invidia a un porcospino , viene adot...