Sturm und drang

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"Ahia" scattò Angel non appena il compagno felino gli poggiò una piccola borsa con del ghiaccio sul libido che aveva sulla spalla.
"Se ti lamenti già per questo non oso immaginare quando mi occuperò dei segni sul collo" disse il demone prima di ripoggiare con più delicatezza la sacca gelida "come mai sei ridotto così stavolta?" domandò senza particolare apprensione, come fosse una cosa di routine.
"Vedi..." rispose abbassando lo sguardo mantenendo un mal velato finto sorriso, come per nascondere l'effettivo peso di ciò che stava per dire "a quanto pare Val ha scoperto che...non sono libero quanto vorrebbe fuori dal lavoro"
Husk si immobilizzò per un secondo, senza però cambiare espressione.
"Capisco" continuò mentre alzava il mento del demone ragnesco per vedere meglio gli ematomi che gli martoriavano il collo "immagino non l'abbia presa troppo bene"
"Calcolando che mi ha quasi rotto un braccio per la rabbia mentre mi lanciava da una parte all'altra del camerino direi decisamente male, d'altro canto è come un bambino viziato, odia condividere i suoi giocattoli"
"E questo spiega il livido sulla spalla...ma questi sono ben diversi"
"Ecco...questi..." rispose abbastanza imbarazzato "sono perché ha tenuto a ricordarmi che nessuno può soddisfarmi come lui, a detta sua...per carità mi piace anche essere morso o graffiato nella foga dell'atto, lo rende più animalesco, ma finché tutta la carne rimane attaccata al mio corpo"
"Mh..." rispose poco convinto, per nulla felice dell'immagine mentale che si era fatto del suo compagno e Val.
Il felino si mise un po' di pomata sulla mano ed iniziò a spargerla delicatamente sui segni nerastri che spiccavano sulla bianca pelliccia.
"Mi chiedo come tu faccia a farti ridurre così e poi far sparire tutto il giorno dopo" borbottò quasi tra sé e sé"
"Il magico potere del trucco" rispose divertito "potrei insegnarti qualcosina ogni tanto" aggiunse con tono premuroso passando delicatamente la mano sul collo di Husk sul quale era visibile il segno della quasi esecuzione che aveva subito.
Il demone si sfregò il collo con un'espressione ancora leggermente spaventata.
"Vedo che anche il tuo padrone non era di buon umore" continuò Angel.
"Si..." sospirò "ma per altri motivi, anche lui sa di noi ma non gli interessa più di tanto per ora, diciamo che non sopporta che qualcuno metta in dubbio lo statu quo"
Il demone ragnesco gli afferrò dolcemente il viso e lo porto al suo petto, come si usa fare per calmare i bambini.
"Ed invece quella roba là?" disse indicando pigramente con una mano il fondo del letto senza però spostare la testa dal morbido cuscino di peli sulla quale era stato adagiato.
Poggiato ordinatamente al fondo del materasso vi era infatti un voluminoso cappotto dalla candida pelliccia bianca non particolarmente lungo, il che lasciava intuire che il suo utilizzo fosse più estetico che effettivamente adatto a tenere caldo, oltre che una piccola custodia blu scuro di quelle che solitamente vengono utilizzate per i gioielli.
"Quelli? Sono regali...di Val...per farsi perdonare di aver perso la pazienza e dirmi che comunque io rimango il suo preferito...è stato carino"
Il felino mise le mani sulle spalle del compagno e lentamente si allontanò mostrando la sua espressione visibilmente arrabbiata.
"Come scusa?!"
"Sei geloso?" domandò con un sorriso di soddisfazione in viso.
"Ma cosa c'entra?!" sbottò non capendo in che modo ciò fosse inerente al discorso "Poi che senso avrebbe essere geloso? Sei un pornoattore"
"Si, ma quello è lavoro. Tu non sei geloso di chi mi possa scopare, tu hai paura che qualcuno possa interessarsi a me, che mi faccia sentire apprezzato...che mi ami"
Al suono dell'ultima parola il pelo del demone si rizzò impercettibilmente.
"Ammettiamo anche che sia geloso non è quello il punto e lo sai" ribatté mostrando tutta la sua crescente irritazione.
"Certo che lo so" ridacchiò "è solo che..." il sorriso che aveva in volto piano piano si appiattì lasciando spazio ad uno sguardo attraverso la quale era praticamente impossibile capire cosa gli passasse per la testa, forse perché nemmeno lui lo sapeva con certezza "stavo pensando solo a com'erano le cose prima di questo, di Charlie, dell'hotel...di te...la prima volta che vidi Valentino rimasi stregato, il suo sguardo, la sua presenza, la sua decisione, era tutto così magnetico, avrei fatto di tutto per lui, per quello che riusciva a darmi, a farmi provare, e sono finito per dargli effettivamente tutto ciò che potevo, persino l'anima. Poi le cose iniziarono ad incrinarsi, le sfuriate sempre più frequenti e poi i ricatti, quanto mi sento stupido a ripensare a quante volte mi sono sentito colpevole solo perché me lo aveva detto lui, ed infine le violenze e gli abusi. Nonostante tutto ogni volta che cercava di farsi perdonare io tornavo tra le sue braccia, in fondo sapevo che non sarebbe mai cambiato nulla ma speravo di provare nuovamente quello che sentivo all'inizio. Per fortuna poi siete arrivati voi a tirarmi fuori da quel pozzo senza fine, eppure ho paura...di me stesso...ho paura che se tutto ciò che sto costruendo in questo hotel dovesse andare in fumo tornerei subito da lui"
"Ma che stronzata. Perché mai dovresti voler tornare da lui?"
"Perché non avrei di nuovo nessun altro posto in cui andare, perché avrei così paura di rimanere solo da ributtarmi tra le sue braccia"
Una solitaria lacrima sgorgò pesante dai suoi occhi umidi e scivolò sul suo viso senza avere però il tempo di arrivare a bagnargli le labbra dato che venne fermata dalla mano di Husk che con il pollice l'asciugò via.
Il demone chiuse gli occhi e lasciò che quella zampa marchiata da un cuore giallo sostenesse per un attimo il peso della sua testa e soprattutto dei suoi pensieri, l'espressione triste e rassegnata si ammorbidì. Il felino l'accompagno con delicatezza appoggiandoselo alla spalla stringendolo a sé con le ali.
"Vedrai che non accadrà" gli sussurrò all'orecchio con un tono determinato più che premuroso.
Una quiete silenziosa si riappropriò della stanza.
"Posso comunque tenere i regali?"
Un divertito sorriso ricomparve sui volti di entrambi.
"Ti piacciono?"
Il demone fece un cenno con la testa strusciandosi sul pelo del felino.
"Ti donano?"
"Adesso ti faccio vedere" rispose entusiasta mentre si scioglieva dall'abbraccio e si dirigeva verso il fondo del letto.

Angel stirò verso l'alto le braccia girando la testa per far scrocchiare il collo mentre pigramente le palpebre si dischiudevano all'alba di un nuovo giorno, mosse a tastoni le mani sul letto ma sentendo qualcosa di strano si tirò su di scatto notando che il suo compagno non era più affianco a lui. Accarezzò Porchetta che gli si era accoccolato addosso mentre prendeva il telefono per controllare l'ora, non era ancora tardi rendendo ancora più strana l'assenza del demone, spostò lo sguardo verso il comodino notando una lettera chiusa poggiataci sopra sulla quale campeggiava la scritta "Per Anthony".
"Ma chi scrive ancora lettere?!" disse in un mix di divertimento e tenerezza.
L'aprì ed inizio a leggere la tagliente e poco morbida scrittura, tipica di chi si tiene tutto dentro, del demone che occupava una relativamente piccola parte del foglio.

Sai non avrei mai pensato che qualcuno mi avrebbe mai spinto a fare una pazzia simile di mia spontanea volontà. Era da tempo immemore che avevo deciso di chiudere con le emozioni, in un mondo di criminali, psicopatici e malfattori che senso aveva ancora investire tempo ed energie nella ricerca della felicità, le poche volte che ho incontrato qualcuno meritevole dei miei sentimenti mi sono semplicemente ritrovato più rotto e vuoto di prima, dunque ho fatto la cosa che mi pareva più ovvia: appiattire tutto in un'esistenza fatta di apatica, alcol e gioco d'azzardo.
Triste vero? Sappi che il dolore galleggia anche nel liquore più denso e prima o poi riaffiora sempre, ma era comunque il modo migliore che avevo trovato per tirare avanti.
Poi per colpa tua è crollato anche il fragile e dannoso equilibrio che avevo trovato.
La prima volta che ci siamo incontrati ti ho odiato, mi sembravi fastidioso, presuntuoso, stupido ed infantile, poi conoscendo il vero te e non la maschera, che indossavi prima di tutti per nasconderti a te stesso, ho provato qualcosa che non provavo da tempo, la volontà di impegnarmi per qualcuno, il desiderio di vederti felice, la gioia che mi dava un tuo sorriso sincero.
E ti ho nuovamente odiato per questo, perché non potevi lasciarmi nel mio piattume esistenziale? Stavo male, ma ormai stavo bene nel mio dolore.
Alla fine mi sono arreso, ho deciso di dare un ultimo tentativo alle mie emozioni, ma questa volta non mi ritroverò in frantumi come tutte le altre volte.
Non c'è nobiltà nel mio gesto, non lo faccio per una volontà di giustizia divina, lo faccio perché ti meriti di essere felice, perché IO voglio vederti felice.
Non so se ciò sia altruista o no ma onestamente non mi interessa.
Devi credere nel tuo desiderio, ti redimerai, e ti aiuterò restituendoti la tua anima.
Non sono mai stato e mai sarò un tipo sdolcinato ma dato che non so come andrà a finire sembrerebbe brutto andarsene senza averti mai detto...ti amo.

Alzò gli occhi sgranati metabolizzando ciò che aveva appena letto prima fiondarsi sul telefono, avrebbe voluto chiamarlo ma lo aveva visto così poche volte col cellulare da dubitare persino che ne possedesse uno, compose un altro numero e si catapultò dentro l'armadio a prendere i primi vestiti che gli capitarono sotto mano. Il suono intermittente della chiamata si interruppe poco dopo senza che nessuno avesse risposto.
"CAZZO!" esclamò frustato precipitandosi fuori dalla porta "perché non mi rispondi neanche tu Cherri"

Non si affronta il mondo da soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora