Holden: "Il corso della storia e Coma_Cose"

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Immagina richiesto da @bellammooo

(Scusate ma non riesco a taggare le persone, se sapete come risolvere ditemelo grazie)

Breve trama:

Viene raccontato lo sviluppo della storia d'amore di Joseph ed Eris, due ventiquattrenni romani dalle passioni opposte. Lei ballerina, sensuale, caotica, rumorosa ed egocentrica. Lui cantante introverso, silenzioso, calmo e forse un po' apatico. Inizialmente non si capiscono, ma si sa, come dice il detto, "chi disprezza compra".

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Holden

 Se c'era qualcosa che Joseph detestava con tutto sé stesso era il rumore. Non gli piaceva vivere in mezzo a un caos di suoni che non facevano altro che mandarlo ancora di più nel panico. Cercava di isolarsi, di scappare, ma a volte era proprio impossibile. Sapeva nasconderlo bene, soprattutto se in mezzo al macello c'erano persone amiche, che lo facevano sentire a suo agio, ma non riusciva quando era solo, tra tanti estranei. In realtà la solitudine era una parte costante della sua vita, eppure gli piaceva stare con sé stesso, avere tutto il tempo di fare ciò che voleva, senza grane, senza continui rimproveri, occhiate, pressioni...Detestava quando le persone si intromettevano in quel suo "rito", soprattutto se si trattava di gente estremamente rumorosa, caotica, pazza...Non riusciva proprio a sopportare le persone così! Eppure da quando l'aveva incontrata, aveva inconsciamente cominciato a cambiare idea, ma non lo avrebbe mai ammesso. Lei rappresentava tutto ciò che aveva sempre odiato, era così...così sé stessa. Da quando Eris era entrata nella sua vita, viveva in un continuo senso di stordimento e confusione che lo faceva impazzire, ma che allo stesso tempo lo incuriosiva. Quando l'aveva vista varcare per la prima volta la porta della casetta, con quelle valigie rosa barbie e quella voce squillante si era istintivamente tappato le orecchie. Sembrava davvero stupida, superficiale, una bambina nonostante avessero la stessa età. Non aveva detto niente, si era limitato a tenere lo sguardo fisso sul portatile, con le cuffie nelle orecchie e mille idee che gli vorticavano per la testa. Un vero caos! Poi però si era sentito strappare l'auricolare e quella voce aveva cominciato a tartassarlo con talmente tante informazioni che aveva temuto di avere un crollo psicologico quello stesso istante. Si era limitato a stare zitto, in mezzo al gruppetto che si era formato intorno all'angolo dove stava lavorando, il suo angolo, e aveva continuato a ignorare tutto e tutti, cercando di isolarsi, ma non ci riusciva. Era scappato da quella situazione con la scusa di voler fumare e tutti lo avevano lasciato andare, avvertendola forse che non era il caso di seguirlo, che non gli piaceva la compagnia degli estranei. Così quella bomba ad orologeria era entrata nella sua vita, senza dargli la possibilità di scegliere, era gentile con tutti, perfino con lui che cercava in tutti i modi di utilizzare i suoi silenzi per farle capire che non avevano nulla da dirsi, eppure lei era sempre dolce, cercava sempre di includerlo in conversazioni che non lo riguardavano, cosa che lo metteva molto a disagio, eppure mostrava sempre un tacito segno di apprezzamento per quei tentativi di renderlo partecipe, forse più per compiacerla che per altro, anche se aveva cominciato ad attendere quei momenti, ad apprezzare quel vento di parole che lo investiva ogni volta. Di cosa stesse parlando non lo sapeva, sentiva tutto ovattato, si concentrava solo su di lei, sul suo corpo armonioso e delicato, sul piercing al labbro che si muoveva sinuoso ad ogni parola. Non era un tipo che apprezzava tatuaggi e orecchini, ma su di lei, anche il più brutto tra tutti i piercing, stava divinamente. Era così strana, un uragano, un raggio di sole, quando non c'era tutto assumeva una sfumatura di tristezza. Non gli piaceva stare solo sulle gradinate a lavorare senza lei che, ignara delle occhiate che lui le mandava, provasse tutte le sue coreografie più e più volte. Era talmente concentrata con le cuffie nelle orecchie che, quando lo beccava a fissarla sorrideva e poi gli si avvicinava per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa. Il problema era che lui non sapeva veramente i suoi desideri o meglio non credeva che la includessero. Eppure ogni volta che la guardava anche semplicemente fare stretching, rimaneva con la bocca spalancata, come se fosse la creatura più bella che avesse mai visto. Eris però non era stupida, anzi...Sembrava incarnare tutti i peccati capitali ad ogni suo singolo movimento e racchiudeva tutti i peggiori difetti, tuttavia rimaneva sempre una spanna sopra le altre. E Joseph si rendeva conto che facendo così non faceva altro che aumentare il suo ego, ma non poteva farne a meno. Non le diceva mai niente, preferiva ascoltarla parlare e aveva già da tempo cominciato a farle spazio accanto a lui sulle gradinate e mostrarle i suoi progetti con il computer sulle gambe. Solo in quei momenti lei restava finalmente zitta, si prendeva l'anello tra i denti e lo osservava estasiata mettere in serie tutte quelle tracce per riarrangiare i brani, chiedendogli di tanto in tanto di insegnarglielo. Lui acconsentiva, ma smettevano poco dopo, perché lei non era paziente e si innervosiva subito se quello che aveva pensato come una grande composizione sinfonica era in realtà una "cagata". Questa cosa lo faceva ridere, mentre lei si imbronciava e riprendeva a parlare del più e del meno, soprattutto dei gossip che giravano per la casetta, perché era davvero la "regina dei pettegolezzi". Molto spesso si scatenavano delle discussioni anche a causa di quello che la sua lingua lunga provocava, facendola divertire ancora di più, sembrava proprio provarci gusto a far litigare le persone. Infatti, nome più azzeccato non poteva avere: Ἔρις , la dea della discordia e delle liti, la causa di tutta la guerra di Troia, dell'Odissea, dell'Eneide. Detestava questo suo lato, perché aveva paura che se si fosse aperto con lei, tutto quello che pensava sarebbe diventato dominio pubblico, ed era una cosa che non poteva permettersi. Non capiva nemmeno il motivo di quei pensieri. Erano semplicemente due persone molto diverse che a volte trascorrevano del tempo insieme, ma non c'era chimica tra di loro. Non avevano mai niente da dirsi. Eppure c'era qualcosa che lo attraeva, che gli diceva che poteva fidarsi nonostante tutto. Con il passare delle settimane una strana sensazione aveva iniziato a farsi strada dentro di lui, un raggio gamma che lo attraversava parte a parte ogni volta che la guardava, ogni volta che, anche se si trovava molto distante, la sentiva ridere, ogni volta che "bisticciavano" per qualche stupido motivo...Certo, non si era affatto trasformato con lei, rimaneva lo stesso di sempre e forse era proprio questo che la distingueva: le stava mostrando per la prima volta "Joseph" e non "Holden". Gli piaceva vederla felice per una sua quasi dimostrazione di affetto, non riusciva ad essere come tutti gli altri ragazzi in casetta, che passavano il tempo a darsi abbracci, baci e carezze: il contatto fisico così casuale lo metteva a disagio. Eppure ogni volta che lei gli diceva "dai, dammi un abbraccio" non riusciva a negarglielo. In realtà era più lei ad abbracciare lui, circondandogli il collo con le braccia ed invadendolo con quel suo profumo alla vaniglia, che lo stordiva completamente, ma per lui era già tanto così. Aveva iniziato da poco tempo però ad essere in qualche modo, sempre più "fisico" nei suoi confronti. Non sapeva se ciò fosse dovuto all'avvicinarsi della pausa natalizia e alla consapevolezza di non poterla vedere anche se solo per tre insulsi giorni, l'unica cosa di cui era certo era il fatto che, benchè faticasse a dimostrarlo, Eris era diventata una persona molto importante nel suo percorso, perché lei riusciva a farlo sentire leggero, a spogliarlo di tutte le sue preoccupazioni, a non essere invadente chiedendogli cosa non andasse, perché comportandosi in quel modo avrebbe solamente aumentato il suo stato di ansia. Lei riusciva a capirlo senza bisogno di essere apprensiva, a volte gli riempiva la testa delle sue chiacchiere solo per silenziare la tempesta che aveva nel cervello e lui, nonostante non glielo avesse mai detto, apprezzava questa cosa. Gli piaceva averla accanto quando lavorava di notte in casetta: ogni sera si sedeva "casualmente" nello stesso posto sul divano, aspettando che lei arrivasse per farsi la tisana e poi si mettevano lì, lei con il plaid sulle gambe coperte solo dai pantaloncini del pigiama e una felpa di colore rosa fluo decisamente discutibile, lui con ancora le scarpe e i jeans, entrambi con una cuffia nelle orecchie ad ascoltare musica e lavorare. O meglio, lui lavorava, lei lo fissava e basta, con la testa appoggiata sulla sua spalla e la mano di lui che da qualche tempo aveva iniziato a posarsi sopra alla sua coscia, quando non era impegnato a smanettare con il PC. Gli piaceva guardarla in ogni momento libero, prenderla in giro per la sua cucina "discutibile", che per lui era semplicemente sinonimo del fatto che fosse vegana. Scherzavano molto sul fatto che lui si nutrisse solo di carne e sottilette, mentre lei di riso e tofu. Lei cercava sempre di convincerlo del fatto che anche le alternative vegane non fossero poi così male, ma lui rimaneva fedele al mondo onnivoro, nonostante tutte le sue proteste e i suoi "cazziatoni" sull'allevamento intensivo. Lo faceva ridere vederla così infervorata, soprattutto quando qualcuno lasciava la padella sporca di una qualsiasi proteina animale. Ogni volta lui la "tranquillizzava" abbracciandola e accarezzandole piano la schiena per qualche secondo, beccandosi occhiate curiose da parte dei suoi compagni e sbalzi di ego da parte di Eris, che diceva di sentirsi onorata da queste sue improvvise manifestazioni di affetto.

Immagina Amici 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora