Lunghi spaghetti corvini erano i suoi capelli, e così risultavano i suoi occhi, di un marrone molto scuro, tanto da sembrare nero. A dispetto di ciò, Maeve Donovan era una persona solare, allegra, colorata. Colorata nella sua semplicità.
Adorava vestirsi con abiti colorati ma, allo stesso tempo, odiava essere vista. E, di certo, non poteva passare inosservata con vestiti di un giallo sgargiante. Inoltre, non poteva indossare vestiti tanto colorati e "spiritosi", in quanto il suo lavoro esigeva un vestiario più semplice e serio.
Erano ammesse camicie, pullover, t-shirt, ma nessuna canottiera. Jeans o qualsiasi tipo di pantalone lungo, massimo al ginocchio, ma era severamente vietato presentarsi sul posto di lavoro indossando degli shorts. Colori, esclusivamente nero, grigio, bianco, blu scuro, volendo anche bordeaux, o verde mirto. Insomma, colori scuri e troppo seri, per la Donovan.Ma, d'altronde, si era già abituata a doversi vestire in un certo modo, e non come lei voleva davvero, a causa dei suoi. Cynthia Lee Adams, sua madre, restò incinta di Maeve in seguito alla relazione avuta con Andy Donovan. In seguito alla nascita dalla piccola Donovan, Andy decise di lasciare Cynthia, "non riusciva a prendersi cura della bambina"..sicuramente non la voleva tra i piedi.
Già ancor prima di conoscere Andy, Cynthia era una fanatica della moda, adorava i vestiti eleganti, neutri, smorti, poco appariscenti e 'ricercati'. Così, anche i primi vestitini di Maeve furono tali, di colori scuri e, forse, non propriamente adatti ad una bambina. Maeve si abituò a quel tipo di vestiti, ma desiderava con tutta se stessa potersi vestire liberamente.Fu così che, all'età di 19 anni, decise di andare a vivere da sola, senza sua madre che la costringesse a comprarsi vestiti che non sentiva propri. Finì gli studi, e andò a lavorare nella capitale, come genetista.
Nuova vita, nuovo lavoro, nuovo look, pensava."C'è per tutti noi la possibilità di un grande cambiamento nella vita che equivale, più o meno, ad una seconda possibilità di nascere." (Anonimo)
Ma cosa pensavi, cara Maeve? Che lavorando come genetista avresti potuto vestirti liberamente? Di color fucsia, giallo limone o di un bel blu egiziano? O che magari avresti potuto indossare delle canottiere larghe, traspiranti, shorts o leggins con fantasie?
No, Maeve. Esci di casa, tutta contenta dei tuoi cambiamenti, e ti ritrovi con un pugno d'illusioni."Tutto andrà bene un giorno, ecco la nostra speranza. Tutto va già bene adesso, ecco l'illusione." (Voltaire)
05:45.
Una mattina, Maeve si alzò più presto del solito. Non che una mezz'ora in meno di sonno fosse tanto tragica, ma pensò che fosse successo qualcosa, o che qualcosa stesse per accadere.
Non si svegliava mai un minuto prima, mai un minuto dopo. Sempre alle 06:15, così da più o meno 31 anni. Pura routine, che, in qualche modo, era cambiata quella mattina.Approfittò di quei due quarti d'ora di vantaggio per fare ciò che avrebbe dovuto fare alla sera, tornata a casa e distrutta dal lavoro: mettere i panni in lavatrice ed azionarla. Mise i chiari da una parte, e in lavatrice quelli scuri. Poi, lavò a mano un paio di magliette colorate e degli shorts.
Si prendeva sempre la briga di preparare qualcosa che avrebbe tanto voluto vestire, e se li preparò per la sera, momento di relax nella propria casa, nella quale poteva, finalmente, essere sè stessa.
I vestiti colorati servivano solo per stare in casa, triste come cosa, ma Maeve si accontentava.Diede il mangime a Jess, il pesciolino rosso che le faceva compagnia, se così la si può definire e indossò i suoi vestiti da lavoro.
Prima di uscire, controllò che in ogni stanza fosse tutto apposto: luci, mobili, oggetti.Strano, non lo faceva mai. Ma quella, per lei, era una strana giornata, meglio stare attente.
Uscì di casa e si diresse verso la fermata del bus, per mezzo del quale raggiungeva il suo posto di lavoro nella capitale.
Si sentiva come osservata, ma cercò di non farci caso, sarà stata solo paranoia.
Da quanto era finita la relazione con Mark, quest'ultimo ogni tanto si presentava sotto casa di Maeve per convincerla che potevano ancora darsi una seconda chance, ma lei non rispondeva al citofono, non lo faceva salire, e Mark aspettava sempre una buona mezz'ora prima di andarsene.
Aspettava sempre mezz'ora - pensò Maeve - ed io, oggi, mi sono svegliata proprio mezz'ora prima del solito. Che sia una coincidenza? -
Suvvia, Maeve, non pensarci.
Arrivata alla fermata, notò che era più vuota del solito, vi erano solo due fidanzatini che si baciavano, ed un anziano signore. Dov'era Shirley, la sua vicina di casa, che ogni giorno prendeva sempre il bus ed arrivava sempre alla stessa ora? E quel giovane ragazzo, magro, troppo magro, con gli occhiali più grandi della sua faccia, un libro aperto sempre in mano, ed il suo sguardo spento? Non c'era nemmeno Polly, il randagio che si fermava sempre lì alla fermata, per qualche carezza, prima di proseguire il suo percorso in cerca di un po' di mangiare, e, magari, una benedizione: qualcuno che si prendesse cura di lui.
Maeve l'aveva detto, quella era una strana giornata.
Non si sorprese quando vide che alle 06:53, il suo più che puntuale bus non arrivava.
Arrivò con, indovinate? No, non mezz'ora di ritardo, ma 3 esatti minuti. 3..30..oh, Maeve.Salì sul bus e, neppure quella volta, si meravigliò nel vedere che non solo il solito posto che occupava - sempre vuoto - era occupato, ma che il posto vicino, che ormai sembrava appartenesse a Jane, giovane studentessa che provava simpatia per Maeve, era vuoto.
- Come, Jane non mi ha avvisato che non ci sarebbe stata? Mi avrebbe mandato un sms, me l'avrebbe fatto sapere, in qualche modo. - si disse.
Occupò proprio quel posto, come per colmare il vuoto che l'assenza della ragazza creava.
Invece di tirare fuori un libro, e leggere come era solita fare, le prese un attacco di sonno, e si addormentò sul pullman.
Constatò che era passata esattamente..vi lascio indovinare..quando si svegliò di soprassalto sentendo una mano toccarle la spalla e dirle: - Mae, cosa ci fai qua? -
Salve cari lettori e lettrici! :3
Sono felice di vedere che almeno qualcuno sta leggendo e, spero, interessandosi alla mia storia.
Vi chiedo solo un piccolissimo favore, vi va di commentare questa parte dicendo come pensate sia iniziata e come vi pare che si stia sviluppando?
Vi piace, vi annoia, vi prende?
Grazie mille, se lo farete.
- Spencer's lover.
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Against everything.
Fanfiction"Essere amati profondamente da qualcuno ti dà forza. Amare profondamente qualcuno ti dà coraggio." - Lao Tzu. Lui, agente Spencer Reid, anzi Dottor Spencer Reid. Profiler della BAU: unità di analisi comportamentale di Quantico, Virginia. Lei, Maeve...