CAPITOLO 57 - IL BURATTINAIO

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Fidian rimase al campo base parecchi giorni. Era stato accolto come un eroe dai suoi compagni con cui condivideva la capanna di un tempo e persino i fratelli Tuck erano curiosi di sapere cosa avesse fatto durante la sua assenza e come fosse sopravvissuto al loro alfa. Il licantropo che adorava sentirsi al centro dell'attenzione raccontava le sue avventure aggiungendo tantissimi particolari di pura invenzione per renderle ancora più spettacolari. Aveva una vivida immaginazione e sapeva catturare l'attenzione.

Il Consiglio degli Anziani si era già riunito per discutere la sua proposta e la maggioranza voleva sentire quelle parole uscire direttamente dalla bocca di Nemiah, prima di prendere una decisione definitiva. Naya era intervenuta in prima persona durante quella tesa riunione, sottolineando che, se Fidian avesse avuto cattive intenzioni, avrebbe indicato ai soldati senza volto l'entrata del campo, senza ricorrere a sotterfugi del genere. Il suo discorso era stato preciso e conciso e aveva convinto la maggior parte dei presenti, ma i ribelli non si sarebbero fidati completamente finché non avessero avuto indietro il loro cuore.

Fidian non sembrava avere fretta di partire e trascorreva il tempo chiuso nella capanna con i suoi vecchi amici, al riparo dai raggi del sole e usciva solo la sera per fare lunghe passeggiate con Naya. Aveva iniziato a insegnarle qualche trucchetto con la spada, perché sfogasse tutta quella energia repressa da troppo tempo e la osservava ammirato, nonostante la sua sbadataggine. Non era nata per essere una guerriera, ma era una ragazza piena di sorprese.

«Ho un favore da chiederti» esordì una sera, riaccompagnandola alla capanna, dopo un breve allenamento. «Ho da poco scoperto qualcosa di sorprendente».

Naya lo osservò con attenzione, sembrava davvero in difficoltà, nonostante un timido sorriso.

«Inutile girarci intorno. Caspita è così difficile. Sei la seconda persona al mondo a cui ne parlo».

La prima era Hektrien, senza ombra di dubbio.

«Ho un figlio, si chiama Hanyro. Ha i grandi occhi neri di sua madre e quell'aria un poco malinconica che amavo tanto. Non credo sia un raggio di sole» disse divertito. «È delicato e misterioso, come un raggio di luna. Ha all'incirca cinque anni e vive in un orfanotrofio a Kadik».

Ci fu una lunga pausa, in cui il licantropo sembrava cercare le parole adatte.

«Se mai dovesse accadermi qualcosa...».

«Fidian...».

«Se mai dovesse accadermi qualcosa vorrei che tu ti prendessi cura di lui, vorrei potesse avere una famiglia vera».

«Sei tu la sua famiglia».

«Mi crede morto ed è meglio così. Faresti questa cosa per me?».

Era una grande responsabilità, ma c'era una sola risposta possibile.

«Qualunque cosa».

Il licantropo l'abbracciò.

«Parto domani, mi permetto di insistere per avere una risposta alla lettera di chi sai tu» le sussurrò all'orecchio.

Sapeva che avrebbe rifiutato, ma ci avrebbe provato lo stesso.

«Fidian» sbottò stizzita, staccandosi da lui. «Non rispondere è già una risposta».

«Non per un soldato, se non gli rispondi verrà a cercare la sua risposta da solo».

«Vorrei proprio vedere, non ha mosso un dito per mesi».

C'era una punta di rabbia in quella esclamazione, una frustrazione mal celata. Aveva dato troppo di sé per restare indifferente davanti a quella richiesta, ma avrebbe provato a fingere che il passato fosse solo passato.

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