[2]

7.8K 269 13
                                    

Adam non aspettava altro da quando Mon aveva 4 anni. Non chiese spiegazioni. Bastava guardare la sua piccola bimba per capire che in quel posto soffriva. Lui annuì e richiamò Jack nel suo ufficio.

-Mr. Scott.- disse Jack entrando e guardando Mon, la quale era ancora seduta sulle gambe del padre.

-Prenota il primo volo per Boston. Avvisa gli inservienti della casa che ci trasferiamo lì e ordinerò da lì.- disse Adam in un tono distaccato e informale che fece rabbrividire Mon, ma sapeva che era il suo lavoro.

Jack spalancò la bocca, ma annuì comunque. Non fece domande, sapeva che non era compito suo sapere le ragioni. Avrebbe perso la sua piccola Mon e forse era l'unica cosa che gli dispiaceva di tutto questo.

-Si Mr Scott.- disse aprendo la porta.

-Ah Jack.- disse Adam -Vorrei che venisse con noi.-

Un sorriso puro e semplice apparve sul viso del ragazzo. Lui annuì, non essendo in grado di dire altro dell'emozione. Nel frattempo Rush era ancora sul divano con Anne che aspettava Mon.

-È strano.- disse Rush.

-Cosa Rush?- chiese Anne.

-Mon. Non è mai in ritardo.- disse guardando verso la porta. Lei scrollò le spalle, la cosa non le importava molto. Lui si alzò.

-Vengo subito. Voglio solo controllare.- Le diede un bacio sulla fronte e uscì da casa sua. Percosse il giardino ed entrò in casa di Mon.

-Mon?- disse entrando in casa.

-Sei qui?- continuò girando per il piano di sotto, finché non sentì dei passi per le scale e una persona che fischiava. Corse e vide Jack.

-Jack hai visto Mon?- chiese Rush. Jack sorrise solo a sentire quel nome e annuì.

-È nella sua stanza a preparare i bagagli, si trasferisce.- Disse sorridendo sempre di più.

'E io vado con loro' pensò.

Rush spalancò gli occhi e balbettò un 'cosa' molto strano.

-Già. Domani partiremo a Boston.- disse Jack sottolineando il 'partiremo'.

-Come sarebbe a dire 'partiremo'?-disse Rush.

-Vuol dire- disse Jack scendendo le scale -Mr. Scott, Mon e io.- disse esaltando la parola 'io' come se fosse la cosa più bella al mondo.

Rush non rispose ma corse per le scale verso la porta di Mon. Non bussò ma entrò. Lei era intenta a preparare le valige mentre continuava a piangere.

-È vero?- chiese Rush con affanno. Mon sbiancò e si girò verso Rush. Annuì e si asciugò le lacrime.

-Non è il mio posto qui. Non sono felice.- disse Mon come se la risposta fosse ovvia.

-Cosa? - disse Rush urlando.

-Hai me! Come farò senza di te? Lo sai che ho gli incubi, ma da quando ti conosco e so che sei nella stanza accanto sono tranquillo.- disse urlando sempre di più.

Lei fece un sorriso sghembo.

- Anne ti aiuterà.- disse e lo spinse fuori dalla sua stanza chiudendo la porta. Mon si adagiò a terra, quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe toccato.

-NO!- Urlò Rush da dietro la porta incominciando a dare pugni e calci.

-Non voglio perdere anche te.- disse mentre la voce veniva smozzata dal magone e in quel momento Mon pianse veramente.

-Tu mi hai già perso.- disse sottovoce e si alzò per preparare le valige per la sua nuova vita.

Era strano, era sempre stato strano per lei. Dopo quasi 3 anni non si era ancora abituata alla sua assenza, ma in quell' istante avrebbe dimenticato Rush.

A 00:00 del suo 16esimo compleanno entrò nella stanza di Jack. Lei sapeva che lui era innamorato di lei, lo vedeva nei suoi occhi e l'avrebbe aiutata a dimenticare.

Salì sul letto e si mise a cavalcioni su di lui. Incominciò a baciarlo sul suo collo e lui mugolò.

-Jack.- disse lei piano. Lui aprì gli occhi e li spalancò.

-Piccola...Mon. che succede?- chiese cercando di alzarsi. Lei sorrise e gli mise le mani sul petto.

-Mi fai un regalo?- chiese Mon.

-Tutto quello che vuoi piccola- disse lui con il respiro corto e lei lo baciò.

Le provocò una strana sensazione alla pancia, ma non le importava: voleva solo dimenticare.

Lui contraccambiò e la baciò con passione pensando che fosse il sogno più bello che avesse mai visto.

Invece non era un sogno. Ora Mon era sua, almeno così credeva. In fondo in questi anni lui era sempre stato con lei.

Mon aveva deciso di studiare in casa, non voleva approcciarsi più con nessuno, preferiva essere sola che essere allontanata.

Ma vicino al lei c'era Jack, per questo si allontanò dal suo bacio e tenne le mani sul suo viso.

-Voglio farlo con te.- disse.

Jack spalancò gli occhi e scosse la testa alzandosi. Lei capovolse la situazione e si mise di nuovo sopra di lui.

-Jack non è una domanda. È una richiesta... sono sempre il tuo capo.- disse cercando di essere seria. Jack rise e annuì tirandola per il collo per baciarla di nuovo.

-Si capo. - disse ridendo e togliendole la maglietta. Lei tolse la sua e fece scorrere le sue mani sui suoi addominali.

Lui ribaltò la situazione e percorse il suo corpo con i baci e le mani. Le abbassò i miseri pantaloncini e ammirò la sua piccola Mon in tutta la sua bellezza. Risalì il suo corpo, baciando centimetro per centimetro.

-Ne sei sicura?- chiese.

La ragazza annuì e lui sorrise mentre le abbassava le mutandine. Fece lo stesso per lui, spogliandosi.

Lei lo guardò. 'Com'era possibile che un ragazzo di 26 anni fosse attratto da lei?' Si chiese.

Il ragazzo si distese sopra di lei e lei agganciò le gambe alla sua vita.

-Farò piano.- disse guardandola negli occhi. Lei sorrise.

-Lo so, mi fido di te.- disse Mon.

- Ti amo.- disse Jack.

-Dal primo momento in cui ti ho visto, con quel sorriso perfetto di una bambina di 4 anni.-

Lei lo guardò.

-Anch'io credo di amarti- Disse sottovoce. Perché in fondo sapeva che non era per nulla vero.

NOTA AUTRICE
Ecco a voi il secondo capitolo. Spero che la storia vi piaccia. Per questo votate e commentate.
Alla prossima Mon.

My next mistake-The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora