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+MI DISPIACE TANTISSIMO, NON ODIATEMI MA HO FATTO DEL MIO MEGLIO.

SPERO CHE LE NUOVE VICENDE DELLA STORIA VI STIANO PIACENDO.

++Un abbraccio, Mon.

Voleva sprofondare.

Vederlo li dopo tutto quel tempo, le sembrava un sogno.

Era sempre bellissimo, solo aveva più massa muscolare.

Lei riusciva ancora a leggere le sue emozioni nei suoi occhi e vide quel luccichio di rabbia. Sapeva che avrebbe riconosciuto la bambina, era la fotocopia di quando lui era bambino, ma non era ancora pronta a dirgli la verità.

-Amore, ciao.- disse Max, dandole un lieve bacio sulle labbra.

-Ciao.- disse lei, mentre la sua voce si increspava sempre di più.
-Voglio presentarti Oliver.- disse Max, mettendole una mano sulla base della schiena e avvicinandola al tavolo.

'Oliver?' Lei inarcò un sopracciglio al pronunciare quel nome.

-Piacere.- disse lui con il capo.

Voleva tanto stringerle la mano, ma non voleva toccarla. La sola vicinanza provocava ad entrambi dei brividi lungo la schiena.

Mon si accomodo accanto a Max mentre Ellen continuava ad osservare Rush. La bambina ricordava di averlo già visto, ma non sapeva dove e la stessa cosa faceva lui. Voleva ricordare ogni particolare di quel viso così puro e dolce.

-Allora Oliver, cosa ne pensi della mia futura moglie?- disse Max, portando il braccio dietro la sedia.

Rush spostò lo sguardo dalla bambina a sua madre, lei sentiva i suoi occhi sulla testa ma non riusciva a guardalo.

-Oh, vi sposate?- chiese Rush, cercando di mantenere un tono piatto.

Avrebbe voluto strapparli quel sorriso strafottente dal viso e ora se ne sarebbe fregato della loro amicizia, avrebbe trovato qualcosa per incastarlo. Era la sua famiglia e voleva riaverla.

-Beh, spero il prima possibile. No amore?- disse Max, mentre Mon continuava a giocare con il bracciale.

Si sentiva una bambina, ma non riusciva a guardarlo.

-Max, guarda! I palloncini. - disse Ellen tirando Max verso la porta del ristorante.

Il silenzio calò tra loro.

Mon alzò lo sguardo e si maledisse da sola.

Lui la stava guardando, osservava ogni particolare di lei. Era diventata una donna e lui non aveva visto la sua bambina crescere.

-Bella bambina. Mi assomiglia. - constatò il bruno.

-Già.- disse Mon.

-Da quando ti chiami Oliver? -

-Da quando tu sei sparita. - rispose lui.

Non poteva dirle la verità, avrebbe perso il lavoro e la copertura.

Lei avrebbe voluto risponderli, invece abbassò solo lo sguardo.

-Ellen sa chi è suo padre?- chiese lui, continuando a giocate con il bicchiere.

Mon si alzò dalla sedia e si porse verso di lui.

-Non azzardati Rush. È mia figlia, lei non ha bisogno di te.- disse lei con disprezzo.

Lui rise di giusto alzandosi dalla sedia e avvicinandosi all'orecchio di lei.

-Non sai chi sono diventato, non ti mettete contro di me.-

Abbrevve voluto non provare niente, ma dei brividi le percossero il corpo.

Lui sorrise e uscì dal ristorante senza aspettare una risposta.

Mon si adagiò sulla sedia e guardò sua figlia giocare con un palloncino.

Sorrideva e cercava di giocare con Max, ma vedeva la tristezza nei suoi occhi ogni volta che una bambina chiamava un uomo papà.

Avrebbe voluto dirle che suo padre era vivo ma non voleva vederla soffrire, come aveva sofferto lei.

Sapeva di non amare Max ma lui era la sua svolta, magari una via, verso una piccola felicità.

My next mistake-The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora