Ninth act.

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Husk stava stilando gli ultimi dettagli per la serata, sopratutto riguardo alla sicurezza.
Lyon era seduto di fronte a lui, e Byron, l'altro segugio infernale che era andato a prendere Angel meno di un mese prima, era seduto al bancone presente nell'ufficio di Husk sorseggiando del Rum.

Questa volta aveva bisogno di entrambi, sarebbe stata una serata complicata e loro erano gli unici due a cui Husk avrebbe affidato anche la propria anima.

Voleva che fossero attorno ad Angel per tutto l'evento ed anche oltre, se necessario.

Angel...

Gli venne un nodo alla gola e fu costretto a fermarsi dallo scrivere. Prese un profondo respiro.

Quel cazzo di bacio era rimasto impresso nelle sue labbra per tutta la merda di notte.
Non era riuscito a scollarsi la sensazione delle labbra di Angel dalle sue nemmeno per un secondo, il profumo del demone rosa gli aveva impermeato la pelle e nonostante la doccia ancora gli sembrava di averlo nelle narici.

Era la giusta punizione per il suo atteggiamento, lo sapeva bene.

Non avrebbe mai dovuto cedere.
Non così. Non in quella circostanza.
Husk non era un debole, ma sin dalla prima volta che aveva visto Angel aveva provato per lui una chimica a dir poco.. sensazionale.

Qualcosa di assolutamente devastante, invasivo, delirante.

Ma, ciò non toglieva che Husk era il suo merda di signore supremo, che c'era davvero troppa disparità di potere tra i due e che un mese scarso non era un tempo sufficientemente lungo perché Angel stesse davvero bene, o quanto meno meglio.

Lucifero solo sapeva cosa Valentino gli aveva fatto passare, non avrebbe fatto lo stesso nemmeno per sbaglio.

Eppure gli occhi feriti e delusi di Angel lo avevano trafitto come la lama di un'arma angelica.
E non lo aveva visto per tutto il giorno.
E quella sera ci sarebbe stato il suo primo spettacolo.

Lanció la penna sulla scrivania, lasciandosi ad un sonoro respiro frustrato.

Byron e Lyon lo guardarono confusi ed attoniti.

Conoscevano Husk da decenni, erano più amici che dipendenti o anime sotto di lui, fidati e sempre al suo fianco.

Ma questo.. beh.. era un qualcosa di nuovo.

"Husk, stai bene?"

No, non stava bene. A dire il vero il senso di colpa lo divorava vivo da ore.

"Si, si. Devo solo..."

Riprendermi.
Distanziarmi.
Togliermelo dalla cazzo di testa.

Le opzioni di risposta erano molteplici eppure dalla sua bocca non uscì nulla se non l'ennesimo sbuffo, e non ci fu nemmeno il tempo, invero, per formularne una visto che una furia alta un metro e sessanta con occhi viola e molto incazzati entró nell'ufficio di Husk sbattendo impropri a destra ed a manca, lasciando tutti di stucco.

"Celia cos-"
"LYON, TACI!"

Celia osservava Husk come se avesse potuto prendere la testa del signore supremo, staccargliela dal corpo e giocarci a padel.

"Celia, tutto ok?" Questa volta fu Byron a fare un tentativo, ma venne zittito con un solo segno della mano, un solo gesto semplice ed esaustivo.

The overlord of gambling. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora