CAPITOLO 52 - SPERANZA E DELUSIONE

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Il branco accolse Naya calorosamente. Iodik la strinse in un vigoroso abbraccio, sollevandola da terra.

«Eccola qui in carne e ossa!» esclamò il gigante, rimettendola a terra dopo due giri interi su sé stesso. «Pagate i vostri debiti»  aggiunse, porgendo il palmo della mano ai fratelli Tuck.

Quelli storsero il naso e gli consegnarono delle monete d'oro.

«Radek aveva proposto un giro di scommesse. Insomma si chiedeva se saresti ritornata viva o meno» disse Bronis.

Quello in tutta risposta diede una gomitata nelle costole del suo compare.

«Ovviamente avevo scommesso sul tuo successo» rispose a disagio.

«Mi meraviglio di te e delle tue idee, è proprio qualcosa di cattivo gusto» ribatté l'altro, ironico come sempre.

Quel breve scambio le strappò un sorriso, non era poi così sorpresa da quella rivelazione.

Avrebbe voluto ritrovare il suo letto sgangherato, ma Gabor meritava delle risposte, così lungo il sentiero verso la capanna lo mise al corrente degli ultimi avvenimenti, tralasciando i particolari più personali. Allontanandosi poteva ancora sentire le risate del branco, quel clima di leggerezza la aiutò a rilassarsi.

Il ragazzo l'aveva ascoltata in silenzio, senza mai interromperla e aveva letto nel tremore della sua voce la sua inquietudine per la sorte di Hektrien, ma restava positivo e cercava di trasmetterle fiducia. Era certo che il Generale avrebbe giocato un ruolo chiave nel seguito della guerra. Il suo sorriso era incoraggiante, ma lei si limitava ad annuire senza troppa convinzione, solo per fargli piacere.

Quando finalmente riuscì a introdurre l'argomento che le stava più a cuore, la delusione fu grande.

«Io credo che quella pietra esista» disse Gabor.

«Credi» disse lei scoraggiata.

«La tranquillità della Contea fonda le sue basi sulla sua esistenza, insomma se non esistesse vorrebbe dire che non è mai stata al sicuro e non lo sarà mai».

«La tua è piuttosto una speranza» osservò lei.

Secondo Naya c'era differenza tra avere una convinzione e avere una speranza, ma il giovane non sembrava della stessa opinione, i due concetti sembravano intrecciarsi.

«La speranza spesso può essere così potente da essere sufficiente» commentò lui, sembrava convinto delle sue affermazioni. «Esiste effettivamente una storia, solo sussurrata a porte e finestre sbarrate, che racconta che il Tempio non contenga nulla e che la pietra sia solo un deterrente per scongiurare minacce esterne. Forse la pace della Contea è solo un'illusione, ma siamo cresciuti credendo di essere al sicuro. Io spero, quindi credo e forse poco importa che il Tempio in realtà sia vuoto».

«Vorrei pensarla come te».

«La speranza resta il motore di ogni cosa, è un buon punto di partenza».

«Quella pietra potrebbe rappresentare una svolta per noi tutti solo se esistesse. Andrò ad assicurarmi io stessa se si tratti di una leggenda. Potresti venire con me e Nemiah alla Contea».

«Non ruberò qualcosa che appartiene al mio popolo».

«Non contavo rubarla».

«Il capo villaggio non la cederebbe mai, il suo potere si basa su di essa» disse quasi divertito, come se ciò che aveva appena detto fosse cosa risaputa. Si accorse solo in un secondo momento che non era così. «Ador pare gioviale e accogliente, ma é solo una facciata, lo fa per capire chi ha davanti, individuare i suoi punti deboli e averlo così in pugno. Ha radicate convinzioni e non ho mai visto nessuno fargli cambiare idea».

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