Esecuzione capitale

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Un lieve fruscio intermittente si poteva udire riecheggiare per i lunghi e vuoti corridoi dell'hotel intervallato casualmente da un suono più deciso, simile ad un colpo di scopa. Si trattava di Husk che si trascinava svogliatamente sulle sue zampe feline lasciando andare ogni tanto la coda alla punta piumata. Con nessun nuovo ospite in arrivo e l'unico fisso a lavoro aveva ben pensato di ritirarsi un momento nella sua camera a riposare non avendo meglio da fare, arrivato davanti alla scura porta di legno della stanza passò con fare malinconico la mano sulla scritta bianca che spiccava al centro di essa, staff. Sospirò. Fare il bartender non era la cosa che gli riusciva meglio, si sentiva nato per la prestidigitazione, ma alla fine il lavoro era lavoro, e per quanto potesse non essere un granché per uno che era stato arcidemone non gli dispiaceva più di tanto, era l'essere vincolato a farlo che gli pesava ogni volta che apriva gli occhi, anche la cosa più bella del mondo può diventare un incubo se si è forzati a farlo.
Si appoggiò un momento alla parete sentendo quanto fossero morbide le sue ali, da quando aveva stretto il patto e la sua vita aveva perso di significato aveva smesso di prendersi cura si sé, pensando che tanto non aveva niente e soprattutto nessuno per cui impegnarsi a farlo, eppure in quel momento quella soffice sensazione gli piacque. Passò una mano su petto per tastare il pelo lavato da poco e sorrise.
"Le piccole cose" bisbigliò tra sé e sé "alla fine sono sempre le piccole cose" disse pensando a quanto potesse sembrare stupido visto dall'esterno.
Si staccò dalla parete e diede due colpi d'ali per risistemarsi le piume, afferrò la maniglia osservando le sue unghie feline e valutò l'idea di sfruttare quel tempo perso per sistemarsele, quella piccola parentesi di leggerezza fu interrotta dalla constatazione di quanto odiasse essere un gatto.
Riacquisita la sua solita apatica espressione aprì la porta della buia stanza ed entrò senza accendere la luce conoscendo a memoria i pochi elementi d'arredo che vi erano dentro, un letto di becera qualità quasi mai rifatto, un armadio in cui oltre ai vestiti da lavoro c'erano i pochi abiti che era riuscito a tenersi ma che non indossava quasi mai, ed una scrivania con una sedia letteralmente inutilizzata se non per poggiarci qualche bottiglia di alcolico o l'unico profumo che possedeva, anche se non ricordava più come l'avesse ottenuto.
Si diresse verso l'unica piccola finestra coperta dalle spesse tende con l'intento di far entrare un po' di luce quando dei bagliori rossi e verdi comparvero all'estremo della sua vista, si voltò trovandosi di fronte il demone della radio che lo fissava con il suo maniacale sorriso. Preso dallo spavento indietreggiò goffamente, terrorizzato, finché non andò a sbattere sulla parete retrostante.
"A-A-Alastor" disse cercando di riacquisire la sua menefreghista espressione "cosa ci fai qui?"
"C'è bisogno di un motivo specifico per fare due chiacchiere con un vecchio amico?" domandò con tono per nulla minaccioso.
Compreso che non aveva intenti pericolosi prese un profondo respiro, riprendendo la sua normale compostezza, e spalancò le tende.
"Diciamo che comparirmi in camera senza preavviso non è il modo migliore per incentivare una conversazione"
"Mio caro felino amico volevo solo sincerarmi che tutto stesse andando bene"
"Va come da più di un anno a questa parte, da quando mi hai trascinato qui"
"E devo dire che ti sei adattato magnificamente al tuo ruolo, non avevo dubbi"
"Grazie?" rispose non ben convinto di dove volesse andare a parare "Sappi che non ho scoperto nulla di nuovo sulle tre V, o quantomeno nulla che ti interessi o che tu già non sappia"
"Oh ma non sono qui per parlare di lavoro, dimmi...hai per caso legato con qualcuno in particolare? Magari l'effeminato ospite di questo hotel?"
"Ed a te cosa interessa?" chiese andando sulla difensiva.
"Nulla vecchio mio, anzi, ben venga che hai trovato un modo per riempire le tue giornate, pensavo solo che magari fossi interessato ad un modo più concreto per aiutarlo"
Il demone alato non comprendeva bene di cosa stesse parlando il suo padrone ed era molto intimorito dal fatto che stesse facendo vertere il discorso su Angel.
"Da quando ti interessa aiutare gli altri?"
"Suvvia sono pur sempre il proprietario dell'hotel, aiutare gli ospiti è uno dei miei compiti"
"Dì quello che hai da dire e basta" tagliò corto irritato.
"La pazienza non è mai stata una tua virtù vero?" ridacchiò quasi divertito "immagino tu sappia che per redimersi bisogna possedere la propria anima"
"Sì, Charlie me l'ha detto"
"Eccellente. E da quel che so il tuo amico non è esattamente...artefice del proprio destino diciamo"
"Dovrei credere che tu sia qui per dirmi come liberarlo?"
"Non dovresti sorprenderti di un atto di gentilezza nei confronti di un mio vecchio collaboratore"
"Sentiamo allora" incitò per nulla convinto.
"Basterebbe che tu facessi una cosettina da nulla...che uccidessi l'arcidemone che ne possiede l'anima" disse facendo tornare estremamente serio il proprio tono.
"Vuoi che faccia fuori Valentino?" domandò sorpreso.
"Io? Mandare un sicario ad uccidere un mio rivale? Sarebbe una cosa così lontana dal mio stile. Pensavo solo che ti interessasse saperlo e poi mi sembra così sprecato uno coi tuoi poteri dietro il bancone di un bar"
Husk soppesò concretamente le informazioni ottenute ben conscio dei rischi di sfidare un arcidemone di quel livello ma altrettanto tentato dall'idea di liberare finalmente il suo compagno.
"Non hai paura a darmi questa informazione? Nel senso...mi hai anche detto come liberare me stesso"
"Oh davvero?!" ribatté mentre in suo sorriso si tirava, le corna si ramificavano ed un forte rumore metallico avvolgeva la sua voce.
Le ombre invasero la stanza rendendola più buia della notte stessa e le pareti si ricoprirono di ghignanti volti demoniaci fluorescenti.
Il felino si portò le mani alla gola sentendo comparire il suo ceppo ed osservò la lunga catena eterea verde dilungarsi verso il soffitto e ricadere verso il basso, come se poggiasse su una trave invisibile, terminando nella mano dell'arcidemone. Lentamente si sentì tirare verso l'alto dal collo, tentò finché poté di rimanere poggiato al suolo tirandosi sulle punte sino a quando non rimase a penzoloni in centro alla stanza, non riusciva più a respirare e presto cominciò a rimanere senza fiato, la vista diveniva più sfocata mentre continuava ad osservare Alastor che da parte sua restava impassibile ad osservsarlo. Scalciava freneticamente mentre cercava in tutti i modi di sfilarsi o quantomeno allentare il cappio metallico che inesorabilmente lo stava soffocando, gli arti caddero a penzoloni e le palpebre lentamente cominciarono a chiudersi con lo sguardo che diveniva vacuo quando il demone della radio lasciò la catena facendola scomparire.
Husk cadde a terra ed iniziò a tossire incontrollatamente cercando di riprendere fiato, alzò gli occhi pervasi da nulla se non puro terrore.
"Vedi era solo per ricordarti che io non ho problemi coi miei animali al guinzaglio, spero di essere stato esaustivamente chiaro vecchio mio" concluse sparendo nella sua stessa ombra lasciando la stanza intatta, come se nulla fosse successo, abbandonando a sé stesso il tremante felino.

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