CAPITOLO 7

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Uscita dal quinto negozio decisi di tornare a casa.

Avevo avanzato solo 20 dollari.

Ripercorsi tutta la strada piena di negozi ma mi fermai quando sentii qualcuno cantare.

Guardai nella direzione della voce e trovai un gruppo di persone che guardavano tutte nella stessa direzione, seguii con lo sguardo la traiettoria e mi ritrovai a guardare lo stesso ragazzo con cui oggi pomeriggio mi ero scontrata.

Era seduto su una panchina con una chitarra sulle ginocchia e cantava,aveva una voce bellissima.

Mi avvicinai per sentire meglio e la canzone finì proprio nel momento in cui io arrivai.

Tutti applaudirono e aspettarono la prossima canzone.

«Ora farò As long as you love me di Justin Bieber.» Disse il ragazzo e subito dopo cominciò la canzone.

We're under pressure,
seven billion people in the world trying to fit in.
Keep it together,
smile on your face even though your heart is frowning
But hey now, you know girl,
We both know it's a cruel world
But I will take my chances

As long as you love me
We could be starving, we could be homeless, we could be broke
As long as you love me
I'll be your platinum, I'll be your silver, I'll be your gold
As long as you love, love me, love me
As long as you love, love me, love me

[...]

Rimasi incantata dalla sua bravura, lo guardai attentamente negli occhi ma quando lui ricambiò lo sguardo io lo distolsi.
Lo guardai di nuovo negli occhi e notai che mi stava ancora guardando.
Il suo sguardo come poco prima mi fece sentire in imbarazzo per cui decisi di andarmene e ripresi la strada per tornare a casa.
Appena entrata in casa feci un respiro di sollievo.
Avevo sbagliato la strada circa due volte ma alla fine avevo trovato quella giusta da sola.
«Sono a casa!» Esclamai.
«Siamo in cucina.»Disse nonno.
Andai in cucina e trovai entrambi seduti a tavola.
«Quanti acquisti!» Esclamò nonna ridacchiando.
Sorrisi.
«Vado a metterli nell'armadio.»Dissi.
Andai di sopra in camera e sistemai i vestiti e le scarpe che avevo comprato dentro l'armadio, andai nel mio bagno e misi dentro il mobiletto sopra il lavandino i trucchi che avevo comprato più una crema.
Ritornai in camera e mi buttai sul letto.
Era stata una giornata stancante e provare tutti quei vestiti mi aveva fatto ricordare qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.
Piano piano, senza accorgermene mi addormentai ancora con i vestiti addosso.



***



Presi due abiti e andai in camerino per provarli.
Erano entrambi stupendi, provai prima quello rosso.
Mi arrivava circa a metà coscia, era la prima volta che mettevo un abito così corto.
Mi guardai allo specchio più e più volte, indecisa se uscire dal camerino o no.
«Rose, dove sei?» Sentii domandare.
«Sono qui, mamma.» Dissi.
Uscii dal camerino.
Mi guardò stupita.
«Sei bellissima.» Disse senza parole.
Arrossii al suo complimento.
«Provo l'altro.» Le dissi, ancora non del tutto convinta dell'abito che stavo indossando.
L'altro abito era molto diverso, era lungo e di colore blu elettrico.
Uscii per la seconda volta dal camerino.
«Questo mi piace di più.» Le dissi.
Lei annuì e le scese una lacrima.
Le andai in contro e l'abbracciai.
«Matthew è un ragazzo molto fortunato.» Mi disse stringendomi forte.
«Ti voglio bene, mamma.» Le dissi.
«Anche io, tesoro.» Mi rispose.



***



Mi svegliai di soprassalto.
Appena realizzai quello che avevo sognato incominciai a piangere.
Il dolore per la morte di mia madre, ora,era più vivo che mai.
Nascosi la testa sotto il cuscino e continuai a piangere.
Il dolore era insopportabile, l'immagine di mia mamma mentre mi abbraccia continua a ripetersi nella mia mente e non riuscivo a smettere di piangere.
Riuscii a calmarmi dopo un po' facendo dei respiri profondi.
Mi alzai, andai in bagno e decisi di farmi una doccia, l'acqua mi avrebbe aiutato.
Uscii dalla doccia e mi guardai allo specchio, avevo ancora gli occhi rossi dal pianto.
Mi vestii con i vestiti che avrei dovuto indossare il pomeriggio e andai giù in cucina.
Trovai un biglietto.

Siamo andati a fare la spesa.
Non ti abbiamo voluto disturbare, il pranzo è in frigo.

Pranzo?
Guardai l'orologio e solo ora mi accorsi che erano già le due di pomeriggio.
Non avevo fame per cui decisi di andare fuori in giardino.
Mi sedetti a bordo piscina con i piedi dentro l'acqua.
C'era un'atmosfera bellissima ma non riuscii a non pensare di nuovo al sogno della notte prima.
Non avevo voglia di fare nulla e quel sogno mi aveva reso pi triste che mai.

A: Cameron
Scusa, non posso più venire oggi.

Non ricevetti nessuna risposta per cui appoggiai per terra il telefono emi persi in quella triste calma.
Persa nell'azzurro dell'acqua mi venne in mente un'altra frase del sogno.

Matthew è un ragazzo molto fortunato.


Chi è Matthew?
Mi alzai, pensare a tutte quelle cose mi dava il mal di testa e avevo anche un po' di sete.
Entrai in cucina e presi un bicchiere d'acqua.
Non feci neanche in tempo a bere un sorso che suonarono alla porta.
Aprii la porta e trovai davanti a me un fattorino.
«Buon pomeriggio, sono passato a consegnarle alcuni scatoloni, dovrebbe firmare qui per confermare la ricevuta.» Disse l'uomo.
«Scatoloni?» Chiesi confusa.
«Si, direttamente da Londra.» Disse.
Mi passò la penna e firmai dove mi era stato indicato.
L'uomo portò dentro casa i due scatoloni e se ne andò.
Ritornai in cucina per bere ma ancora una volta non ci riuscii a causa del campanello.
Ma perché non volevano farmi bere?
Andai ad aprire nuovamente la porta ma stavolta trovai davanti a me un'altra persona.
«Ciao.» Dissi.
Perché era qui?
«Ciao Rosemary.» Disse Cameron.

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