Capitolo VII - Static Age

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Tempest's POV

Pochi giorni dopo, i Metallica mi informarono che sarebbero stati molto impegnati a suonare nella zona compresa fra Los Angeles e San Francisco. Avrei voluto seguirli, ma sapevo già che i miei non me lo avrebbero mai permesso, visto che di me avevano relativamente poca stima: mi consideravano una fancazzista nullafacente atea-satanista che ascoltava band fin troppo "esuberanti".
La prima settimana senza Metallica fu una vera e propria noia. Oltre ad Ellefson, che vedevo saltuariamente, non avevo più nessuno. Le amicizie passeggere che avevo stretto qua e là per la città si andavano via via affievolendo, e non avevo intenzione di riparare rapporti con qualche fattone, oramai diventato cocainomane o peggio. Mi sentivo una specie di disadattata, anche se di metallari ce n'erano.
Forse però ero io che volevo rimanere isolata da tutto. Le persone che conoscevo mi sembravano tutte uguali: se non erano metallari li consideravo perdita di tempo; invece se lo erano sembravano interessanti soprattutto a sostanze stupefacenti, birra e sesso. Essendo una ragazza cercavo di tenermi a debita distanza da scopamici o comunque gente simile.
Durante quel periodo di solitudine mi capitò, quasi per caso, di conoscere una nuova band: i Misfits.
Ero a casa di Ellefson quando, dal nulla, tirò fuori un disco che, per cover, aveva dei tipi abbastanza loschi. Da subito capii che quel gruppo era punk: i ragazzi non erano capelloni, ma sfoggiavano strane acconciature e un pesante trucco nero.
<<Jack, devi sentire i Misfits, sono una bomba assurda>> mi disse lui.
<<David, io non ascolto punk...>> risposi io. Non sembravano interessanti.
<<Zitta e ascolta!>> ribatté lui mentre appoggiava delicatamente la puntina del giradischi sul vinile.
Fin da subito mi pentì del mio giudizio. Erano veramente forti, come aveva detto Ellefson.
Lui mi guardò malizioso e, alzando un sopracciglio, chiese: <<allora, come ti sembrano?>>.
<<Ehm... sono... BRAVISSIMI!>> urlai.
Le giornate si ripetevano sempre uguali, fin quando una mattina...
<<Tempest, zia Mandy si è appena trasferita a San Francisco sai?>> disse mia madre mentre entrava in camera mia, ovviamente senza bussare.
Mugolai da sotto le coperte.
<<Che ne dici di andare da lei qualche giorno?>> aggiunse poi.
<<Eh? Dove? A cosa?>> brontolai.
<<Insomma, sei una pigrona!>> sbottò lei. Poi mi ripeté quello che aveva detto poco prima.
<<Non ho vogl... cosa? San Francisco? Certo!>> risposi.
<<Finalmente accetti volentieri una decisione presa dai tuoi genitori! Prepara la tua roba... entro domani sarai là>> concluse uscendo.
Preparai in fretta una borsa con dentro vestiti, qualche libro, qualche foglio e degli spartiti stropicciati. Poi avvolsi Bomber nella rudimentale custodia che avevo e, assieme all'amplificatore e al bagaglio, vennero riposti vicino alla porta, in attesa di essere "trasferiti".
Verso il primo pomeriggio composi il numero di casa di Dave, sperando fosse a Los Angeles.
<<Dave Mustaine, chi è?>> borbottò stancamente alzando la cornetta.
<<Dave vengo a San Francisco per qualche giorno!>> gli dissi cercando di tenere un tono basso, per evitare di attirare l'attenzione dei miei.
<<Wow! Allora ci sarai per qualche concerto?>> mi chiese lui, visibilmente felice per la notizia e stranamente rinvigorito.
<<Mi sembra ovvio!>> risposi ridendo.
Mi disse qualche data, poi si offrì per accompagnarmi la sera. Accettai e lo ringraziai di cuore.
Finii di preparare le ultime cose, poi la mia mente cominciò a galoppare: mi sarei divertita con i Metallica e... avrei potuto rivedere Cliff.
Riposi l'orrido rossetto rosso di mia madre nell'armadietto del bagno. Lei aveva tanto insistito che lo mettessi, visto che avevo dovuto dirle che un ragazzo mi avrebbe portata dalla zia; voleva mi vestissi bene, segno che già si era fatte strane idee su me e Dave.
Il campanello trillò, e corsi giù in fretta. Aprii la porta.
Dave per un momento sembrò un poco confuso, forse non era abituato a vedermi pettinata, truccata e soprattutto con un vestito... mi sentivo quasi ridicola, visto che per la mia corporatura quel vestiario non era per niente adatto.
Dave si riprese subito, e mi salutò sorridendo. Presi la mia roba, salutai i miei e assieme a lui mi avviai verso la sua macchina, piuttosto scassata.
<<Sei diversa vestita così>> mi disse poi quando salimmo.
Io lo guardai per qualche istante, poi risi. Lo facevo spesso quando ero nervosa o imbarazzata.
<<Lo so che questo completo non mi si addice, ma... sai com'è, devo presentarmi bene a mia zia...>> dissi io, evitando di raccontargli i pensieri di mia madre.
<<Comunque... sei bellissima>>. Aveva leggermente abbassato il tono di voce. Rimasi interdetta. Riuscii a dire semplicemente un grazie. Dovevo essere arrossita, ma grazie al cielo in macchina non si vedeva un granché.
Dave mise in moto la vettura e partimmo.
Mi accoccolai sul sedile.
Dopo un po' iniziai ad avere freddo; quella sottospecie di tubino era piuttosto corto, lasciandomi scoperte gran parte delle gambe e le braccia.
<<Hai freddo?>> mi chiese Dave, come se mi avesse letto nel pensiero.
<<Be... si un po'...>> dissi io stringendomi nelle spalle.
<<Accendo il riscaldamento...>> mi rispose lui. La sua voce fu seguita da un sonoro crack.

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