Capitolo 8 - Verso Rual

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"Debbo capire cosa sia accaduto!" esclamò un allarmato Shegon all'udire un forte rumore di vetri rotti, per poi alzarsi dalla sedia su cui stava e guardare il collega con aria preoccupata... per poi notare, non senza una lieve sorpresa, che Vance era rimasto, guardando il vuoto dinanzi a sé con aria impassibile, immobile. "Generale dei Giudicatori!" lo chiamò allora l'altro. "Poffare, compare, cosa avviene in te?"
L'altro si scosse un po' sulla sedia, mugugnò qualcosa e si alzò lentamente, stiracchiandosi poco dopo e accompagnando il gesto con uno sbadiglio, la cotta che risplendeva sinistramente illuminata dalla luce che soffusamente entrava da una piccola finestra. Poi, quasi a svegliarsi di colpo, afferrò l'altro per l'armatura dorata che indossava e se lo avvicinò al volto, per poi guardarlo in cagnesco e mormorare: "Non. Chiamarmi. Così." Poco dopo alzò il braccio con cui lo teneva e lo lanciò via, facendolo sbattere pesantemente contro una parete. Subito dopo aggiunse: "Il nostro Imperatore è alla reggia. Possiamo fregarcene di cosa accade."
Poco dopo un grido risuonò per l'ampio corridoio del maniero, poi non si udì più alcun rumore e i due uomini scelti dell'Impero del Folle passarono il resto del tempo a guardarsi, finché non sentirono nuovamente la voce di Gulldor mormorare qualcosa. Solo allora i Generali uscirono dalla stanza in cui s'erano ritrovati a confabulare, trovando il loro Generale - o, meglio, la nube nera che sempre lo accompagnava -, quattro cadaveri, un laghetto di sangue e una miriade di frammenti di vetro. Per poco la visione della nuvola dinanzi a loro rimase ai loro occhi, poiché poco dopo si sollevò in volo e usci da una di quelle che fino a poco prima erano state finestre, uscendo all'aria aperta e atterrando, raggiungendo un uomo di mezza età il cui aspetto era in tutto e per tutto riconducibile a quello di un Soldato Nero.
"Tu." Sibilò l'Imperatore. Quello si voltò con lentezza, per poi trasalire alla vista di quella informe massa oscura, ponendosi subito dopo sull'attenti. Gulldor continuò a parlare. "Come hanno potuto dei ribelli eludere le tue sorveglianze e raggiungere la Sala del Trono?"
L'interpellato, evidentemente un addetto alla sicurezza, deglutì con fare nervoso e disse con voce abbastanza ferma: "Signore, sono apparsi davanti a me usando poco dopo dei fumogeni, impedendomi di muovermi".
Gulldor annuì, nonostante l'altro non lo potesse vedere, per poi rincuorarsi pensando che l'addetto alla sicurezza era un soldato di basso rango... e che uno dei Giudici Gentili - quando erano ancora in vita - li avrebbero facilmente bloccati. Ma, nonostante sapesse che la colpa non era totalmente del soldato di guardia, il Dittatore non poteva lasciare quella mancanza impunita... quindi ghignò divertito per poi puntare un dito contro l'interlocutore, per far scaturire da lì un flusso di energia violacea che, una volta raggiunta la tempia, causarono forti dolori diretti alla testa del malcapitato, che cadde a terra e prese a contorcersi in preda a forti e apparentemente inestinguibili ondate di sofferenza. Una volta che Gulldor fu certo del successo del suo attacco si alzò nuovamente in volo, tornando al castello.
Atterrò nuovamente sul tappeto ancora pieno di frammenti di vetro... che, obbedendo a un ordine telepatico del Folle, si alzarono in volo e si scagliarono contro le finestre ormai distrutte, ricomponendole e ponendosi in perfetto ordine. Poco dopo, Gulldor si voltò, vedendo due dei suoi Generali, Vance e Shegon, che lo guardavano con una indecifrabile espressione in volto. Prima che poterono proferir parola, però, fu lo stesso Gulldor a prendere parola.
"Vance. Shegon." Li chiamò con un mezzo sorriso in volto. "Preparate qualche truppa. Dobbiamo andare a Rual il più in fretta possibile." Ordinò indicando una cartina attaccata a una parete e, più precisamente, un minuscolo paesino tra i boschi.
I due Generali si guardarono in silenzio; non sapevano molto del luogo citato dal loro Imperatore, solo che era abitato da pastori sedentari primitivi, in stridente contrasto con la tecnologia che animava il loro mondo.
Nel Covo della Resistenza la situazione non era certo più movimentata, anzi: i quattro rivoluzionari stavano ancora dialogando tra loro, cercando qualcosa per risolvere la loro situazione... Qualcosa che non fosse lo sconclusionato piano proposto da Dake, potenzialmente. Fu Brad a rompere il silenzio che si era formato.
"Ragazzi, ho una idea!" esclamò infatti con il suo vocione roco. Tutti si voltarono a guardarlo, chi, come Dake, con scetticismo - da un omone del genere non ci si sarebbe potuto aspettare granché, si disse - e chi, come Kyle, con una espressione di vivo interesse in volto. "Ricordiamoci cosa ci disse l'essere volante. Le reliquie di Duo ci daranno il potere per fermare questa inutile faida. Al momento solo una persona è capace di dirci qualcosa sulle Reliquie di Duo." Si fermò per qualche attimo, poi si alzò in piedi ed espose la sua idea. "Dobbiamo trovare Nonna Dolore."
"Brad!" ribatté Alicia. "Non sappiamo nemmeno chi diavolo sia questa Nonna Dolore. O dove sia. O se esista!"
Brad la guardò di sottecchi, poi andò a passo lento verso una gigantesca libreria di cui Dake non s'era mai accorto, per prendere un libro. Lo aprì e prese a leggere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 05, 2015 ⏰

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