Epilogo

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#epilogo#

Jacob

Sto per laurearmi, manca meno di una settimana e sarà tutto concluso. Tornerò nella città dei miei e porterò Alex con me, che lo voglia o no.
Perché la sola idea di restare lontani mi fa sudare freddo.
Per questo oggi le ho detto che ho una serie di sorprese per lei.
Le adora e ha fatto quell'espressione meravigliata che fa tutte le volte che la rendo felice. Mi piace un sacco essere la causa di tutti i suoi sorrisi.
Mi piace sapere che io non le causo dolore o tristezza, che quando mi vede s'illumina completamente.
Parliamo molto adesso e tutte le volte che ha un problema lo affrontiamo insieme.
Mi ha raccontato tutto di Nicolas, di come era la sua vita con lui.
Di come era e la faceva sentire e spesso paragona i suoi atteggiamenti con i miei.
Da come lo descrive mi sembra quasi di rivedere me stesso.
A volte sono geloso perché so che se ci fosse stato lei non sarebbe qui. Ma questo mi rende orgoglioso della mia ragazza, perché dimostra il suo amore incondizionato.
Tutte le volte, ringrazio nella mia mente Nicolas e il Signore per averla lasciata qui con me. Per non essere morta in quell'incidente.
Non abbiamo mai parlato del tempo che ci restava insieme in questa università e lei ha sempre allontanato l'argomento quando lo tiravo fuori. Ma adesso la vedo diversa, sento che è preoccupata per come si metteranno le cose e non mi piace vederla così.
Nella sua testa starà già programmando quante volte a settimana riusciremo a vederci.
Tra le sue lezioni, il mio lavoro e quaranta minuti a dividerci non penso sarebbe possibile correre tutte le sere qui.
Mio padre ha intenzione di farmi sudare pienamente questo lavoro e non so per quanto tempo abbia intenzione di tenermi lì rinchiuso.
Non posso rischiare di non vederla per più di una giornata.
No, non ci riuscirei.
E sono certo che per lei sia lo stesso.
In questi mesi ha dormito sempre da me e qualche volta mi sono infilato io nel suo letto minuscolo.
Ma mai sono andato a dormire senza averla tra le mie braccia.
Dalla sera in cui ci siamo chiariti, ha iniziato a chiedermi timidamente tutti i giorni se avremmo potuto dormire insieme.
Finché un giorno non ha preso coraggio e mi ha chiesto apertamente di non lasciarla più sola di notte. Perché dorme meglio e anch'io.
Ed ho preso la palla al balzo, perché per nessun motivo volevo stargli lontano. Sono pazzo, che posso farci.
Ma la voglio sempre con me.
"Alex? Piccola, faremo tardi se non ti sbrighi" urlo, mentre lei saltella con una scarpa in mano e l'altra infilata.
Ha i capelli scompigliati, la mia t-shirt addosso e dei vecchi jeans che le stanno da Dio.
"Uffa. Amo le sorprese, amo te, ma cavolo, sono le sette di sabato mattina" dice imbronciata, mentre prova a farsi una coda decente.
Prende al volo la sua borsa, il giubbino in pelle e prende la mia mano.
Lo fa tutte le volte che varca quella porta, come se, per sentirsi sicura nel mondo, abbia bisogno del mio sostegno. Probabilmente per lei è un gesto scontato, ma non per me.
È questo che fa l'amore.
Rende ridicoli, terribilmente romantici e sempre con la testa fra le nuvole. Molto spesso sembro una femminuccia sdolcinata e mi ci sento anche. E non sono state poche le volte in cui mi hanno preso per il culo.
Alex mi rende così e non posso farci nulla.
Faccio l'occhiolino a Jen che prepara la colazione e seguo Alex. È praticamente l'unica ragazza, insieme ad Hanna, di cui non è gelosa.
Non è che sta lì a controllarmi o a sbirciare il cellulare, ma mostra chiaramente a tutti a chi appartengo e quanto alla larga da me dovrebbero stare.
E io amo questo lato.
Qualche giorno fa ha fatto una sfuriata durante una festa perché una ragazza, di cui francamente non ricordo neanche il volto, ha rovesciato il suo drink sul cavallo dei miei pantaloni, per poi fare una finta faccia scioccata.
Lì per lì non ci ho fatto caso, ma l'aveva fatto a posta.
Mentre provava a rimediare tovagliolini e ad avvicinarsi pericolosamente alle parti basse, è arrivata Alex e le ha versato il suo sulla maglietta.
Sono rimasto interdetto per un po' e Alex ha sussurrato con voce minacciosa: "Ora siamo pari. Levati dalle palle, o meglio, leva le mani dalle palle del mio ragazzo."
Non potevo far altro che ridere, mentre mi trascinava in quel caos di corpi appiccicati.
"Tu sei pazza" le ho detto, indicando il bicchiere vuoto.
"Si, di te. Che vuoi farci?"
Poi ha sfoggiato il suo sorrisetto malizioso e ha cominciato a strusciarsi su di me.
Ho dimenticato la ragazza, il drink, i pantaloni zuppi, la festa. L'ho tirata via e l'ho portata a casa.
Prendiamo la moto, vista la caldissima giornata.
Durante il tragitto è irrequieta, amerà anche le sorprese ma non sa proprio aspettare.
"Allora, di che si tratta? Perché andiamo verso casa tua?"
Siamo quasi arrivati a destinazione, quando ricomincia con la raffica di domande.
Non riesco a guardarla e la sento a malapena tra il rumore del vento e i caschi che ci tappano le orecchie, ma sorrido tutto il tempo, mentre lei sbuffa, irritata dal mio silenzio.
Continua a guardarsi intorno, mentre mi accosto davanti al negozio di Benny.
"Oh mio Dio, facciamo un tatuaggio?" chiede speranzosa.
Mi dispiace quasi distruggere le sue idee.
Cioè se vorrebbe farsi un altro tatuaggio, ben venga. Ma oggi, toccherebbe a me.
"In realtà lo farò io, ma vorrei tenerti lì con me."
Alex non perde il suo sorriso, mi prende per mano e s'intrufola all'interno. È contenta comunque. Desideravo farlo dal giorno in cui ho visto il suo, ma non volevo pensasse che mi sentivo costretto.
Così ho aspettato e ho scelto questo giorno per fare tutto quello che ho voglia di fare per lei. "Ciao, Benny!" lo saluta entusiasta.
"Ciao piccola Alex."
"Quando la smetterete di chiamarmi così?" dice Alex alzando gli occhi al cielo.
Poi borbotta che è un nome ridicolo e che è tutta colpa mia.
"Scusa, piccola Alex. Allora andiamo."
Reprimo un sorriso, mentre Alex mi colpisce una spalla.
La chiamano tutti così da quando un giorno, mentre eravamo lontani non facevo altro che parlare di lei, utilizzando questo nome.
Ero mezzo ubriaco, deluso, triste e incazzato da morire. Ma no riuscivo ad impedire al mio cuore di amarla.
Mi hanno preso in giro tutti, poi però hanno cominciato a chiamarla così e ci hanno fatto l'abitudine. Una cosa che lei non sopporta.
Ci avviamo nella sua saletta, faccio accomodare Alex sulla sedia accanto a me, mentre Benny prende posto sulla mia destra.
"Idee chiare o consigli?" chiede Benny col sorriso sulle labbra.
Guardo Alex che attende impaziente di sapere cos'è che voglio e sorrido.
I suoi occhi grandi ed espressivi mi fissano. Mi ci potrei perdere.
"Idee chiare" rispondo semplicemente mentre Benny mi sistema la pellicola per dare una bozza generale, impugna la macchina e comincia a marchiare la mia pelle.
Da dove è seduta non riesce a vederlo, ma si muove irrequieta e poi si arrende.
"Allora, qual è il disegno?" chiede a Benny, mentre io fingo di non ascoltare.
"È qualcosa che ha sempre voluto sulla sua pelle, ma ha pensato fosse corretto aspettare la persona giusta."
Ora guarda me, nella speranza che le chiarisca un po' le idee.
Io continuo solo a sorriderle, come un idiota.
"Vedi piccola Alex", continua Benny.
"Conosco Jack dall'asilo, come Seth. E quando ho saputo che la sua ragazza stava venendo da me ho già pensato a tutto.
Jack ha sempre amato la storia di Amore e Psiche, perché nonostante tutti i turbamenti ce l'hanno fatta.
Ha sempre detto che se la sua ragazza sarebbe stata abbastanza pazza da farlo con lui, un giorno avrebbe avuto quel disegno sulla sua pelle."
 Vedo gli occhi di Alex riempirsi di lacrime e portarsi la mano tremante alla bocca. Ha finalmente capito di che si tratta.
"Così ha deciso di farti la metà del mio disegno preferito perché era il modo migliore di rappresentare il nostro legame." concludo.
Comincia a piangere e guarda prima me e poi Benny con immensa gratitudine.
"Grazie, Benny, davvero. Grazie per averci pensato, perché in questo momento mi sembra la cosa più giusta del mondo."
"Di niente piccola Alex" le dice Benny, guadagnandosi una mia occhiataccia. Torno a guardare Alex, mimando con le labbra un ti amo. Lei risponde ad alta voce.
"Io ti amo di più"
Benny scuote la testa e continua il suo lavoro per altre quattro lunghe ore.

Per ora, per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora