Nel buio e nel silenzio della notte il cigolio della porta dell'hotel che si apriva riecheggiò nell'atrio come uno spettro.
Il demone dal pelo bianco e rosa con il suo maglione lilla che arrivava fino al secondo paio di braccia, senza però coprirle, ed i pantaloni neri, ovviamente attillati per valorizzare le gambe, entrò barcollante con passo estremamente incerto e si diresse verso uno dei divani presenti nella stanza quantomeno per avere un punto d'appoggio.
"Finalmente sei arrivato" disse stizzito il barista rimasto lì ben oltre il suo solito orario preoccupato del tardare di Angel.
"HUSKYYYYYY" gridò euforico dirigendosi verso il bar.
"Senza la ipsilon, sono un gatto, non un cane"
Il ragno rise più del dovuto appoggiandosi senza grazia al bancone e mettendosi precariamente seduto su uno degli sgabelli.
"Visto che sei ancora qui fammi qualcosa da bere"
"Direi che per oggi ne hai avuto abbastanza, meglio che ti accompagni in camera"
"Ottima idea" rispose con tono sensuale "spostiamoci in camera, magari sotto le coperte, fa tanto freddo stanotte" continuò mente con due dita camminava partendo sul petto dell'altro demone salendo fino a poggiare l'indice sulle sue labbra.
Husk fece un brusco movimento con la testa per staccarselo di dosso.
"Mi spieghi cos'hai stasera?" domandò irritato.
"Cos'hai tu?" ribatté con lo stesso tono "Perché continui a rifiutarmi? Pensavo che provassi qualcosa per me" continuò ovviamente privato di ogni filtro dall'alcol.
"Infatti è così"
Aveva compreso che la situazione fosse complessa quindi aveva deciso di sciogliere qualsiasi riserva e parlare a cuore aperto, sperando che fosse il modo migliore per farsi capire in quella circostanza.
"Ed allora perché finalmente non mi scopi e basta?" gridò mettendosi in piedi.
"Perché non lo voglio in questo modo. Come mai è così importante per te?" rispose con lo stesso tono uscendo da dietro il bancone.
"Perché io sono Angel fottuto Dust, come posso essere uno dei più famosi pornoattori degli inferi se non riesco più a fare i film e non riesco neanche a farmi uno come te, un barista da quattro soldi di uno pseudo-hotel, non rimango altro che uno dei giocattoli di Valentino"
"Ancora con questa storia? Pensavo che ormai fossi andato oltre Valentino"
"Tu non capisci" gridò mentre delle lacrime cominciavano a rigargli il viso "è stato lui a creare me, a creare Angel Dust, io senza di lui non sarei niente" continuò accompagnando il tutto con una esagerata gestualità.
"E' questo che TU non capisci, a me non frega un cazzo di scoparmi Angel Dust, io voglio stringere tra le mie braccia Anthony"
"ANTHONY NON E' NESSUNO, NON E' MAI STATO NESSUNO, NON LO E' STATO IN VITA E NON LO E' QUA NEGLI INFERI" cadde a terra, come sfinito, dire ciò che pensava, ciò che più di qualsiasi altra cosa lo angosciava, gli era costato uno sforzo estenuante, soprattutto dopo quello che aveva già subito quel giorno "io senza Angel Dust non sono nessuno" concluse quasi bisbigliando.
Husk sospirò, preoccupato per il ragazzo che aveva di fronte, comprendendo di non aver gestito la situazione nei migliori dei modi. Aveva fatto vincere la rabbia come troppo spesso gli capitava ed aveva detto le cose che sì pensava ma che ovviamente non voleva esprimere in quel modo.
Si avvicinò al demone che si trovava inginocchiato a terra, con lo sguardo basso e le lacrime che gli inumidivano gli occhi, gli porse una mano attirandone l'attenzione, l'altro guardò quella mano tesa e con gli occhi risalì lungo il braccio e la spalla per poi ritrovarsi un viso apprensivo, preoccupato ma che comunque tentava di accennare un sorriso.
In un attimo di lucidità in quella nebbia formata di alcol e cupi pensieri capì ciò che stava succedendo, molti conoscevano la sua situazione, qualcuno si era interessata ad essa, ma nessuno, a parte Charlie e Cherri aveva provato ad aiutarlo, convinto di non poter perdere altre occasioni afferrò quella mano.
"Io non so chi fosse Anthony in vita, ma ti posso assicurare che qui può essere qualcuno, anzi che è già qualcuno"
Tirò su Angel che si appoggiò alle sue spalle mentre lui lo sosteneva dalla vita.
"E' meglio che ti porti in camera prima che tutti quelli che abbiamo svegliato vengano a vedere cos'erano queste urla"
Il ragazzo fece un cenno con la testa facendo comparire un flebile sorriso in viso ed i due si incamminarono con passo lento.
Mentre salivano faticosamente le scale il demone ragnesco si voltò per osservare il suo compagno di sventure, gli occhi perennemente stanchi, sfiancati più dalla vita che dal sonno, le orecchie adornate da un singolo cuoricino rosso che si flettevano leggermente ad ogni gradino, le labbra circonflesse verso il basso che regalavano sorrisi in maniera centellinata rendendoli in qualche modo più preziosi per lui, percepì le ali che lo stavano avvolgendo, sarebbero potute essere più morbide se le avesse curate maggiormente, proprio come il suo pelo, rise internamente al pensiero che il suo cavaliere fosse una persona che poco c'entrava con quel ideale.
"Perché fai tutto ciò? Non potrò mai ricambiare quello che stai facendo per me e non mi pari esattamente uno spirito votato all'altruismo come Charlie"
"Davvero? Pensavo che saresti stato in grado di sciogliere il mio patto con Alastor, a questo punto direi che posso mollarti qui in mezzo al corridoio" rispose continuando a guardare dritto davanti a sé ma alzando leggermente un estremo della bocca.
"Dai" ridacchiò divertito "sii serio"
"Perché hai aiutato Sir Pentous, Charlie, Niffty e gli altri? Perché ti aspettavi qualcosa o forse perché tenevi a loro? Non so dirti precisamente perché ti abbia così a cuore, forse mi da fastidio che l'universo ce l'abbia con te ed ignori i pezzi di merda come Valentino. Non potendo far niente per me magari provo a far qualcosa almeno per gli altri"
Arrivarono davanti alla camera di Angel.
"Ma io cosa ne so" concluse aprendo la porta "in fondo sono solo un barista"
"La sobrietà ti fa male baffi miao miao" ribatté prendendolo in giro mentre si buttava sfinito sul letto.
"E tu che ne sai?!" soffiò infastidito dal nomignolo.
"L'alito..." rispose come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Husk distolse lo sguardo irritato dall'essere così leggibile, solitamente era lui ad interpretare le persone, non il contrario.
"La colpa è solo tua e del sapore del tuo stupido lucidalabbra" disse senza pensarci troppo, aveva troppi anni sulle spalle per preoccuparsi dell'imbarazzo come fanno gli adolescenti.
"Beh...se ne vuoi ancora un po' basta chiedere" incalzò con voce calda prima di inumidirsi vistosamente le labbra passandoci le lingua.
Il felino fece un cenno con la mano come per dire di piantarla e si incamminò verso l'uscita.
"Vedi di riposare un po', ci vediamo domani a fare i conti coi tuoi postumi"
"Aspetta" disse il ragazzo allungando il braccio quasi pensasse di riuscire ad afferrarlo nonostante la distanza.
Il demone si fermò sull'uscio e si voltò.
"Non è che potresti restare qui, solo per stanotte" aveva un tono di voce impercettibilmente rotto.
La creatura alata osservò Angel, gli abiti macchiati d'alcol, il voluminoso ciuffo spettinato e le pupille leggermente più piccole del solito in cui intravide della paura, della solitudine, no anzi, di se stesso immerso nella solitudine.
"Farti compagnia qui o fartene al bancone...non dovrebbe esserci troppa differenza" rispose allentandosi il papillon.
Chiuse la porta mentre Angel gli faceva spazio e si coricò nel letto incerto in che posizione mettersi finché non si ritrovò a fissare il soffitto duro come un tronco di legno, l'alto demone si avvicinò poggiando la testa sulla sua spalla e mettendo delicatamente una delle mani sul suo petto, si sentì impacciato e colto alla sprovvista non avendo idea di come sistemarsi finché con un braccio non gli avvolse il fianco come avrebbe fatto con le sue ali, udì il respiro regolare e calmo dell'amico e in qualche modo quel semplice e ripetuto suono calmò anche lui sciogliendo i muscoli dalla loro innaturale rigidità.
"Scusa per come ti ho trattato prima, non pensavo realmente quelle cose" si scusò sinceramente.
"Non fa niente, alla fine visto ciò che continua a procurarmi Alastor sono veramente un barista da quattro soldi e definire questo posto un hotel mi pare un complimento fin troppo generoso"
L'alto demone rise sommessamente mentre iniziava a muovere delicatamente le dita intrecciandole col pelo ispido del suo petto sospirando.
"Cosa faresti se avessi nuovamente l'anima?" domandò con voce quieta alzando lo sguardo verso di lui lasciando il dubbio se si stesse per addormentare o meno.
Husk ci pensò concretamente per qualche secondo, erano anni che non vagliava anche solo la possibilità di tornare a essere libero.
"Beh avrei di nuovo i miei poteri" iniziò facendo comparire l'accenno di un avido sorriso sul suo volto "potrei tornare a essere un arcidemone"
"Oh...quindi ci abbandoneresti per tornare alla vita di prima" rispose senza nascondere tutta la sua delusione ribassando gli occhi.
Quel gesto e quelle parole lo fecero sentire sbagliato, come se per un attimo a rispondere fosse stato qualcun altro.
"Ma non farebbe più per me" continuò "avere il potere mi ha solo portato a perderlo e con ogni probabilità ricommetterei lo stesso errore, quindi probabilmente non farei nulla di diverso da ora, ma lo farei più serenamente, senza però la paura di essere trasformato solo bel grido di una malata trasmissione radiofonica, anche perché noi perdenti dobbiamo restare insieme"
Angel sorrise, chiuse gli occhi e si strinse ancora di più accavallando le proprie gambe alle sue.
Il felino sentì una strana sensazione, come se la sola approvazione del demone che ora lo stava scaldando potesse bastare a farlo sentire meglio.
"E tu?" chiese onestamente curioso mentre passava la mano libera tra i suoi vaporosi capelli bianchi.
"Vorrei redimermi" disse come se la cosa non avesse peso.
L'altro ghignò aspettandosi esattamente quella risposta.
"Quindi tra i due saresti tu quello che abbandonerebbe gli altri dell'hotel" disse con un tono che malamente copriva qual senso di tradimento che provava dentro di sé.
"Ovviamente no" rispose facendo scorrere la mano che aveva sul suo petto su fino ad avvolgergli delicatamente la guancia "vorrei ascendere con voi, insieme, a lavoro ultimato, anche se probabilmente a quel punto non ci sarebbe più grossa differenza tra qui ed il paradiso...scala cromatica a parte"
Husk sorrise sentendosi stupido per aver pensato che il suo compare potesse essere così egoista da abbandonarli, spalancò le ali ed avvolse entrambi come volerli escludere dal mondo che vi era fuori.
"Quindi dovrai iniziare a rigare dritto"
"Intanto io non tocco droga da mesi e lascio che le mie...abilità d'attrice...rimangano legate a ciò che impone Val e ti assicuro che non è facile"
"E l'alcol?"
Angel si tirò su mettendosi completamente sopra l'altro demone, che in maniera stranamente naturale lo afferrò per l'esile vita, e si chinò facendo combaciare le loro labbra in un lungo bacio.
"Su quello inizierai a lavorarci tu" disse con un sorrisino beffardo dopo essersi disgiunti rimanendo a pochi centimetri da lui, coi nasi che quasi si sfioravano.
Il felino passò la lingua sulle labbra assaporando nuovamente il dolce sapore, tirò a sé il ragazzo, cogliendolo alla sprovvista, per rubargli un ulteriore bacio, e poi un altro ed un altro ancora, le loro lingue iniziarono a cercarsi ed intrecciarsi, voleva di più di quel zuccherino gusto.
Ad un certo punto il demone bianco si staccò poggiando un indice sulla bocca del compagno, osservò per un istante la sua espressione libidinosa, così distante da quella languida che solitamente gli adornava il viso, ed il volto di colorito più rosso del normale, si morse il labbro inferiore compiaciuto. Si avvicinò ad una delle sue orecchie irte come radar in ascolto.
"Vedo che il gattino è affamato" sussurrò prima di iniziare a strusciarsi sul suo collo, proprio come fanno solitamente i felini, e scendere lungo il suo corpo fino ai pantaloni.
Sganciò le bretelle e sfilò lentamente i pantaloni mostrando tutta la sua eccitazione in forma carnale.
"Ed il discorso sul limitare le tue abilità d'attrice?" domandò col respiro leggermente accelerato mentre si tirava su il busto poggiandosi sui gomiti.
Angel tirò fuori la lingua e partendo dalla base iniziò a salire senza fretta fino alla cima dando poi un piccolo bacio sulla punta.
"Io ora non sto recitando" rispose sorridente.
Chiuse gli occhi e piano piano lo fece scorrere tutto nella sua bocca costringendo il demone alato a buttare indietro il testa per il piacere, da quando aveva venduto la sua anima aveva annegato la sua vita nell'alcol, nella droga e nel gioco d'azzardo, rivoltato dalla falsità delle persone che lo circondavano e così facendo aveva quasi dimenticato le sensazioni che poteva regalare il piacere della carne.
Mentre la testa iniziava a muoversi con ritmo crescente concentrandosi sulla cappella e con una mano stimolava il corpo principale le altre tre mani si muovevano sinuose lungo il corpo di Husk, i cui gemiti si facevano più forti, intrecciandosi con suo pelo e regalando morbide effusioni.
Proprio quando il felino sentiva di non resistere più il ragazzo si fermò stringendo con più forza il rigido corpo del demone, che rialzò la testa interdetto vedendo Angel, già senza leggings, mettersi sopra di lui mentre si sfilava il maglioncino lilla e lo lanciava verso il fondo del letto.
Con calma si sistemò e lentamente scese facendolo entrare dentro di sé, assaporando quel momento che aveva già vissuto un numero incalcolabile di volte ma che per la prima volta dopo tanti, troppi, anni acquisiva un significato, un'importanza.
Gradualmente iniziò a muoversi, sentendosi pervadere dal piacere, e più aumentava il piacere più aumentava il ritmo e più aumentava il ritmo più aumentava il piacere in un circolo virtuoso di appagamento.
Husk si tirò su abbracciando il ragazzo e senza sciogliere il loro legame lo spostò coricandolo dove si trovava prima in modo da avere lui le redini della situazione. Continuando a muovere il bacino con forza sì chinò inondando il suo collo di morbidi baci che quasi colsero alla sprovvista Angel in quel momento di eccitazione, non abituato a tanta tenerezza nei suoi confronti, adagio scese con le labbra lungo corpo del demone mettendosi a mordicchiargli i capezzoli mentre con una mano afferrava il suo tronco eretto ed incominciava a sollecitarlo.
Tutta questa stimolazione era troppa da contenere anche per uno come Angel che inarcò la schiena e con un forte gemito venne ricoprendosi di un colore non dissimile a quello del suo pelo, in quel atto si contrasse ed il felino, già al suo limite, non poté fare a meno di rilasciare il suo calore dentro il suo compagno.
Rimase per un attimo fermo, a riprendere fiato, prima di slegarsi e coricarsi affianco al demone ragnesco.
Normalmente Angel avrebbe insistito per continuare ma in quel momento si sentiva appagato e felice, guardò gli occhi pensierosi e le lunghe ciglia rosse crucciate di Husk, che pareva stesse metabolizzando quanto accaduto, come se fosse fuori da ogni previsione, e ridacchiò divertito da come quel demone solitamente apatico e nichilista non riuscisse però a rilassarsi in quella circostanza.
Con due dita partì dalla base di una delle grandi orecchie del felino e salì fino alla punta come volesse affusolarla.
"Come mai così pensieroso?"
"Scusa" rispose il demone alato battendo velocemente un paio di volte le palpebre ridestandosi dai suoi pensieri "immagino sia stato noioso rispetto ai tuoi standard"
"E' bello sentirsi coccolati, amati...apprezzati, era una sensazione che non percepivo da parecchio" disse passandogli una mano sulla guancia "e poi avremo senz'altro occasione di sperimentare tutto il resto, no?" concluse mordendosi il labbro.
Il felino non rispose ma divenne visibilmente più colorito in viso.
"Io credo proprio di aver bisogno di un bagno, vuoi unirti a me?" incalzò.
"Non allargarti troppo" ribatté riacquisendo il suo solito tono di voce voltandosi dall'altra.
"Eddaaaaai, ti servirebbe visto il pelo che ti ritrovi" insistette passandogli una mano lungo la schiena che si arcuò in risposta come ci si aspetterebbe da un qualunque gatto.
Husk si toccò le braccia ed il petto come non conoscesse il suo manto.
"E va bene..." sbuffò arreso.
Angel aprì a fatica gli occhi infastidito dalla tenue luce del sole che iniziava a filtrare dalla finestra ed istintivamente portò una mano alla coscia destra, dove normalmente si piazzava a dormire Porchetta, il piccolo animale si svegliò di soprassalto ma non appena comprese che si trattava della mano del padrone chiuse nuovamente gli occhi e si riaccoccolò girandosi con la pancia in aria.
Quando finalmente il suo cervello iniziò ad ingranare fece caso al demone che dormiva placidamente nel suo letto con la testa appoggiata sul suo petto.
Iniziò a passargli le mani nei capelli, pettinandoli all'indietro, finché, quasi in automatico, non cominciò a grattarlo sul retro delle orecchie e sotto il mento, come solitamente faceva col suo maialino da compagnia. Il felino iniziò a muovere la testa come a domandare più coccole ed il silenzio della stanza fu rotto dalle fuse di quest'ultimo.
Gli occhi di Angel si illuminarono.
D'un tratto Husk spalancò le palpebre, le mani del ragno si fermarono.
"Cosa stavi facendo?" domandò sospettoso.
"Io? Nulla. Ti stavo pettinando" rispose facendo il finto tonto.
"Stavo facendole fusa vero?" sbuffò con gli occhi aperti a metà.
Il ragazzo non disse nulla, imbarazzato, e questo fu una risposta più che sufficiente per il felino.
"Odio essere un gatto" sentenziò tirandosi leggermente su.
"Perché? Non ti piacciono le coccole?"
"Certo che sì...ma mi fanno sembrare un idiota" disse irritato.
"A me sembravi carino"
Il demone fissò il compagno negli occhi cercando di capire se fosse sincero finché, convinto, non si lasciò ricadere sul suo petto chiudendo nuovamente gli occhi. Angel riprese ad accarezzarlo.
"Hai dei bei capelli, perché tieni sempre quel cappello a cilindro?" chiese mentre glieli pettinava all'indietro alla pompadour.
"Un'idea di Alastor, quando scoprì che ero anche un prestigiatore decise che avevo bisogno del cappello da mago"
"Casinò, magia, viaggi per il mondo...dovevi essere un pezzo grosso in vita"
"Sono stato un pezzo grosso in vita ed un pezzo grosso da morto eppure guardami ora, a wreght, ein elend, negodyay, un desgraciado, un miserabile...un barista"
Non vi era particolare tristezza, rimpianto o rammarico nella sua voce, pareva che stesse semplicemente analizzando un dato di fatto, come se in questi anni avesse già metabolizzato tutto ciò nonostante ancora gli pesasse addosso come un macigno.
Il ragazzo si sentiva a disagio non sapendo bene come rispondere o se dovesse effettivamente rispondere, così decise di cambiare l'indirizzo del discorso.
"A proposito di bar adesso avrei proprio voglia di un buon cornetto con un bel cappuccino caldo" disse portandosi le mani in viso e guardando in alto con fare sognante.
Husk aprì leggermente un occhio per vederlo ed alzò il sopracciglio.
"Non sono QUEL tipo di barista"
"Lo so, ma ogni tanto vorrei che l'inferno avesse preso più spunto dall'Italia..."
"Oltre la mafia e la corruzione?" domandò interrompendolo.
Angel lo fulminò con lo sguardo.
"Anche se ammetto che bene come da voi non ho mai mangiato" aggiunse con un sorriso sornione.
In quel momento vibrò il cellulare dalla cover nera adornata da una ragnatela rosa che si trovava sul comodino.
Il demone ragniforme lesse solo dall'anteprima il nome del mittente ignorando qualsiasi cosa vi fosse scritta e si tirò su agitato.
"Scusa ma devo andare"
"Immaginavo" disse con un lontano sentore di frustrazione, si infilò i pantaloni ed agganciò le bretelle mentre il ragazzo frugava disperatamente nell'enorme armadio.
"Ci vediamo stasera" concluse quando ormai si trovava sull'uscio coprendosi i capelli, curiosamente pettinati, col solito cappello.
"Aspetta" lo richiamò il ragazzo mentre si avvicinava con ancora in mano la felpa crop rosa con la pelliccia sul bordo del cappuccio che voleva indossare.
Lo afferrò e gli diede un rapido bacio.
"Ora puoi andare" aggiunse mentre si rituffava nell'armadio.
Husk uscì chiudendo delicatamente la porta dietro di sé riflettendo sulla scena estremamente adolescenziale alla quale aveva preso parte, alzò le spalle pensando che infondo esprimevano le emozioni in maniera estremamente diversa e si diresse di sotto per nulla pronto ad un'altra eterna giornata senza alcol.
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Non si affronta il mondo da soli
Fiksi PenggemarDopo lo scontro con le forze angeliche le cose sembrano tornate alla normalità all'Hazbin Hotel, non tutte le battaglie però si combattono in un campo o con le armi. Ognuno ha le proprie catene ed anche con le chiavi in mano non sempre ci si riesce...