⎨Capitolo 3⎬

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Pov's Keir 

Gli occhi di mio fratello mi seguivano, attenti come quelli di un felino. Ogni suo muscolo era teso, pronto ad attaccare, mentre osservava i miei movimenti. Strinsi il manico della mia spada, il sudore mi colava dalla fronte.

Mentre Aiden ruota il polso e fa oscillare l'arma, e iniziammo a girarci intorno.

Avanzo di colpo abbassando forte la spada sulla sua, e sento una scossa lungo tutto il braccio.
Aiden serra la mascella e resiste al mio colpo.

Ma non era la potenza del colpo che avevo inferto a Issac a colpirmi; era il suo sguardo impassibile, privo di qualsiasi espressione, che mi fece capire che non avrebbe ceduto facilmente.

"Sei migliorato, molto dall'ultima volta," dissi, ansimando.
"L'ultima volta ti ho lasciato vincere," rispose, roteando la sua spada e lanciandomi un'occhiataccia sbieca.

Mi allontanai di un passo, ma lui rimase immobile. Era abile nel maneggiare la spada, ma la mia curiosità mi spinse a gettarla a terra.

Volevo vedere cosa fosse capace di fare senza un'arma in mano.
"Fammi vedere cosa sai fare senza una spada?" Lo esortai.

Aiden, sorpreso, alzò un sopracciglio. "Sei sicuro di voler fare questo?" chiese, un sorriso malizioso che si formava sulle sue labbra.

"Assolutamente," risposi, il mio corpo e pieno di energia.
Ma piace combattere con lui.
"Voglio vedere se la tua abilità si estende anche al combattimento corpo a corpo."

Divaricai i piedi, abbassandomi in posizione da combattimento. Sciolsi i muscoli delle spalle e fissai i suoi occhi gelidi e impassibili.

Iniziammo a combattere a mani nude. Sferrai un pugno, ma lui lo schivò con facilità. Senza che me ne accorgessi, mi colpì dritto all'addome. Strizzai gli occhi per il dolore e, mentre fitte lancinanti mi attraversavano, mi inginocchiai, ansimando a bassa voce. Cercai di rialzarmi, ma il mio corpo si rifiutava di muoversi. Era dannatamente forte, e sapevo di non poter competere con lui.

"Ci vai... pensante, eh?" dissi, cercando di mantenere un tono sarcastico. Aiden mi girò attorno con un'aria di sfida. "Ti sei indebolito, Keir," proseguì. "In piedi!"

Mi alzai a fatica, il respiro affannoso. A Seldia, molti pensavano che fossimo diversi; lui era un figlio illegittimo, cresciuto senza madre, che era stata impiccata per stregoneria dall'imperatore a pochi giorni dalla sua nascita. Qui, tutti lo consideravano una minaccia.

Risi, lanciando uno sguardo malevolo alle reclute che ci osservavano spaventate. Avevano visto quanto fosse agile e forte, e sicuramente credevano alle voci che circolavano su di lui. Ero l'unico con cui si allenava, mentre gli altri lo evitavano per paura.

"Basta così... hai vinto," dissi, rendendomi conto della sua abilità nel combattimento e nella schivata. Notai un soldato che stava sistemando una balestra e mi avvicinai, afferrandola e puntandola verso Aiden.

"Adesso voglio che ci sfidiamo al tiro con l'arco," gli proposi, abbassando l'arma. "Sai che ti batterò ancora, vero?"

"Scopriamolo. Ti mostrerò quanto sono bravo con l'arco," rispose, un sorriso malizioso che si formava sulle sue labbra. La sfida era lanciata, e sapevo che non avremmo deluso le aspettative.

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Fui svegliato dal movimento di Isabel, ancora sdraiato nel letto. Sentii il suo sguardo addosso, un peso che mi costrinse ad aprire gli occhi. I suoi occhi, di un verde intenso, mi fissavano mentre accarezzava delicatamente i miei capelli biondo scuro, che cadevano disordinati sulla fronte. La luce del mattino filtrava attraverso la finestra, illuminando la stanza con un caldo bagliore dorato. La porta della mia stanza era aperta e alcune cameriere passavano, portando secchi di acqua calda per riempire la vasca da bagno.

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