6. You are the Poker of Aces

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"Chi dà luce rischia il buio"-Eugenio Montale

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"Chi dà luce rischia il buio"
-Eugenio Montale

Il Mercury City era un grattacielo di lusso.
Una colossale struttura elegante che si ergeva con orgoglio nello skyline cittadino.
Con i suoi 339 metri di altezza e 75 piani di opulenza sfrenata, sembrava incarnare la grandiosità e la modernità.

Ma era tutta un'illusione.

Dietro la sua facciata scintillante non era altro che una trappola dorata.

Gli interni, seppur riccamente adornati con dettagli sfarzosi e materiali preziosi, celavano insidie e pericoli nascosti in ogni angolo.
Le promesse di lusso erano solo un sottile velo per mascherare il vero scopo dell'edificio: un subdolo inganno, meticolosamente progettato per attrarre e imprigionare gli ignari visitatori in un labirinto di potere e controllo.

Io e Bexley non esitammo a entrare quando ci ritrovammo esattamente sotto l'enorme grattacielo.
Le cimici ben posizionate nelle orecchie.

Come al solito, Josh monitorava la situazione da remoto, osservando ogni nostro movimento attraverso le telecamere di sicurezza.

Nei due giorni precedenti, avevo cercato di farli collaborare.
Non era stato semplice: si scambiavano continuamente frecciatine velenose, come se ogni parola fosse una sfida.
Tuttavia, con una buona dose di ironia e sarcasmo, ero riuscita a smorzare le tensioni e a creare un clima più disteso.
La loro rivalità, benché palese, era compensata da una professionalità che, in fondo, li rendeva una squadra sorprendentemente efficace.

Il piano dedicato alla festa aveva un design moderno e raffinato, con ampie vetrate che lasciavano entrare le luci scintillanti degli edifici circostanti, creando un'atmosfera vibrante e luminosa.
L'architettura minimalista e il pavimento lucido contribuivano a dare un senso di eleganza sobria, mentre le pareti erano impreziosite da opere d'arte astratta che aggiungevano tocchi vivaci di colore e un intrigante interesse visivo.
Un lungo bancone bar si estendeva per un lato della sala, dove barman esperti creavano cocktail elaborati con maestria, intrattenendo gli ospiti con le loro abilità.
Al centro della sala, un grande tavolo da buffet era imbandito con una selezione di piatti gourmet e delicate prelibatezze, mentre camerieri impeccabilmente vestiti si muovevano tra gli invitati, portando vassoi di stuzzichini e flute di champagne scintillante.

Gli ospiti, vestiti in eleganti abiti da sera e impeccabili smoking, si intrattenevano in conversazioni sussurrate, formando piccoli gruppi sparsi per la sala, creando un mormorio di chiacchiere e risate.

I miei occhi scrutavano con attenzione la disposizione delle guardie, e fui piacevolmente sorpresa nel constatare che, per l'occasione, non era stata modificata.

Notai come ogni guardia mantenesse la sua solita posizione e il consueto atteggiamento, del tutto ignara della mia presenza e delle mie intenzioni di sfruttare ogni minimo punto cieco.
«Non hanno cambiato la disposizione delle guardie per l'occasione... Ottimo, ci hanno risparmiato un bel fastidio» commentò Bexley al mio fianco, sistemando con grazia e sensualità le pieghe del suo vestito verde smeraldo.

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