Capitolo VI - No Life 'Til Leather

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Tempest's POV

Tirai ripetutamente qualche calcio alla porta di casa Ellefson. Avevo il mio basso acustico a tracolla e i libri fra le braccia.
Quando Ellefson aprì, mi prese i libri dalle braccia e li buttò sul tavolo. Mi fece accomodare sul divano. Io presi lo strumento in mano.
<<Wow, che figo!>> disse lui guardando il mio basso acustico nero.
<<Si...>> risposi io, non sapendo bene cosa dire e sentendomi un po' a disagio essendo in una casa che non conoscevo.
<<Be... come si suona?>> chiese guardandolo.
Non potei fare a meno di ridere a quella domanda. Ellefson mi fissò leggermente offeso.
<<Scusa, ora ti faccio vedere>> dissi riprendendomi. Gli sistemai il basso e glielo porsi. Lui si sedette vicino a me.
Gli spiegai come doveva tenere la mano destra e quella sinistra, come usare le dita e il plettro.
David imparava molto in fretta; mi rivedevo un po' in lui. Aveva la passione bruciante dell'adolescente che non vede l'ora di imparare a fare qualcosa.
Gli mostrai un giretto di basso molto semplice da fare. Lui lo fece meglio che poté. Gli sistemai la mano sinistra e continuammo così fino all'ora di cena, quando dovetti tornare a casa.
<<Ammetto che non ti credevo capace di insegnare a qualcuno come si suona il basso>> mi disse Ellefson prima che io uscissi.
Io risi. In fondo era anche un tipo simpatico, non proprio un amico, ma comunque... be era un tipo ok.
<<Sto cominciando a sentire anche la musica che senti tu sai?>> aggiunse poi.
<<Oh, perciò non potrò più prenderti in giro perché sei un glamster... peccato>> dissi scherzando.
Lui alzò gli occhi al cielo e rise.
<<Ora non farti prendere troppo dalla musica e dal basso, hai i miei compiti da fare>> aggiunsi io.
<<Fidati, ti farò i compiti e imparerò a suonare decentemente>> disse lui facendomi l'occhiolino.
Corsi a casa cantando gli Iron Maiden, infastidendo alcune vecchiette che passeggiavano vicino a me.
Passai il mese di Giugno studiando le materie che non avevo appioppato ad Ellefson, suonando, uscendo qualche volta con i Metallica e insegnando al ragazzo l'arte del basso acustico. Lui imparava in fretta, ed era anche molto bravo. Diventammo presto amici, e ogni tanto uscivo anche con lui.
Una cosa però mi rattristava: non avevo più rivisto Cliff. Mi mancava, anche se l'avevo visto per una serata sola e ci avevo parlato poco. Ogni tanto cercavo di informarmi sulla sua band; qualcuno li aveva sentiti nominare, ma comunque l'unica cosa che riuscii a scoprire fu che se n'erano ritornati a San Francisco. Certo, sarei potuta andare là per qualche giorno, o magari prendere un appartamento con qualcuno maggiorenne, o mollare la scuola e cercare un lavoro appena sarei diventata diciottenne... ma pensai che alla fine non era per niente il caso; fare tutto quello per una persona sola, che non conoscevo nemmeno, era una gran cazzata. Se il destino avesse voluto, avrei incontrato di nuovo quel ragazzo dai capelli rossi.
Comunque, ora avevo i Metallica, e a Cliff ci pensavo poco, se non per niente. Dire che mi consolavo con loro era sbagliato: erano qualcosa di più di un semplice passatempo; eravamo diventati amici, e James e Dave erano forse i due migliori che avevo. Con Dave mi divertivo sempre facendo cazzate di ogni tipo, fumando erba e suonando. Con James preferivo parlare del più e del meno, mi aprivo molto con lui, essendo una persona simpatica e gentile (e non era certo il tipo che rischiava come Dave). Spesso incontravo anche Lars, anche se lui abitava nel quartiere più 'in' di Los Angeles. Con lui mi limitavo a chiacchierare, non gli davo molta confidenza, visto che aveva un carattere che a tratti mi infastidiva quasi; capitava spesso che giudicasse un po' troppo, o che diventasse esageratamente egocentrico, o comunque faceva un po' il viziatello. Spesso mi capitava anche di ricevere manifestazioni d'affetto un po' troppo spinte, come abbracci, mani sui fianchi o occhiatine... Non ci badavo, sapevo che a Lars interessavo, ma non nutrivo lo stesso sentimento nei suoi confronti.
In poco tempo potevo dire di essere diventata anche una grande fan dei Metallica: cercavo di essere presente a tutti i loro concerti e poi ci divertivamo fino a tardi, la sera.
Spesso dovevo tenerli un po' a freno, visto che comunque non ero un ragazzo come loro (anche se molte volte mi comportavo da tale). Capitava ogni tanto che volassero battute abbastanza sconce e qualche 'bella', 'culo' e 'tette' di troppo.
<<Ragazzi, sapete che pensavo? Perché non facciamo un demo?>> disse durante una di quelle serate James.
<<Sarebbe una bella idea, ci pensavo anche io!>> lo appoggiò subito Lars.
<<Sarebbe anche l'ora, spacchiamo i culi qui>> aggiunse Dave.
<<Tu che ne pensi? Sarebbe figo se facessimo un demo?>> mi chiese Ron.
<<Io ne sarei felicissima ragazzi! Dovrei anche dire... finalmente!>> risposi ridendo io.
Quest'idea però non fu una delle tante che rimasero al tavolo del bar. Nei giorni successivi diventò sempre più vivida e concreta.
Il 6 luglio infatti, ricevetti una telefonata.
<<L'abbiamo fatto Tempest!>> urlò Lars.
<<CAZZO LARS! Non ci credo!>> urlai io di rimando.
<<Si, l'abbiamo pubblicato. Perché oggi non vieni a casa mia a sentirlo? E' una bomba, sono davvero fiero della mia band>> mi propose lui entusiasta quasi come un bambino a cui viene regalato un giocattolo meraviglioso.
Quel pomeriggio andai a casa Ulrich.
No Life 'Til Leather conteneva sette tracce, una più bella dell'altra e, come tutti i fan dei Metallica, fui meravigliata del loro operato.
Riuscii a farmene dare una copia un po' scassata da James che, nel giro di qualche giorno, si ruppe a causa di un surriscaldamento del mio stereo. L'avevo ascoltata fin troppe volte probabilmente!

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