Capitolo 4.

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Aspettavo che Dusan tornasse dall' allenamento, il mio telefono però squillò facendomi sussultare.

« Pronto?»
« Nenita.»
A quel soprannome e quella voce mi bloccai immediatamente, avevo cambiato numero da tempo e non sapevo come avrebbe fatto a riceverlo.
« Paulo, dimmi tutto.» dissi ricomponendomi dallo stato di confusione.
« Sono a Torino, vorrei vederti, mi concedi un'uscita?» mi disse con il suo accento un mix tra italiano e argentino.
« Dusan non sarebbe contento, lo sai.» sospirai portandomi una mano alla fronte.
« Dusan non lo saprà, Nora.» sottolineò il mio nome facendomi rabbrividire.

Odiavo l'effetto che mi faceva, mi aveva sempre reso estremamente vulnerabile, così decisi di accettare e disse che di lì a poco sarebbe passato a prendermi.
Forse avremmo parlato ma nel mio cuore restava tutto il dolore che mi aveva fatto provare.

Lo vidi arrivare da lontano ed il mio cuore sussultò quando scese dall'auto venendomi incontro ed aprendo lo sportello.

Quando fummo entrambi all'interno dell'auto guidò fino ad una zona a dir poco deserta, senza nessuno che potesse disturbarci o riconoscerci.

« So per certo che non mi hai dimenticato nemmeno tu.» disse ad un tratto facendomi chiudere gli occhi dalla disperazione.
« Ho sbagliato, è vero. Ma ero confuso e distrutto, perdere la squadra che amavo più di ogni altra cosa al mondo mi ha destabilizzato e ti ho persa.
Quando ti ho vista alla festa di Leandro io ho capito di non averti mai dimenticata.» le parole gli uscivano dalla bocca con assoluta velocità mentre teneva stretta una mia mano tra le sue, più grandi.

« Anche se volessi crederti, il male che mi hai fatto non potrò mai dimenticarlo.» dissi con voce spezzata ma lui scosse la testa.
« Non sono qui per chiederti di dimenticarlo, ma sono qui per dirti che proverò a ricucire ogni ferita che io stesso ho causato.»

Quello era davvero troppo per me, era diventata una tortura, chiusi gli occhi un secondo concentrandomi sui rumori all'esterno della macchina.

« Io, io non posso...» dissi con voce rotta cercando di lottare contro ciò che il mio istinto avrebbe subito accolto.

« C'è un altro?» disse lui cambiando immediatamente espressione e tramutando la dolce espressione in una decisamente più dura.
« No ed anche se fosse, non è più competenza sua!» alzai le braccia in segno di protesta.

«Nora, sarà sempre competenza mia.» disse con sguardo serio mentre le mani stringevano il volante, sbuffai sonoramente spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

« Cosa ti aspettavi? Che mi sarei buttata tra le tue braccia?»
Lui assunse un espressione offesa in viso e poi scosse la testa.

« Riaccompagnami a casa.» e lui mise in moto, senza dire nulla.

Arrivati davanti a casa mia vidi l'auto di Kenan posteggiata davanti casa, segno che sia lui che Dusan fossero lì dentro.
« Lasciami qui, è meglio.» gli dissi qualche metro prima e lui sbuffò.
« Oh, quindi è Kenan.» disse semplicemente facendomi arrabbiare.
« C'è anche Dusan in casa.» ribattei io facendolo innervosire ancora di più.

« Resterò a Torino ancora per qualche giorno, quale migliore occasione per non salutare tuo fratello.» prima che potessi ribattere aveva già suonato il campanello di casa mia; facendomi innervosire.

Paulo Dybala era così, tremendamente egoista e presuntuoso.

Alla porta venne ad aprirci Dusan, con i suoi muscoli in bella vista.
Quando vide Paulo non seppe se essere felice o incazzato poiché dietro l'argentino c'ero proprio io.

Lo fece accomodare dandogli una pacca sulla spalla, che sapeva di benvenuto tanto quanto di una minaccia.
Sospirai seguendo i due e mi avvicinai all'isola della cucina, lì trovai Kenan pronto a bere una bibita energetica.

« Cosa ci fai a Torino, fratello?» chiese Dusan a Paulo versando anche a lui la bibita.
« Sono sceso per sistemare alcune cose e come hai potuto vedere sono venuto a parlare anche con lei.» mi indicò con lo sguardo, Dusan si voltò prima verso di me e con sguardo serio verso di lui.

« Sai già come la penso.» disse semplicemente Dusan, ed io scossi la testa.
Kenan sembrava divertito, non era per nulla imbarazzato nel osservare quelle scene, finché Paulo non gli strinse la mano in segno di presentazione.

« Sono Paulo Dybala.» disse con fare altezzoso; ma ciò che Paulo non sapeva era che a Kenan Yildiz nulla lo avrebbe mai potuto scomporre di un centimetro.

« Io sono Kenan, futuro babysitter di Nora.» disse Kenan facendomi strabuzzare gli occhi.
Dusan rise, capendo perfettamente le intenzioni del turco, Kenan stava cercando di provocare Paulo e per farlo stava usando il suo punto debole, ovvero me.

Paulo alzò un sopracciglio e posò entrambe le mani sul tavolo.
« È tornata Vanja, così Kenan ha fatto compagnia a Nora stanotte.» spiegò velocemente Dusan, la mascella di Paulo si contrasse immediatamente ed i suoi occhi diventarono improvvisamente più scuri e fissi su Kenan che nel frattempo aveva un atteggiamento beffardo.

« Ma stai tranquillo, lei non è il mio tipo.» disse Kenan indicandomi, un po' ne fui umiliata ma non dissi nulla.
« Ed anche se lo fosse, starei tranquillo comunque.» ringhiò Paulo cercando di rimarcare il concetto di prima.

Mi misi in mezzo tirando leggermente Paulo verso dietro.
« Mi stai mettendo in imbarazzo.» sussurrai a Paulo che smise praticamente di ringhiare.

Dopo qualche istante per calmare gli animi, Paulo decise che la sera stessa avremmo organizzato un'uscita con i suoi ex compagni per una pizza tutti insieme.

Kenan non aveva chiesto se l'invito fosse esteso anche a lui, anzi probabilmente avrebbe volentieri voluto evitare questa uscita.
E non avendo giocato con Paulo, probabilmente sarebbe rimasto dentro, tutto ciò era altamente invidiabile.

Inutile dirvi che quando Paulo uscì da casa mia Dusan si arrabbiò molto, si innervosì del fatto che ero andata con lui non appena mi aveva chiamato.
Ma alla fine riuscì a calmarsi quando gli spiegai che ero stata praticamente gelata nei suoi confronti.

Ma Paulo non avrebbe mai mollato la presa, se lo conoscevo bene.

• PESTE; Kenan Yildiz.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora