#capitolo11#
Passo i giorni successivi a casa dei miei, parlando del più e del meno.
Racconto loro un po' della mia vita, di quello che faccio durante le mie giornate. Mia madre è così contenta che io abbia deciso di studiare fuori. Tutto il contrario di quello che pensassi.
"Desidero ancora tenerti qui accanto a me, al sicuro. Ma andare via ti ha fatto così bene." dice, mentre ci accomodiamo sul divano insieme a papà. Sono riuscita a recuperare parte del rapporto con i miei genitori e sono contenta di questo.
Mi fa bene chiacchierare con qualcuno che ha assistito al mio crollo, che mi ha vista scivolare sempre più giù. Qualcuno che ora possa notare la differenza, possa notare che sto tentando di scalare questa montagna e di ritornare in cima a riprendere la mia vita tra le mani.
Parlo loro di Jacob, di quando l'ho conosciuto, di che persona splendida è. Mio padre osserva che è molto simile a Nicolas.
Che io parlo di Jacob, come quando parlavo di lui.
Ho le stesse espressioni, elenco le stesse qualità, utilizzo le stesse parole.
Mi fermo a pensare. Ha ragione.
Mi sono innamorata di entrambi per gli stessi motivi.
E Jacob somiglia a Nicolas più di quanto io possa immaginare.
Entrambi mi hanno amata completamente, si sono posizionati al mio fianco senza fare domande.
Entrambi mi hanno messa al primo posto, sono stati gelosi di me.
Percorro la città, la mia città, nascosta dal mio pesante giaccone e con gli occhiali ben inforcati, così da non farmi riconoscere.
Non mi piace ancora come mi guarda la gente e non ho voglia di scambiare convenevoli.
Ripercorro tutti i posti che abbiamo condiviso e torno sulla sua tomba tutti giorni, stendendomici sopra e raccontando un sacco di aneddoti divertenti della mia vita.
Racconto di Jen, Seth e Jacob.
Spiego quanto simili io gli abbia trovati, quante cose abbiano in comune. E che l'ho scoperto solo grazie alle osservazioni di mio padre.
Quanto mi diverta con lui e quanto bene mi abbia trattata.
Gli racconto del mega casino che ho fatto, di aver rifiutato tutto quello che aveva da offrirmi.
Gli racconto dei miei tatuaggi. Delle scritte, delle storie, di tutto. Di averne fatto uno dedicato anche a Jacob.
Non saprò mai cosa penserebbe adesso Nicolas di me, ma posso provare a immaginare.
E di sicuro vorrebbe che io fossi felice.
Passo tutte le mie mattinate lì con lui, cercando di colmare in qualche modo tutte le mancanze di questi anni.
Gli spiego che non dimenticherò mai lui e la nostra storia insieme, ma adesso non c'è più e sento di dover andare avanti.
Gli racconto tutte le cavolate che ho fatto in questi anni, nel periodo in cui ho pensato di dover morire.
Di come è cambiata la prospettiva della mia vita quando ho incontrato Jacob. E di averlo capito solo quando l'ho perso.
Vado a trovare i suoi genitori, loro l'hanno superata e sono andati avanti.
Certo, la sua mancanza fa ancora male a tutti, soffrono tanto ma hanno compreso che è necessario proseguire. La vita è così breve per fare tutte queste cose.
Ero l'unica a non averlo capito e l'unica rimasta a vivere nei ricordi.
Mi sono sentita così in colpa per tanto tempo. Probabilmente se avessi parlato con gli altri tanto tempo fa, se mi fossi impegnata a mostrare quello che avevo dentro, sarei guarita molto prima.
Ma ora è finalmente successo, forse è troppo tardi o forse no.
Tutti questi pensieri mi affollano la mente mentre sono in volo, per tornare a casa. La mia vera casa.
L'Italia rappresenta le mie origini, ma solo lì ora mi sento a casa.
Jen viene a prendermi dall'aeroporto con Seth e mi riempiono di feste.
"Ehilà piccola Alex!" esclama, stringendomi nel suo abbraccio da orso.
Un abbraccio che mi ha riservato poche volte e che ha sempre ricevuto un ringhio da parte di Jacob come risposta.
Il pensiero mi fa sorridere.
Non sopporto che sia geloso, ma allo stesso tempo mi piace da matti. Ecco, l'ho detto e adesso rinchiudetemi per favore.
"Piccola Alex? Sul serio?" chiedo, dirigendomi al suo fuoristrada.
"Si, abbiamo iniziato a riferirci a te in questo modo nel periodo in cui non c'eri."
Rido di quella stupida frase.
Sono stata via due settimane e mi sembra che sia cambiato tutto, tranne i miei amici e il loro modo di prendermi in giro. Con un nomignolo orribile.
Mentre torniamo al campus, mi arrischio a fargli una domanda.
"Come sta Jacob?"
Seth non risponde per un po', poi però sorride.
"Bene, direi che si è ripreso."
Piccolo colpo al cuore.
Non era questa la risposta che mi aspettavo, ma dovevo metterla in conto. Fa male.
Cazzo, se fa male sapere che è di nuovo felice.
Posso dire addio alla possibilità di chiarirci.
E lasciare andare l'unica persona che mi abbia fatto provare qualcosa in questi anni. Ho perso la mia possibilità di riconquistarlo.
Ormai è troppo tardi per rimediare ai miei stupidi errori.
Anche se questi giorni li ho riempiti con la mia enorme speranza.
Che dicono sia l'ultima a morire. Ed in effetti hanno ragione, perché in fondo al mio cuore ce ne ancora un briciolo.
Eppure.. devo accettare che è finita.
E se lui è felice, va bene così.
"Allora, questa sera Jared darà una festa in piscina. I suoi sono di nuovo fuori città. Ci vieni?" chiede Jen, mentre finge indifferenza, guardando fuori dal finestrino.
Mi rilasso sul mio sedile, fidandomi ciecamente della guida sicura di Seth. Guardo fuori anch'io, sperando di trovare in quel paesaggio ormai famigliare le risposte alle mie domande.
Sarebbe più sicuro non andarci a questa cavolo di festa, mi farebbe male vedere Jacob felice, dopo avermi detto quanto importante sono per lui. Ero. Ero importante.
Vorrei non andarci, ma sono stufa di dipendere dal dolore e dalla paura. Sono stanca di rimanere rinchiusa nella mia stanza, nel mio mondo.
Ho bisogno di andare avanti e, se per farlo serve partecipare ad alcune feste, lo farò.
Voglio ricominciare a vivere.
Voglio imparare a vivere ancora e lo farò iniziando da questa cavolo di festa. Chiudo gli occhi, faccio un profondo respiro e sorrido.
Sono pronta.
"Ci sarò." dico, convinta.
Jen comincia ad urlare frasi senza senso e Seth mi fa un cenno col capo.
Ecco, posso essere felice. Ho i miei amici, beh, i miei migliori amici. Conosco altri ragazzi e non c'è niente di male ad avere qualche amicizia in comune con l'ex ragazzo.
Giusto? Sbagliato.
STAI LEGGENDO
Per ora, per sempre
ChickLitIl mio nome è Alex. Ho vissuto come un'automa per quattro anni, fino a quando non ho incontrato lui: Jacob Taylor. La persona che mi ha cambiato la vita. Si è intrufolato nel mio cuore lentamente, con costanza e in maniera irrimediabile. Anche se no...