CAPITOLO 8

95 10 0
                                    

«Entra pure.» Gli dissi.
Mi sorrise ed entrò.
Non so perché ma ora come non mai mi sentivo in imbarazzo e la sua presenza mi dava fastidio.
«Vuoi qualcosa da bere?» Gli chiesi.
L'educazione prese la meglio.
«No, grazie.» Mi rispose.
Il silenzio che c'era tra di noi era strano.
«Perché non puoi venire oggi? Pensavo potessi..» Chiese guardandomi negli occhi.
«Infatti è così, è solo che non mi sento bene.» Risposi, guardandolo a mia volta.
«Tutto bene?» Chiese preoccupato.
«Più o meno.» Risposi.
«Nulla di che. Forse è meglio che tu vada farai tardi se no.» Dissi distogliendo lo sguardo.
«Non me ne andrò finché tu non mi dirai cos'hai.» Disse serio.
«Non ho nulla.» Dissi.
Mi incamminai verso la cucina ma Cameron mi fermò prendendomi il braccio così da farmi voltare verso di lui.
«Perché non mi permetti di aiutarti?» Chiese.
«Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, vattene ora.» Risposi fredda guardandolo negli occhi.
Mi incamminai di nuovo verso la cucina e stavolta mi lasciò andare.
Arrivai in cucina e sentii la porta chiudersi.
Se n'era andato.
Non avevo bisogno del suo aiuto, ne quello di nessun altro.
Bevvi un sorso d'acqua e ripensai alla conversazione di poco prima.
Mi vennero in mente i suoi occhi, mentre gli dicevo che non avevo bisogno del suo aiuto, e subito mi sentii in colpa.
Non si meritava di essere trattato così, non dopo tutto quello che aveva fatto per me.
Presi le chiavi di casa e il telefono e corsi fuori.
Percorsi tutta la stradina di corsa, lo cercai con lo sguardo ma non lo vidi.
Perché ero stata così stupida?
Era stata l'unica persona in grado di farmi sorridere veramente e ora se n'era andato via.
Mi sedetti a terra, portai le ginocchia al petto e le circondai con le braccia.
Avevo rovinato tutto.
Mi alzai poco dopo ed andai a sbattere contro una persona.
Tutti i fogli che aveva in mano andarono a finire per terra.
«Scusami, non ti avevo..» Cominciai a dire ma mi fermai non appena guardai il viso del ragazzo.
Era il ragazzo con cui mi ero scontrata il giorno prima, lo stesso che avevo sentito cantare.
«Pare che siamo destinati a scontrarci.» Disse il ragazzo, sorridendomi.
Gli sorrisi e ci abbassammo entrambi per raccogliere i fogli caduti.
Gli porsi i fogli che avevo raccolto e lui li prese.
«Io sono Shawn, piacere.» Disse.
«Rosemary, piacere.» Dissi a mia volta.
«Sei bravissimo a cantare.» Aggiunsi poi, ricordando la sua voce.
«Grazie. Faccio del mio meglio.» Mi rispose facendo spallucce.
«Oh no credimi, non fai solo del tuo meglio.» Gli dissi sorridendo.
Mi sorrise e guardò l'orologio.
«Oh, scusami Rosemary, ora devo andare. È stato un piacere conoscerti.» Mi disse e camminando velocemente se ne andò.
«Ciao Shawn.» Dissi ma probabilmente non mi aveva neppure sentito visto che era già molto lontano.
Feci per ritornare a casa ma mi accorsi che c'era ancora un foglio per terra, probabilmente non lo aveva raccolto.
Lo raccolsi e mi incamminai per la stradina che portava a casa mia.
Camminando presi il telefono e provai a chiamare Cameron.
Suonava ma dopo poco partì la segreteria.
Ma cosa mi era preso? Perché ero stata così stupida?
Ritornai a casa, andai in camera mia e appoggiai il foglio sul comodino.
Guardai l'ora e mi accorsi che erano già le tre e mezza.
Non avevo per niente voglia di stare a casa sopo quello che era successo, avevo bisogno di vedere della gente felice, mi avrebbe fatto stare meglio.
Ritornai in cucina e scrissi un biglietto ai miei nonni dicendo che ero andata al cinema e il perché ci fossero degli scatoloni in salotto, stavolta però oltre alle chiavi e al telefono presi anche i soldi che avevo avanzato più i 50 dollari che mi aveva lasciato nonna per il cinema, quella donna esagerava sempre.
Uscii di casa, chiusi la porta a chiave e m'incamminai per la spiaggia.
La strada ormai mi era famigliare e sarei riuscita a farla anche al ritorno.
Provai di nuovo a chiamare Cameron ma non rispose neanche questa volta.
Arrivai in spiaggia in poco tempo ma vista la bella giornata era già piena di gente.
Camminai un po' per la costa piena di negozi ma qualcosa attirò la mia attenzione.
C'era un gruppo di ragazzi fuori da un cinema, riconobbi subito Nash.
Mi avvicinai in cerca di Cameron ma non lo vidi.
«Rosemary, sei venuta! Cameron aveva detto..» Esclamò Nash vedendomi, sembrava un po' confuso.
Gli sorrisi e gli andai in contro.
«Ciao Nash. Sì, Cameron ti ha detto giusto ma ho bisogno di parlare con lui. Mi puoi dire dov'è?» Chiesi.
Annuì e mi mostrò dov'era Cameron.
Gli andai in contro, era in compagnia di un gruppo di ragazzi.
«Ehm, ciao. Cameron, posso parlarti?» Chiesi.
Non appena scontrai il suo sguardo notai che era freddo nei miei confronti.
«Scusate, ha parlato qualcuno?» Chiese Cameron ai suoi amici.
«Oh, andiamo!» Esclamai.
«Cameron, c'è una bella ragazza che ti vuole parlare, io accetterei.» Disse un ragazzo biondo ridacchiando.
Lo ringraziai con lo sguardo.
«Andiamo.» Mi disse Cameron e insieme ci allontanammo dal gruppo.
Quando fummo abbastanza lontani ci fermammo.
«Senti.. Non so cosa mi sia preso prima. Scusa per quello che ti ho detto, non lo pensavo veramente.» Dissi guardando per terra.
«Non sembrava così.» Disse lui.
«Scusa.» Dissi guardandolo negli occhi.
Mi guardò negli occhi, stava per dire qualcosa ma venne interrotto dalla voce di Nash.
«Cameron, il film comincia tra poco.» Disse.
«Arrivo.» Rispose Cameron.
«Okay.» Disse Nash, mi sorrise e poi se ne andò.
«Devo andare adesso.» Mi disse.
Annuii, mi girai e presi la strada per tornare a casa.
Gli avevo chiesto scusa e lui non aveva fatto niente.
Camminando perla costa, mi accorsi di una cosa.
In parte ad un negozio c'era uno scatolone a terra con dentro un cagnolino, c'era anche un foglio ma non riuscivo a leggerlo da così lontano per cui mi avvicinai e lo lessi.

PRENDETELI VOI.

Mi guardai intorno ma non vidi nessuno avvicinarsi.
Il cagnolino stava piangendo, chissà da quanto era lì.
Mi inginocchiai, lo accarezzai e si calmò un po'.
«Ti serve una mano?» Chiese una voce famigliare.
Guardai verso l'alto e vidi Cameron.
«L'ho trovato qui che piangeva.» Gli dissi.
Si inginocchiò accanto a me e prese ad accarezzare anche lui il cucciolo.
«Io non posso tenerlo.» Disse lui.
«Lo terrò io.» Risposi alla sua affermazione.
Annuì, lo prese in braccio e si alzò.
«Vieni.» Mi disse.
Dopo non molti metri entrammo in un negozio di animali.
Capii quello che aveva in mente e lo precedetti.
«Un collare e un guinzaglio, due ciotole, del magiare per cani e una cuccia, grazie.» Dissi alla commessa.
Cameron non disse nulla.
La commessa mise tutto dentro una busta e me la porse.
Stavolta fu Cameron a precedermi e prese lui la borsa.
«Sono 40 dollari.» Disse la commessa.
Le porsi i soldi e mi diede il resto.
«Mi servirebbe anche il nome del veterinario più vicino.» Dissi.
«Certo, le lascio il biglietto da visita.» Mi porse il biglietto e io lo presi.
«Grazie, arrivederci.» Dissi e uscimmo dal negozio.

OblivionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora