Cap IX

43 7 49
                                    

«Silenzio! Onorati consiglieri, vi prego! Silenzio!»

Fao, l'Anziano del Consiglio, continuava a battere il martello per chiamare il silenzio, con l'unico risultato di sommare i lenti rintocchi del gong al vociare dei qilin attorno a lui.

Jinhe aveva appena finito di litigare con un consigliere grasso, ostinato a strillare che, stando alle sue fonti, un esercito di liberazione fosse già in marcia verso di loro, quando Xiao balzò sul tavolo al centro della sala, in barba a qualsiasi convenzione. In un'altra occasione, Jinhe non avrebbe chiesto di meglio, per vivacizzare quelle riunioni.

«Ascoltate! Ascoltate tutti, maledizione!» urlò il giovane qilin, andando avanti e indietro sul legno pregiato, battendo con veemenza le mani.

Per fortuna, molti dei suoi lacchè gli diedero retta, cosa che permise a Fao di radunare la maggior parte dei consiglieri attorno al tavolo.

«Onorati consiglieri» disse ancora l'Anziano, tossendo per le troppe urla «come vi stavo dicendo, le notizie che ci giungono non sono per nulla incoraggianti. Il nostro esercito è stato annientato, i superstiti si dirigono verso nord, verso Ba»

«Perché? Perché non vengono qui a difenderci?» strillò una consigliera, il volto pallido e le mani serrate sui braccioli della sedia, nell'inutile tentativo di mascherare il suo tremolio.

«È chiaro che ci sia una precisa ragione» disse Fao, con gli occhi che dardeggiavano attorno, in cerca di un suggerimento.

Jinhe sbuffò, alzando la mano per prendere la parola. Il Decano fu ben felice di farlo parlare, una volta tanto

«Da quello che ho appurato, il nostro esercito ha cercato di impedire agli invasori di passare il fiume Bo. Nella rotta successiva, i pochi reparti ancora in grado di combattere si stanno dirigendo verso Ba perché, semplicemente, è l'unica città che possono raggiungere senza altri scontri»

Un fiume in piena di domande, accuse e strilli senza senso lo investì, al punto che Jinhe per poco non si sentì davvero spinto indietro da un muro invisibile

«E come fate a dirlo?» urlò Xiao, balzando in piedi di nuovo. Jinhe si passò una mano sul volto, rimangiandosi una risposta piccata

«Come tutti qui, ho anch'io i miei informatori; inoltre, se prendiamo in considerazione le posizioni degli eserciti...»

«Quindi siete un maestro di tattica? Di strategia? Avete forse studiato i trattati militari, consigliere?» lo interruppe Xiao. Jinhe capiva, o almeno sperava di capire, che l'intenzione del giovane fosse quella di canalizzare tutta l'attenzione su se stesso, ma data la situazione gli restava difficile continuare a mordersi le labbra, invece che rispondere a tono

«Avrà guardato una mappa...» suggerì Hama, la situazione così tesa che perfino la sua voce era colorata da irritazione e paura.

«Ma...» iniziò Xiao. La consigliera lo zittì, battendo una mano sul tavolo

«Consigliere Xiao, il nostro esercito si è schierato oltre il Bo. Questo fiume scorre da nord est a sud ovest, e da quello che sappiamo i soldati scampati erano la retroguardia, appostata sulle colline di Ming. Ora, crede davvero che quei soldati potranno mai venire qui, se la strada per Ba è più corta, più sicura e senza nemici in mezzo?» sotto lo sguardo infuriato di Hama, il giovane qilin scese dal tavolo e si sedette.

Per qualche momento, la sala del consiglio venne avvolta da un silenzio teso, pesante, che pareva imbavagliare i qilin presenti.

«Consigliere Jinhe, vuole continuare?» disse Fao, quando le occhiatacce dei suoi colleghi lo costrinsero a dire qualcosa.

Jinhe prese un lungo respiro prima di parlare.

«Illustri consiglieri, dobbiamo valutare lo stato delle nostre difese e delle nostre scorte» lo sconcerto e la confusione si diffusero sui volti dei qilin. Molti sembravano essersi ricordati in quel momento che la città aveva delle mura

«Le nostre scorte sono infime» fece Hama «iniziando a razionarle da oggi stesso, e dando priorità assoluta alla milizia, il riso e il grano dureranno al massimo due mesi»

«Con gli attuali prezzi della carne» si intromise un altro consigliere «qualsiasi taglio diverrà richiestissimo in poco tempo; temo che, al massimo, ci sarebbe carne solo per tre settimane, dandola solo ai soldati»

Di nuovo, il silenzio regnò nella sala. Fao, avvolto nella sua veste dorata, sembrava sul punto di piangere. Jinhe colse l'occasione

«Prima che qualcuno lo proponga, confidare nelle mura cittadine è pura follia. L'anno scorso abbiamo votato per non restaurarle, e dai registri risulta che l'ultimo lavoro di manutenzione risalgono a quasi un secolo fa»

Hama fu la prima a seguire il suo ragionamento, e ad abbandonarsi sulla sedia. Anche altri consiglieri, dopo alcuni momenti di riflessione, parvero giungere alla stessa conclusione.

«E quindi? Volete forse suggerire di arrenderci senza combattere?» Xiao si era alzato di nuovo, batté le mani sul tavolo e scoccò occhiate inferocite tutt'intorno, come una fiera in gabbia.

Nessuno nella sala si prese la briga di rispondere, e Jinhe non ritenne necessario essere il primo a suggerire il da farsi.

Lui era uno del consiglio esterno, quindi anche se poteva intervenire nelle riunioni la sua autorità era poca. Inoltre, la cosa che davvero lo tratteneva era il dubbio sulla decisione dei maestri.

Se i mercanti avessero votato la resa, ma i maestri fossero stati per la difesa a oltranza, Jinhe dubitava ci fosse il tempo per mettere tutti d'accordo, prima che l'esercito nemico arrivasse alle loro porte. E, iniziato l'assedio, avrebbero perso qualsiasi possibilità di imporre loro il corso degli eventi.

Si sarebbero trovati in balia del nemico, uno scenario che il qilin avrebbe voluto evitare in ogni modo.

La discussione era bloccata, perché nessun consigliere voleva fare il primo passo e sbilanciarsi per una o l'altra opzione. Perfino Xiao e i suoi sostenitori, di fronte alle problematiche esposte, stavano a denti stretti.

«Nobili consiglieri» fece Hama, prendendo finalmente la parola «è palese che siamo ad un punto morto. Propongo di aggiornarci, e nel mentre domandare il parere dei nobili maestri. Forse con il loro aiuto troveremo una soluzione»

La proposta venne accolta nel silenzio generale, e Fao, ancora color cadavere, proclamò balbettando la seduta sciolta.

Nel marasma successivo, mentre tutti cercavano di parlare con tutti, Jinhe riuscì a raggiungere Hama mentre usciva.

«Andiamo nello stesso posto, suppongo» fece la qilin. Lui annuì, vedendo la risolutezza negli occhi della collega

«Anche lei ha bisogno di distendere i nervi?» Jinhe allungò il passo. Perfino in quella situazione, Hama riuscì a sorridere voluttuosa

«Adorerei suonare per lei, consigliere Jinhe, ma temo di dover rimandare»

«Sarà per un'altra volta, allora. Mi assicurerò ci siano le sue bevande preferite»

Terminato quel teatrino, necessario alla solita finzione di indolenti mercanti, entrambi si diressero dai loro informatori.

Ai fiori non importaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora