Capitolo IX - Trust

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Tempest's POV

Corsi verso lo scaffale, ma qualcuno mi aveva preceduto.
Sbattei contro la spalla di un ragazzo alto e magro, con i capelli rossi.
<< Cazzo! >> urlai.
Il ragazzo si girò stupito, e io afferrai il disco. Ci rimase di stucco. Collegai dopo che quello che avevo davanti era Cliff Burton.
Mi fissò per qualche istante.
<< T... Tempest? >> chiese.
<< Si... >> risposi. Mi sentivo in imbarazzo per l'enorme figura di merda che avevo appena fatto.
<<  Scusa, ma... quel disco...  >> iniziò lui alzando un sopracciglio e abbozzando un lieve sorriso.
<< E' mio. >> lo interruppi io, cominciando a sorridere a mia volta.
Cliff sorrise. Mi piaceva il suo sorriso.
<< E' inutile, le donne la vogliono sempre avere vinta >> disse sospirando.
Gli porsi il vinile. Mi guardò stupito, come prima.
<< Prendi, lo troverò da altre parti >> dissi sorridendo.
Sembrò piuttosto indeciso.
<< No, tienilo tu... sei arrivata prima! >> mi rispose cercando di fare il gentile.
Gli presi la mano. Era enorme, grossa quasi il doppio della mia, con le dita lunghe e magre; aveva una pelle morbida e rosea. Gli appoggiai il disco fra il pollice e l'indice.
<< E' tuo >> conclusi.
Le dita di Cliff si chiusero sull'oggetto, e la pellicola in plastica che lo avvolgeva frusciò.
<< Ti ringrazio ma ora... ti devo un favore >>. Sorrise di nuovo, questa volta scoprendo una fila di denti bianchi e alzando leggermente le guance.
Mi persi di nuovo fra gli scaffali, mentre Cliff usciva dal negozio. Non sapevo bene cosa pensare... avevo visto Cliff... ma ora?
Rimasi dietro uno scaffale, a fissare un album dei Cosby Still Nash & Young, anche se non ne conoscevo né il nome né il sound. Mi risvegliai dopo qualche minuto e decisi di uscire.
Fuori si era rannuvolato, e cominciavano a scendere le prime goccioline che annunciavano uno di quelli enormi temporali estivi. Mi tirai sulla testa il grosso cappuccio della mia felpona nera e ripresi a camminare.
<< Vuoi un passaggio? >>
Mi girai. Cliff mi guardava dal finestrino di una macchina piuttosto scassata.
Mi avvicinai alla vettura. Lo guardai dritto negli occhi.
<< Grazie mille, ma credo che rimarrò ancora in giro. Dove attualmente alloggio mi annoio parecchio... >> risposi.
<< Potresti venire a casa mia! Non è lontana da qui... almeno eviti di passare il resto di luglio ammalata... >> mi disse, guardando gli shorts di jeans che indossavo, in perfetto contrasto con la felpa.
<< Be... grazie >> mormorai.
Salii in macchina. C'era un caldo tepore, che mi riscaldò le gambe, che avevano cominciato a gelarmi.
In poco arrivammo a Castro Valley, in un ranch. Cliff parcheggiò dietro alla casa.
Mi portò al secondo piano dell'abitazione, in una spaziosa camera tappezzata di poster. C'erano vinili ovunque, un enorme giradischi, spartiti sparpagliati e... un Rickenbacker 4001 rosso e bianco appoggiato sul letto.
<< Fammi vedere che sai fare >> mi sfidò Cliff, ridendo.
Presi il basso e cominciai a suonare una canzone Jazz in slap. Poi passai a dei brani Blues e in ultimo, come ciliegina sulla torta, feci Run To The Hills, degli Iron Maiden. Dalla faccia di Cliff capì che me l'ero cavata piuttosto bene.
<< Ora tocca a te >> dissi sorridendo, con tono leggermente provocatorio.
Ben presto tutta la mia maliziosità svanì. Impallidii quando Cliff iniziò a suonare. Aveva una tecnica da urlo. Sembrava suonasse con tutte le dita della mano destra, e faticavo a seguire la sinistra.
<< Ti prego, così mi fai scendere l'autostima... >> mormorai, quasi fra me e me.
Cliff si fermò. Non mi ero resa conto di aver parlato ad alta voce.
<< Che stai dicendo? Tu sei bravissima >> rispose lui. Cercava in qualche modo di riparare ad un danno che non aveva fatto.
Credevo fosse inutile rispondere. Rimasi zitta e sospirai appena.
Cliff mi venne vicino. Voltai la faccia verso di lui.
<< Non fare il broncio, sei molto più carina quando sorridi lo sai? >> mi sussurrò. Poi mi regalò un altro dei suoi meravigliosi sorrisi. Non potei fare a meno di sorridere a mia volta e di arrossire leggermente.
<< La tua tecnica spacca i culi Tempest >> continuò << non sottovalutarti, per favore >>.
<< D'accordo, non lo farò più... >> risposi.
Passammo il pomeriggio ad ascoltare dischi e a buttare giù qualche melodia per basso, mangiando biscotti e ridendo, mentre la pioggia infuriava fuori dalla casa. Non mi aspettavo che Cliff fosse un ragazzo così gentile. Sopportava le mie paranoie e cercava sempre di farmi riflettere per trovare una soluzione ai miei problemi.
Verso sera mi portò a casa.
<< Conosci i Metallica? >> chiesi quando spense la macchina.
<< Li sento nominare di continuo, ma non li ho mai sentiti... >> rispose lui.
<< Che ne dici se domani andiamo a vederli assieme? >> proposi.
Cliff accettò volentieri.
Corsi in casa e mi buttai sul divano. Non ci potevo credere: alla fine quello che avevo desiderato per tanto si era finalmente avverato.  

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