"Si può vivere senza
qualcuno da amare?"
-Romain Gary
⋆.ೃ࿔*:・«Ciao Josh...» dissi, avanzando lungo il corridoio del mio ufficio. La figura alta e slanciata di Josh mi sfrecciò accanto con passo sicuro e deciso, i suoi mocassini lucidi facevano appena rumore sul pavimento di marmo.
«Buongiorno, capo» rispose con il suo solito sorriso di chi non sembra mai stanco, nonostante le ore infinite di lavoro. Mi affiancò, mantenendo il ritmo dei miei passi, con una disinvoltura che a volte trovavo irritante ma che, in fondo, era parte del suo fascino.
«Qualche novità?» chiesi, portando il cappuccino che avevo preso nel bar dell'edificio alle labbra. Il calore del bicchiere di carta contrastava con la freschezza dell'aria condizionata che riempiva il corridoio.
Josh annuì, con un breve sguardo serio, che passò velocemente come un lampo. «Bexley, Paul e gli altri sono riusciti a salvare diversi bambini. Li stanno già riportando alle loro famiglie.» La sua voce era calma, ma gli occhi tradivano un leggero bagliore di soddisfazione. «Per il resto, tutto regolare...nessun'altra emergenza al momento.»
Sospirai, una sensazione di sollievo si mescolava al retrogusto amaro del caffè. «Va bene, grazie...» risposi con un cenno distratto, avvicinandomi alla porta del mio ufficio e posando la mano sulla maniglia per concludere la conversazione. Eppure, prima che potessi entrare, Josh mi seguì senza esitare.«Ehi, senti...» iniziò Josh con tono incerto, quasi esitando.
Mi voltai a guardarlo, mentre lui rimaneva in piedi sulla soglia dell'ufficio, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni come se cercasse qualcosa a cui aggrapparsi.
«Sabato sera sembravi sconvolta...» continuò, scrutandomi con quegli occhi attenti che non mi lasciavano mai scampo. «È successo qualcosa?»
Quella settimana era stata un susseguirsi di interrogativi. Bexley e Josh non avevano fatto altro che chiedermi di quella sera. Bexley, con la sua tipica tenacia, era riuscita a strapparmi qualche informazione, anche se a fatica.
Ma Josh? Josh era diverso.
Con lui l'argomento era ancora troppo prematuro, troppo fragile. Se gli avessi detto anche solo una parte, sapevo che avrebbe generato altre domande, e quelle domande richiedevano risposte.
Risposte che non avevo.Abbassai lo sguardo verso i documenti sparsi sulla scrivania, il rumore della città fuori sembrava distante, quasi ovattato.
«È la terza volta che me lo chiedi, J.» sospirai, massaggiandomi una tempia come se volessi dissipare una tensione invisibile. «Non è successo niente di cui io debba discutere con te...per ora.»
Josh rimase in silenzio per un attimo, un silenzio che sembrava dilatarsi. Poi, con quella pacatezza che era sempre stata una delle sue qualità migliori, disse: «Lo so...volevo solo sapere se fosse tutto ok. Sei...strana.» La sua voce era sincera, senza giudizio, eppure quelle parole mi colpirono più di quanto volessi ammettere.
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Poker of Aces
Romance«Non tutti i mostri vivono sotto il letto; alcuni vivono dentro di noi» Ci troviamo a Mosca, una delle città meno sicure d'Europa, dove i tassi di criminalità sono ogni giorno in aumento e le forze dell'ordine si dimostrano insufficienti per porvi f...