CAPITOLO 54 - VINCE CHI SORRIDE

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Sei mesi dopo

Naya vagava persa e disorientata da un arco di tempo indefinito in mezzo alla selva. Una pallida luce filtrava tra i rami, permettendole a stento di vedere dove metteva i piedi. Aveva corso per ore dietro a un lupo dal manto color crema, poi si era arresa e aveva iniziato a camminare, senza meta, guidata solo dall'istinto.

Quando il suono della risacca iniziò a riempirle le orecchie, decise di seguirlo. Giunse in cima a una scogliera, dove vide in lontananza una capanna che le sembrava familiare. Salì la scala poggiata al muro sul retro, guidata da una forza invisibile, certa che l'avrebbe trovato lì ad aspettarla.

Nemiah fissava il cielo, a gambe incrociate. Pareva non essersi accorto di lei e il suo sguardo sembrava perso al di là del visibile. La ragazza si avvicinò timidamente e prese posto accanto a lui, fissando il suo profilo in silenzio, per non rompere l'incanto. Quando lui si voltò finalmente verso di lei, i suoi occhi, color del mare d'inverno, erano velati da un'ombra di tristezza.

Non era mai stato così attraente, nonostante le rughe che iniziavano a segnargli il viso stanco. Una bellezza malinconica. Si passò una mano tra quei riccioli che ormai conosceva a memoria, scompigliati dalla leggera brezza marina e sospirò, gonfiando il petto.

«Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Tu ci credi? Io sono convinto che il cuore non possa essere ingannato» esordì lui mesto.

Naya era incapace di rispondere a quella domanda. Rimasero a lungo in silenzio, avvolti dal lontano rumore delle onde, con gli occhi fissi su di un orizzonte estremamente buio. Era una notte senza luna.

«Nemmeno io mi innamorerei di me» disse quello all'improvviso, rompendo la quiete e tornando a guardarla. «Però non posso fare a meno di sperare, nonostante tutto, anche se pare impossibile».

Nemiah le mostrò una lanterna di carta, che era rimasta nascosta alla sua vista fino a quel momento.

«Adoravi le lanterne colorate quando eri bambina» disse porgendogliela.

Il ragazzo aprì il palmo della mano e ci soffiò sopra, in direzione della lanterna e questa si accese emettendo un leggero bagliore e iniziò a salire in alto verso il cielo, danzando nel vento. Dalla sua scia luminosa si sprigionarono delle scintille e quando questa raggiunse la sua massima altitudine esplose in un milione di puntini luminosi, illuminando la volta notturna.

Ne seguì una cascata di stelle cadenti che illuminò ogni angolo del Regno, infondendo speranza in chiunque rivolgesse lo sguardo verso quello spettacolo mozzafiato.

Quel gesto ebbe il potere di scaldarle il cuore, come se l'amico avesse riacceso una fiamma nel suo petto.

«Sei ancora quella che giocava insieme a me» aggiunse con l'abbozzo di un sorriso.

Un ricordo sbucato dal passato fece timidamente capolino nella sua mente, un momento di meraviglia sospeso nel tempo le riempì gli occhi. Vide per una frazione di secondo gli alberi del Parco Reale addobbati con centinaia di lanterne colorate il giorno del matrimonio della sorella. Tornò bambina per un fugace istante, fasciata dal suo abito da sera e ritrovò quella connessione con l'amico e quella sensazione di innocenza andata perduta.

«Sei venuta per restare?» domandò in tono serio. La giovane annuì. «Solo stanotte o tutta la vita?».

Nemiah provò a sfiorarle la mano, ma lei si ritrasse. Aveva bisogno di tempo.

«Non sono stato io, non ho motivo di farti del male, devi credermi».

La Principessa esitò a lungo, il suo era uno sguardo sincero e disperato, ma il dubbio rimaneva.

The Night Drowns in Dawn Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora